lunedì 14 luglio 2014

Il senso delle proporzioni

Ho visto un uomo che soffriva.

Soffriva per amore? Macché. Ci ho messo un po' a capirlo, mentre l'osservavo un po' spazientito, in attesa che si togliesse dalla strada e mi facesse passare: per contemplare la fonte del suo dolore e macerarsi nella sua disperazione, l'uomo non si era accorto di essersi sporto verso il centro strada tanto da rendere imprudente il passaggio delle auto.

Osservo un po' i suoi movimenti, anche perché non posso far altro. Poi capisco l'enorme dramma di questo essere vivente: qualche circostanza di cui non sono stato testimone aveva fatto sì che lo sportello della sua auto — una Opel (non so che modello) tirata a lucido — esibisse un indesiderato graffio, non più lungo di mezzo avambraccio.

Comprendo che simili drammi possano portare alla follia; alcuni diventano a rischio di suicidio. Per questo una faccia mesta e qualche impropero sono, in fondo, insignificanti manifestazioni di dolore. Giustificati, tra l'altro: una vernice indebitamente e poco artisticamente rimossa dalla sua naturale ubicazione merita tutta la costernazione di questo mondo.

Non so immaginare quali terribili pene possa soffrire un uomo tanto sensibile qualora fosse reso consapevole dei tanti “graffi” che ogni giorno fin troppe persone (non oggetti, ma persone) si ritrovano sulla pelle priva di cromatura.

sabato 12 luglio 2014

Due settimane

Questo tweet di una risentita Stark, che evidentemente non ha compreso lo spirito dell'ornitoteca in cui era, per puro accidente, apparente protagonista, mi fa venire in mente un aneddoto. Che rivela — non me ne voglia la Stark — un altro modo di ragionare fallace.

Torno a casa da scuola e vado subito in bagno. Arriva mia madre e, visto che trova occupato e che è il tipo di donna che non sa aspettare con le mani in mano, decide di uscire a fare dei servizi. Passano circa due ore e mia madre torna. (Ha fatto compere, ha fatto visita ad amiche, ecc.)

Punta al bagno e lo trova occupato: sono di nuovo io, che in quell'intervallo temporale sono uscito 10 minuti, ho studiato più di un'ora, ho bevuto una tisana e… sono riandato in bagno.

Mi apostrofa così: «Non è possibile! Sono più di due ore che stai in bagno!»

Poi su queste cose ci si fa una risata. Chissà se la Stark è capace di LOLlare sé stessa, oltre che “me”, visto che dall'intervallo temporale tra i tweet oggetto del post precedente e la “tweettata” di notifica deduce che io abbia “lavorato” a quel post per tutto questo tempo!

venerdì 11 luglio 2014

Ornitoteca/ Renzi che sbaglia, non certo solo la firma

Che non si dica poi che sono di parte in questo tipo di cose: qualche critica al “pensiero critico” di un gruppo di anti-renziani. Non per difendere la politica di Renzi o il PD, lungi da me: la politica non c'entra niente, è solo un pretesto, uno dei tanti casi belli che fornisce con incommensurabile generosità il nido.

Il pretesto è dato da una foto, riportata per esempio pure dal Corriere della Sera, in cui si vede “chiaramente” che lo scarabocchio-firma di Renzi è accanto alla bandiera francese e la firma-scarabocchio di Hollande è accanto a quella italiana.

In questa ornitoteca invece di presentare i tweet in una specie di flusso intervallato dai commenti e dall'esegesi, provo a inserirli come link nel discorso. La forma obbliga l'esposizione in serie dei contenuti, ma sarebbe molto interessante trovare delle alternative — il blog probabilmente non è adatto.

(Nota: ho cambiato “medico legale” con “medical doctor”. Oltre alla considerazione sul tempo libero, bisogna dire che trovare il tempo di scrivere queste cose — che non tolgono tanto tempo quanto si potrebbe pensare, specie se si hanno velleità letterarie — non implica non aver niente da fare nella vita. Ma vabbè, è una delle tante frasi fatte.)

sabato 5 luglio 2014

Politica e lingua inglese (Orwell)

Traduco un passaggio dal testo di “Politics and the English Language” di George Orwell. Come al solito, la traduzione è mia, brutta, magari fuorviante… meglio che leggiate l'originale se potete… Enfasi aggiunge da me.

I rimborsi elettorali e il PD

Navigando svogliatamente su internet per sentire che aria tira, da un tweet sono andato al blog di Michele Di Salvo, quel «blogger, writer, editorialista» che è “disinteressatamente interessato” al M5S, infatti è stato (o è)1 CEO di una azienda, la CrossMediAdv.com2, che casualmente ha un segmento di mercato sovrapposto a quello della Casaleggio Associati

“Disinteressi” particolari di Di Salvo a parte3, nello spazio dedicato alle inserzioni pubblicitari del suo blog (gentilmente offerte dal solito Google, con tutto il targeting ecc.), mi viene sparato questo:

Il Partito Democratico che invita a farsi dare il 2 per mille… Perché mai? Non gli bastano i finanziamenti pubblici che percepiscono regolarmente?

L'inserzione è a rotazione con altre simili, che però non ho catturato in quel formato del banner. Ma a parte il formato, il contenuto che spiega perché dovrei dare il 2 per mille al PD è questo:

Squilli di tromba signori! Il PD ha abolito il finanziamento pubblico! E ci sono 1000 buoni motivi, lascia intendere l'inserto… ora che diranno le loro schiere di seguaci che tuonavano contro la proposta del M5S, che da sempre “lotta” per l'abolizione di tali finanziamenti pubblici? Quando lo proponeva il M5S era un'idea malsana, pericolosissima per la democrazia, e ora che lo fa il PD, invece…

Ma l'ha aboliti, sta per abolirli, o ha la vaga intenzione di farlo, ma non l'ha ancora fatto come lascia intendere l'inserto?

La risposta possiamo trovarla in un articolo del Fatto Quotidiano, Civati a Renzi: “Dicevi ‘Grillo partecipa alle riforme e rinuncio ai rimborsi’. Ora fallo”.

Il post di Civati ha il titolo Mi è venuta in mente una cosa… magari Civati non si è accorto di questi spot del PD… magari questi sono solo cautelativi: non sia mai che ci tocchi farlo veramente — qualcuno avrà pensato… Bisogna mettere il carro davanti ai buoi e cominciare a rastrellare soldi da altre fonti.

Ottimo, per carità. Con il 41% del consenso popolare, misurato a maggio, e circa tre milioni (mi ricordo così) di persone disposte a dare due euro per esercitare il diritto di voto alle primarie del PD, sono sicuro che avranno quel che meritano e che gli serve — dai singoli elettori come da vari gruppi di interesse4.

Però mi lasciano assai “perplesso” tre cose:

  • si dà come cosa già fatta, quando è chiaro che così non è (ancora) e dunque l'inserzione pubblicitaria è ingannevole5;
  • dopo aver sbeffeggiato nel merito il M5S, principale promotore di questa proposta, mi sembra che si voglia far passare l'idea come se fosse originata tutta spontaneamente dentro il Partito Democratico6.
  • Chi paga queste inserzioni evidentemente la sa più lunga di Civati, che pur non avendo dubbi («Sono certo che lo farà»), lo pone in una condizionale: «se il M5S dovesse mantenere l'atteggiamento delle ultime settimane»7

  1. Attualmente, secondo il suo profilo Linkedin, è CEO solo della Cominvest, «società di investimenti per la comunicazione»; dunque anche in questo caso resta una certa rivalità di fondo con gli interessi della Casaleggio Associati.

  2. «Società di consulenza e di comunicazione, WebIdentity e Web Comunication».

  3. Su Michele Di Salvo e alcuni suoi “articoli” o tweet interessanti tornerò, prima o poi, sperabilmente prima di morire.

  4. Questo cambio di “paradigma“ ha bisogno di una legge, come c'è per esempio — mi pare — in Svizzera, che obblighi i partiti o movimenti a rendere pubbliche le fonti dei finanziamenti (dalla società X, dalla S.p.A. Y, ecc…), in modo che si possano verificare trasparentemente influenze ed eventuali ingerenze.

  5. Potrebbe essere anche una rivelazione della strategia a lungo termine del PD: qualunque cosa faccia il M5S, il processo è già iniziato — è la strategia abbraccia, espandi o trasforma, estingui — per cui l'abolizione ci sarà, almeno nella sua forma attuale… ricordiamoci che l'abolizione sarebbe dovuta esserci già!

  6. «Guardate come siamo bravi: aboliamo i rimborsi elettorali… e potete finanziarci liberamente tramite il 2 per mille!»… È parte della tecnica Abbraccia, espandi o trasforma, estingui, come già accennato.

  7. Chi ha deciso le inserzioni deve saperla più lunga di Civati (stando a quel suo post, almeno), perché evidentemente o si sta scommettendo sul fatto che il M5S manterrà questo atteggiamento (e se lo si fa è perché si è valutato come altamente probabile e ci si sta preparando alla “concessione”), o si sa che tale atteggiamento non avrà importanza, perché ormai il dado è tratto e, in linea con la strategia “abbraccia, espandi, estingui”, sarà necessario comunque fare quel passo, a prescindere da quali atteggiamenti il M5S terrà. Oppure, alle brutte, c'è sempre la possibilità di fare marcia indietro (e magari dare la colpa di questa “dura” decisione a qualcun altro…)

martedì 1 luglio 2014

Passi tradotti da Swarmwise (1)

Traduco alcuni — pochi — frammenti selezionati del libro Swarmwise: the tactical manual to changing the world di Falkvinge. In futuro ne tradurrò altri (c'è già un impegno a tradurre tale libro da parte del Partito Pirata, ma è incompleto, a quanto risulta… e poi preferisco le mie traduzioni che lasciano il tempo che trovano).

Dunque, come al solito la traduzione è mia, libera, sicuramente in certi punti dubbia, ecc. Per tradurre “swarm“, ho scelto la parola più ovvia, cioè “sciame”, anche se nel pauroso immaginario italico rischia di assumere troppo facilmente connotazioni negative.

La lettura è interessante e chiunque voglia “analizzare” — seriamente e non propagandisticamente o peggio — certe cose della politica italiana, forse dovrebbe tenere in considerazione qualche “punto di vista“ (diciamo così) che da tale lettura si può ipotizzare. (A buon intenditor curioso…)

(Eventuali refusi saranno corretti, un giorno.)


Peccato, anche i grandi sbagliano

IBS permette di “recensire“ (cioè commentare) i libri. Ho trovato questo commentatore (“Sebastiano”). Una delle sue recensioni, quella di un libro di tale Marco Marsullo, “Atletico minaccia football club”, è interessante (enfasi aggiunte):

No, non ci siamo proprio. Ci sta un libro leggero ogni tanto, ma altro che "pop", qui siamo proprio al terra terra. Trama scontata (non a caso qualcuno nelle recensioni precedenti ha parlato di Lino Banfi) e citazioni probabilmente copiaincollate da Wikipedia. Il romanzo è piaciuto a Gianni Mura, o almeno così ha dichiarato (io ho deciso di leggerlo per questo motivo): anche i grandi si sbagliano dunque.

“Sebastiano” ritiene Gianni Mura un grande, o comunque accetta questo giudizio dato da altri. Se la recensione di “Sebastiano” sul libro è impietosa, quella di un grande, per esempio in particolare del grande Gianni Mura, non può essere diversa. Ma, visto che lo è, e Gianni Mura resta effettivamente un grande, l'unica spiegazione per il fatto che il libro gli sia piaciuto è che anche i grandi sbagliano!

Questo è sicuro ed è altrettanto sicuro che 1) gli stolti sono sicuri di non essere mai loro quelli che sbagliano, e che 2) gli stolti pontificano sui gusti e ritengono in errore quelli che li hanno diversi dai loro.

giovedì 26 giugno 2014

Livellamento forzoso verso il basso

Ieri ho visto di sfuggita un pezzo della puntata di Otto e mezzo su La7; c'erano Scanzi e Moretti. Naturalmente il tema era l'incontro tra Renzi (il PD) e una delegazione del M5S.

La Moretti alzava un facsimile di una scheda elettorale tipica nel caso si abbracciasse totalmente la proposta M5S, dicendo (non ricordo le esatte parole) che era troppo complicata. Scanzi non negava, ripetendo: ma è chiaro che bisogna trovare un punto di incontro, o qualcosa del genere (di nuovo, non ricordo le parole precise).

La scena mi ha messo un po' di tristezza. La Moretti affermava in pratica che la maggior parte degli italiani troverebbe complicato mettere una X su un simbolo e avere la possibilità (non l'obbligo) di scegliere una preferenza e avere la possibilità (non l'obbligo) di esprimere una antipreferenza1, chiamiamola così.

Se un elettore, messo davanti una simile scheda (senza dubbio più complessa di ciò a cui siamo abituati), dovesse trovare difficoltà tanto grandi, se la trovasse eccessivamente complicata e nello stesso tempo non capisse che ha l'opzione di votare come ha sempre votato — cioè tracciando la benedetta X — se ciò lo dovesse spingere addirittura, per paura, a scegliere proprio di non votare… vorrebbe dire che c'è un gravissimo problema di analfabetismo — che sia di ritorno, funzionale, o come vi pare.

Un problema che, in effetti, degli studi dicono esserci. Ma invece di contrastarlo, a cominciare dal pensare alle deficienze del sistema scolastico e dal comprendere cosa ci ha portati a tali analfabetismi, invece di stimolare l'apprendimento, di spingere all'impegno e allo sforzo minimo necessario a capire cose che sono alla portata di tutti — non stiamo parlando di chissà quale astrusa formula della fisica teorica2 — si preferisce livellare verso il basso, non credendo possibile il più piccolo sforzo mentale e la più piccola intenzione di andare un millimetro oltre i propri “limiti”…

È il miglior modo per lasciare le cose come stanno e rinforzare questi limiti: ti stanno dicendo che sei stupido, inutile che chieda di impegnarti a capire qualcosa oltre una X… Visto che capra sei e capra rimarrai… dovranno essere gli altri ad adattarsi a te, e perciò li priveremo di una possibilità che loro potrebbero sfruttare e che per te sarebbe facoltativa.

Non fa una piega.


  1. L'idea non è insensata e nemmeno molto complicata per l'elettore; ma si tratta di un allontanamento da una abitudine troppo radicata, anche psicologicamente, nella cultura elettorale: a livello nazionale probabilmente sarebbe difficilissimo anche introdurre un sistema di voto con “classifica“.

  2. Anche se la reazioni della Moretti e di Scanzi non sono tanto diverse da quelle di un “uomo qualunque” che si trovi davanti ad una equazione comprensibile a stento anche da un raffinato matematico.

lunedì 23 giugno 2014

Buzz-buzzerio

Domenico Buzzerio, il bempensante del precedente post, il primo della serie delle ornitoteche, ci tiene che io pubblichi (!) la sua risposta.