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domenica 16 maggio 2021

Danni alla Treccani online?

Titolone sul Fatto Quotidiano: La Treccani cancella termini offensivi associati alla parola “donna”. La vittoria di 100 attiviste.

Sembra un altro segno di imbarbarimento intellettivo della civiltà contemporanea: i dizionari devono registrare gli usi delle parole, non darne un giudizio e in base ad esso decidere di farle scomparire.

L’articolo dice:

martedì 1 luglio 2014

Passi tradotti da Swarmwise (1)

Traduco alcuni — pochi — frammenti selezionati del libro Swarmwise: the tactical manual to changing the world di Falkvinge. In futuro ne tradurrò altri (c'è già un impegno a tradurre tale libro da parte del Partito Pirata, ma è incompleto, a quanto risulta… e poi preferisco le mie traduzioni che lasciano il tempo che trovano).

Dunque, come al solito la traduzione è mia, libera, sicuramente in certi punti dubbia, ecc. Per tradurre “swarm“, ho scelto la parola più ovvia, cioè “sciame”, anche se nel pauroso immaginario italico rischia di assumere troppo facilmente connotazioni negative.

La lettura è interessante e chiunque voglia “analizzare” — seriamente e non propagandisticamente o peggio — certe cose della politica italiana, forse dovrebbe tenere in considerazione qualche “punto di vista“ (diciamo così) che da tale lettura si può ipotizzare. (A buon intenditor curioso…)

(Eventuali refusi saranno corretti, un giorno.)


domenica 22 giugno 2014

Intellettuali?

Chi è l'intellettuale oggi?

L'essere “intellettuali” oggi non ha a che fare realmente con l'intelligenza (qualunque cosa sia) e la cultura, né con il primato della ragione e del ragionamento.

martedì 10 giugno 2014

Il giorno in cui lasciai mio figlio da solo in auto (Kim Brooks)

Traduco, con la solita approssimazione dovuta a una non perfetta dimestichezza con l'inglese e alla fretta — cerco di limitare i danni anche aggiungendo link e note esplicative — un articolo che ho trovato molto interessante: The day I left my son in the car.

La vicenda dà interessanti spunti di riflessione su questa società (che è poi quella società: siamo negli States, ma la stessa contagiosa e perniciosa mentalità ormai è già parte del nostro costume).

Chissà che non sia il primo di una serie di post di asperrima critica al modo in cui i bambini sono percepiti, educati e trattati nel nostro mondo moderno.

(Oltre a link e note, sono mie anche le varie enfasi.)

sabato 8 marzo 2014

In caso di incendio

Propongo questo frammento estratto da «Il trionfo della borghesia (1848-1875)» di Hobsbawm. Offre, secondo me, interessanti spunti per un'interpretazione del presente.

giovedì 11 luglio 2013

Un giorno qualunque

Un giorno mi sono accorto di essermi svegliato in un mondo diverso da quello in cui mi ero addormentato. Ho capito che questo salto fantascientifico su un altro cronotopo doveva essere accaduto quando, provando a leggere una scritta, mi sono scoperto incapace di decifrarne il significato.

I simboli erano quelli noti dell'alfabeto latino, è vero. Quindi potevo trasformarli in suoni, ma quei suoni non attivavano alcun significato. Ho provato a pronunciarli più volte ma l'unico risultato è stato l'allontanamento di due distinte ma simili signore.

domenica 7 luglio 2013

Bush junior contro gli Alieni

Scritto il 25 novembre 2005. Sulla scia del capostipite.


Sono già fra noi (per spiarci). Forse. Sono cattivi, quasi certamente. Arriveranno dallo spazio e ci invaderanno, costringendoci in catene... Se non ci fosse Bush junior con la nazione più democratica, più civile, ricca e progredita della Terra: gli Stati Uniti d'America.

martedì 31 gennaio 2012

Il passato

"Si stava meglio quando si stava peggio". Se si dimentica quanto ormai sia diventata un luogo comune, si rischia di cogliere una nostalgica verità in questa frase. Dire "meglio" e "peggio" implica l'aver dato un giudizio su un qualcosa, usando un certo metro; per me stasera la grandezza di questa frase è nel lasciar vacillare, attraverso il paradosso, la certezza dell'oggetto del giudizio (o gli oggetti del giudizio) e l'impersonificazione temporale del giudicante.
Sarà l'ora tarda, o qualunque altra cosa, ma mi sembra che questa frase contenga tanto l'esperienza della memoria quanto l'arbitrarietà del soggettivismo che, nell'eccesso — nemmeno poi tanto eccessivo — di considerare tale frase come massima saggia, diventa sociale ovvero del soggettivismo in cui il  soggetto non è un singolo individuo ma l'intera società.
D'accordo, è tardi per me, l'avevo già scritto.
Il concetto finale è che probabilmente non ci rendiamo conto di cosa stiamo perdendo, di quello che sacrifichiamo per un "progresso" socioculturale (... economico e ideologico e politico e tecnologico ecc. ecc.) che ci viene venduto come "meglio" ma che in realtà rischia di essere peggio del "peggio" di quando non c'era tale "meglio" (!)
Fortunatamente almeno a volte c'è l'arte a contribuire all'"esperienza della memoria" che nella frase in questione può essere presente solo simbolicamente.

domenica 16 maggio 2010

Troppe "informazioni"

Penso che ormai i telegiornali siano scaduti (da un bel po' di tempo) in quella forma di compiaciuta spettacolarità che toglie ogni realismo anche alla cronaca, della cui utilità francamente dubito... ma pare che sia un nostro "diritto" essere informati di certi fatti. Comunque... Ogni cosa viene presentata come se fosse un cortometraggio da vendere nelle sale, come se davanti allo schermo ci dovessero essere spettatori con sacchetto di pop-corn, coca-cola ed eventuale rutto libero, spettatori pronti ad indignarsi o a versare una lacrimuccia per le ingiustizie e i drammi sapientemente montati come se si trattasse appunto di brevi film.

giovedì 29 aprile 2010

Imparare a programmare: quale futuro?

Dalle scuole di oggi escono i lavoratori (precari) di domani. Da istituti tecnici, licei sperimentali e anche università possono uscire futuri programmatori, o persone con capacità logico-matematiche utili alla programmazione. Ma il tallone di Achille è sempre l'insegnante il cui primo requisito non è, paradossalmente, quello di sapere bene la materia, quanto quello di saperla comunicare...

Questo in teoria. In pratica è parimenti importante che l'insegnante sappia ciò che insegna, è diciamo il requisito sine qua non dovrebbe nemmeno ritrovarsi ad insegnare.