Il Mattarella vaniparla di
- libertà di stampa,
- ruolo del Presidente della Repubblica
- …
Traduzione di parte di articolo apparso sulla newsletter “EIR — Strategic Alert”, vol. 22, n. 4 del 24 gennaio 2008. (Come al solito la traduzione è mia e quindi alla pinceau de chien, per usare un raffinato francesismo).
Ezio Mauro, direttore dell'importante giornale Repubblica, mica uno qualunque, scrive un cinguettio scemenza come questo:
M5S, 29 mila persone decidono per 5 milioni 784 mila voti, e li portano a destra in Europa, dov'erano già andati Grullo e Casaleggio
— Ezio Mauro (@eziomauro) June 12, 2014
Infimo populismo, urlerebbe Ezio Mauro stesso se a dire qualcosa del genere fosse magari un Grillo; acuta osservazione, forse si complimentano tra loro annuendo, stringendosi le mani e scambiandosi sguardi d'intesa — metaforicamente.
Il testo che propongo è la traduzione di gran parte dell'articolo The sins of the fathers: Italy's democratic deficit di Alexander Lee. In questo articolo, nonostante ci siano dei punti dubbi e discutibili, si danno un'interessante visione e interpretazione del sentir democratico italico, fornendo così degli spunti per spiegare l'esistenza di una forte mentalità élitista che, tra le altre cose, banalizza e si oppone alle crescenti richieste di nuovi strumenti per la partecipazione politica (democrazia diretta e recupero del significato più autentico di sovranità popolare, a volte per l'appunto confuso con la sola “liberazione” da una “dominazione esterna”).
Segue la traduzione di un articolo di David Budde, che potete leggere in originale su OpenDemocracy.net. Come al solito la traduzione è mia e pertanto può lasciare a desiderare. Mi sono preso la libertà di aggiungere delle note, dei collegamenti ipertestuali (link), e forse qualche enfasi. La licenza dell'articolo originale è Creative Commons, Attribuzione, non uso commerciale.
(La traduzione è stata fatta di fretta e necessita di una revisione per snellirla, rendere la lettura più fluida e naturale, forse ri-idiomatizzando espressioni e costrutti tradotti un po' troppo letteralmente dall'originale.)
Siamo estremamente dispiaciuti di venire a conoscenza del fatto che, in certe prese di posizione politiche in Francia e in Europa, le nostre analisi sul funzionamento dell'euro sono state usate impropriamente. Noi siamo piuttosto favorevoli a un'Europa più unita, il cui scopo finale è l'integrazione politica. L'unione monetaria dovrà andare di pari passo con un'unione fiscale e bancaria; ciascuna di queste —noi speriamo— arriveranno a tempo debito. Pur credendo che lanciare un'unione monetaria senza integrazione bancaria e fiscale e senza prospettive di un'unione politica ha costituito un errore economico, rimaniamo fermamente filo-europeisti piuttosto che anti-europeisti e vogliamo più di una semplice unione monetaria.
Amartya Sen (università di Harvard, USA) e Joseph Stiglitz (università della Columbia, USA), 10 aprile 2014 (Fonte)
Vi introduco in quella che è più che altro un'esperienza personale, un sodalizio per fortuna mai iniziato.
Scusate ma non resisto: l'effetto tragicomico scaturito dalla seguente dichiarazione è stato dirompente.
Siamo persone che cercano convergenze più che scontri.
Dalla pagina dell'ARS, Associazione Riconquistare la Sovranità.
Il post è un po' lungo e poco appetibile ai più (cioè da 3 lettori scenderò a 1 o 0); forse a breve, un giorno, ci sarà un seguito in cui metterò in modo più sintetico e strutturato (e probabilmente, per necessità, anche meno documentato e ragionato) le mie critiche a questa associazione, ovvero ai suoi esponenti più attivi e rappresentativi.
Una verità banale e incontestabile: il secondo partito più antidemocratico, preceduto solotanto da Forza Italia, è il Partito Democratico. Segue la dimostrazione, utile solo per i poco riflessivi e i fanatici
Vediamo qual è secondo costui ciò che dimostrerebbe che il podio del partito più antidemocratico spetti al PD.
Cosa ci fa l'IMU nello stesso decreto-legge (ora legge) in cui si rivaluta il capitale della Banca d'Italia?
Secondo la definizione data dalla Treccani fanno parte della classe politica
quanti detengono il potere e hanno le responsabilità politiche nel Paese.
Non c'è alcun riferimento alle qualità che questa classe politica dovrebbe avere: si fa parte di tale classe in base al raggiungimento di certe posizioni di potere, per cui possono essere classe politica anche i peggiori uomini e criminali che il paese ha da offrire —e in tal caso avrebbe molto senso tentare di rimpiazzarli, persino scegliendo a caso tra la popolazione!
Prima di tutto definiamo che malattia sia l'elitismo nel contesto di questo post: l'elitismo è quella malattia per cui si è convinti che esista una elite (più correttamente dovremmo scrivere élite, ma sarò incoerente lungo il testo e sceglierò arbitrariamente una delle due grafie), elite di persone eccezionali per intelletto, morale e cultura, persone che sono le uniche in grado di governare correttamente una nazione, le sole a riuscire a capire veramente cosa vuole il popolo o, meglio, cosa è giusto che voglia. L'inelitato, cioè il malato (cronico) di elitismo, di solito non crede di esser parte di questa elite, ma pensa di essere tra gli eletti che hanno le qualità necessarie per capire che questa elite esiste; è inoltre in grado di capire che è assolutamente necessario che tale elite governi la nazione senza interferenze del volgo perché il popolo, la gente, combinerebbe solo pasticci che trascinerebbero lui e dunque la nazione intera nell'abisso del caos politico ed economico.
“Articolo” scritto il 4 febbraio 2007. Ho aggiunto il link verso wikipedia per Noether (Emmy) e il teorema omonimo. L'argomento non sente i suoi 6 anni.
I politici e i così detti politologi esultano: che sia iniziata
anche in Italia l'era dell'alternanza? Come nei grandi democratici
Stati Uniti, che appunto ne hanno così tanta di democrazia che l'esportano
pure, nei quali due fazioni opposte
si alternano al potere.
Deleghi, ma nel delegare il tuo voto perde un po’ di potere. Per il legittimo sospetto che tu abbia delegato la persona sbagliata. E questo avrebbe anche l’effetto di rendere la delega sconveniente.
Anni fa (una decina) non avevo un blog ma solo una e-mail e tramite questa ero solito scrivere degli articoli ai miei contatti “interessati”, che si sono sempre dimostrati in media indulgenti — immaginate di ricevere nella vostra casella e-mail l'equivalente di un post di un blog!)…
Poi questa attività di spammer terminò più che altro per mancanza di retroazione e per via di poche lamentele espresse sotto forma di battute. E accadde che l'harddisk, di cui non avevo un backup, mi abbandonò. Chiesi allora ai contatti a cui le avevo inviate se ne avevano una copia. Solo uno si era presa la briga di conservarle (o di rispondermi). E così alla fine riuscii a riproporne una parte sul sito che era ospitato dall'Associazione Capo Nord. Oggi il sito non è più online e sebbene stia pagando per un dominio e dello spazio web personali, non mi sono ancora prodigato per usarlo come alternativa.
Oggi propongo una di queste e-mail.