sabato 13 luglio 2013

Democrazia manichea

“Articolo” scritto il 4 febbraio 2007. Ho aggiunto il link verso wikipedia per Noether (Emmy) e il teorema omonimo. L'argomento non sente i suoi 6 anni.


I politici e i così detti politologi esultano: che sia iniziata anche in Italia l'era dell'alternanza? Come nei grandi democratici Stati Uniti, che appunto ne hanno così tanta di democrazia che l'esportano pure, nei quali due fazioni opposte si alternano al potere.

Dunque la democrazia si riduce a una sorta di manicheismo costruito all'interno di un insieme di buoni, insieme con solo due elementi. E questa sarebbe una cosa buona: così gli elettori non devono far altro che decidere bianco o nero, che poi naturalmente sono maschere per colori non tanto lontani, tipo blu e celeste.

Immaginiamo questa situazione, in cui le due opposte (o supposte tali, e in ogni caso sempre supposte) fazioni siano schematizzate come A e B.

Ad un certo momento A è al potere e B all'opposizione. Come ovvio e reale, A è al potere non per una vittoria schiacciante, ma per pochi voti, per delle fluttuazioni di opinioni, diciamo così, intorno al centro (il dramma del circa 50% vs circa 50%). A comincia a fare la sua politica. Qualcuno degli elettori sarà insoddisfatto e passerà dall'altra parte, altri saranno soddisfatti, e rimarranno convinti di aver votato bene. Ad ogni modo, in media, essendo il numero di elettori totali elevato, lo stesso numero di elettori che passa da A a B passa da B a A. Naturalmente in realtà i due numeri non sono perfettamente uguali e causano una certa oscillazione.

Ora, può essere che l'oscillazione sia ancora favorevole ad A, non facciamo assunzioni sul perché. Alle elezioni successive vinceranno ancora loro e proseguiranno la loro politica.

La decantata alternanza però prevede che ad un certo punto le oscillazioni si sposteranno più verso B e dunque al turno successiva, al potere ci sarà B.

L'analisi di questo passaggio sarà, naturalmente, che l'operato di A in un certo numero di mandati non ha soddisfatto l'elettorato, cioè il Paese, che deluso ha votato per l'altra parte. Dunque possiamo ripetere il ragionamento cambiando la lettera A con la lettera B e viceversa.

Un simile procedere concettuale ci suggerisce una spaventosa simmetria che ci fa pensare che ci sia una quantità che si conserva. Qualcuno di voi riconoscerà una applicazione strana del teorema di Noether —per inciso non ho mai realizzato se tale teorema prende il nome dal padre o dalla figlia, mi sembra dalla figlia, ma ciò è comunque irrilevante. Per chi non sa nulla di ciò, brevemente dico che il teorema di Noether afferma (e dimostra!), all'incirca, che se esiste una simmetria in un sistema, allora c'è una quantità che si conserva.

Qual è tale quantità?

Sarebbe da dimostrare, ma penso che sia il Potere (o forse la Stupidità dell'umanità invasata di democrazia). Ma cos'è, o meglio cosa intendo per Potere? Sarebbero necessarie diverse proposizioni che lo definiscono in diversi aspetti della sua manifestazione. Per esempio una potrebbe essere: la possibilità di decidere cosa può essere fatto e cosa non può essere fatto. Questa è semplice e copre la capacità legiferativa del potere politico.

In pratica con la teoria dell'alternanza, priva di meccanismi di epurazione (e al contrario riempita di leggi ad personas), non fa niente che sia A al potere o B: è sempre la stessa solfa. Entrambi sanno che il loro turno sarà a breve, e che comunque avranno sempre gli stessi privilegi, e gli stessi introiti.

Una volta toccherà ad A a fare certe scelte impopolari, mantenendo come linea politica qualcosa che assomigli a ciò che l'elettore medio di A si aspetta, tanto per apparenza. Prima o poi tali scelte impopolari porteranno B al governo. B farà le sue politiche impopolari e così via. Passandosi la staffetta approveranno ogni sorta di porcheria, in modo del tutto democratico: li abbiamo votati noi! Tanto abbiamo la memoria corta, e il clima di accuse, scarica-barile, cifre statistiche sulla salute del Paese, e la TV e il gossip faranno dimenticare i punti importanti.

C'è un altro meccanismo insidioso a confondere le acque e cercare di mantenersi lo zoccolo duro degli elettori, cioè quella base che, senza le fluttuazioni, porta a circa il 50% degli elettori: la frammentazione. Prendiamo per esempio A: questo ha una sua linea di governo e alla fine fa le sue scelte (eventualmente impopolari, come accennato).

Ma al suo interno abbiamo dei gruppi che percepiamo quasi indipendenti, diciamo A1, A2 e così via. Ognuno di questi porta avanti battaglie per una certa quantità di elettori. Ma alla fine è A a decidere, lasciando però in molti elettori la convinzione che in fin dei conti Ai (l'i-esimo gruppo) ha lottato per le proprie ragioni, per le ragioni dei suoi elettori. Dunque, anche se queste hanno perso, naturalmente gli elettori si sono sentiti rappresentati, e in definitiva rivoteranno A. Del resto, non esiste un j tale che Bj porti le ragioni di Ai, dunque non c'è, democraticamente, altra scelta.

Di nuovo si può simmetricamente fare lo stesso discorso per B e qui la quantità conservata potrebbe essere l'indice di presa per i fondelli.

Quando si può considerare che questo bipolarismo funzioni in senso democratico realmente? Quando una fazione prenderà il 70% dei voti. Dunque l'altra si sfascerà e ne dovrà nascere una totalmente nuova, che equilibri quella al potere e che porti dalla sua parte circa il 70% degli elettori. Ma c'è anche da dire che se quella al potere agisce bene, si conserva il suo 70%. L'altra parte fa solo da garante e da consulente al governo in carica.

Quando la fazione al 70% comincerà a perdere consensi, avendo errato, o qualcosa del genere, prenderà il potere l'altra. Ma se ciò avverrà con un 52%, saremo punto e accapo: vorrebbe dire solo che il nuovo in fondo è simile al vecchio, e che il vecchio è andato a casa solo per una sorta di punizione dell'elettorato, e non perché il nuovo rappresenti davvero una svolta significativa.

Mi sembra che questo annacquamento si sia realizzato in Italia negli ultimi 7 anni nelle sue forme pragmatiche (ma era un seme più datato). In fondo, la classe politica da una simile impostazione ha tutto da guadagnare. Gli unici che ci perdono sono gli unici che non contano niente, cioè coloro che la democrazia, a parole, mette al centro, su un piedistallo, per poi dimenticarli lì, in bilico sul primo posto, a vociare e borbottare in piena democratica libertà.

La democrazia debole

Indurre sfiducia nella politica (e in chi fa politica) è un modo per minare la democrazia, quel poco che di democratico effettivamente c'è in queste moderne forme di governo che si autodefiniscono democrazie.

Che sia un fatto voluto e calcolato oppure un effetto collaterale di incapacità e arrivismo non cambia molto le cose. Mi sembra che purtroppo la classe politica italiana sia molto brava nell'indurre sfiducia. Gli italiani forse più di altri popoli sentono che la politica e lo Stato sono distanti dal cittadino, non lo rappresentano ed anzi sono suoi nemici.

Un effetto possibile di questa tangibile sensazione è la diminuzione di affluenza degli aventi diritto alle urne. Da una parte ciò può essere, per il politico lontano dal popolo, un bene; ma dall'altra si può rivelare un pericoloso boomerang, sia perché mina la legittimazione di un governo, sia perché funzionano un po' meno tutti quei sondaggi, statistiche etc. su cui si basano pesantemente le propagande, e dunque sono meno prevedibili gli effetti delle medesime.

L'effetto portato all'estremo per evidenziare i danni alla democrazia (quella teorica, cioè quella vera, non quella impacchettata per l'esportazione) è che in media vadano a votare diciamo 10 persone (quorum esistente permettendo). In linea di principio i sondaggi possono dare le due fazioni al 50% o con un leggero scarto. Ma il problema è che su circa 10 persone sondaggi e statistiche sono poco significativi. Come si fa a sapere chi del 50% di A va a votare e chi del 50% di B, fino a comporre i 10 irriducibili che votano? (Bisognerebbe fare altri sondaggi in relazione alla tendenza ad andare a votare di ciascun votante...)

In pratica, può benissimo accadere che 8 votino per A e 2 per B anche se i sondaggi dicono che A stava al 20% e B all'80%.

Per chi gioca su questi punti deve esser difficile tener conto di un ulteriore parametro e questo è forse uno dei motivi (più di considerazioni demagogiche sul senso della democrazia, che sono poi demagogiche nelle finalità, non nel contenuto, almeno in questo caso) per cui ci invitano ad esprimere il nostro voto, che è un obbligo civile nonché un diritto...

Ma questo era fuori tema. Oppure no?

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