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martedì 22 aprile 2014

Mafia e resilienza (di rete)

La lotta alla mafia non può reggersi sugli eroi solitari.

Non possono esistere uomini chiave eliminati i quali crolli il castello di conoscenze, indizi, ricerche, rivelazioni, dichiarazioni, inchieste contro un qualunque sottoinsieme del sistema mafioso. Non ci deve essere nessun bersaglio, nessun singolo individuo minacciato, intimidito, manipolato o corrotto il quale si riesca a mutare il corso di un'indagine.

Non deve esistere un'altra agenda rossa sottratta la quale un pezzo di conoscenza scompaia lasciando dietro di sé molti dubbi, molte incertezze, molte speculazioni.

Non deve esistere un «singolo punto di fallimento». Bisogna creare una larga rete resiliente. La conoscenza deve essere distribuita su tutti i nodi della rete, ogni nodo di per sé, come singolo, deve essere irrilevante, rimpiazzabile e non deve svolgere alcuna funzione speciale che non possa essere svolta anche da altri nodi.

Solo in questo modo qualunque attacco sarà inutile, quindi anche scoraggiato, e sarà sempre possibile perseverare nell'opera di smantellamento del sistema mafioso.