Segue una citazione tratta da La Guerra Europea – studi e discorsi, di Guglielmo Ferrero, pubblicato nel 1915. Si parla quindi della Prima guerra mondiale.
Lo potete trovare su Gutenberg — che non si sa perché non è accessibile se non attraverso una VPN. (Ma si può immaginare: del resto siamo nel giardino fiorito, mica nella giungla…)
Potete ritrovare riferimenti a cose di cui già si è parlato nell’articolo dove ho citato “La prima guerra mondiale – una rivoluzione globale” (di Lawrence Sondhaus), ovvero Allargare il conflitto e attribuire responsabilità.
Note ed enfasi sono aggiunte da me (quelle originali, se c’erano, sono state rimosse).
Il 23 luglio del 1914 la Monarchia degli Absburgo1, per mezzo di una «nota» diplomatica2, chiedeva al Governo di Serbia3 la riparazione del sangue per la strage dell’Arciduca a Serajevo4. Chi non ricorda lo sgomento che assalì l’Europa a leggere quella «nota» famosa? Ma la paura delle Cancellerie nel riceverne copia non fu minore. Non sfuggì loro che l’Austria aveva studiata la più sanguinosa provocazione alla Russia con arte fredda e sottile, poichè5, dopo avere per due settimane rassicurate le Potenze della Triplice Intesa6 che presenterebbe alla Serbia richieste moderate, di sorpresa invece, quando nessuno se l’aspettava, e già i Governi dell’Europa erano tutti sul punto di andare in campagna7, chiedeva al piccolo Stato di suicidarsi sulla tomba dell’Arciduca, concedendogli due giorni soli per il sacrificio. Che cosa sarebbe avvenuto, se la Russia non avesse voluto o potuto abbandonare la Serbia al suo destino?
Il 24 luglio [1914] l’ambasciatore d’Austria e d’Ungheria a Londra8 si recava da Sir Edward Grey9 a portargli la «nota». Nel prenderla dalle mani dell’ambasciatore, Sir Edward Grey non gli fece mistero delle inquietudini che in quel momento pungevano l’animo suo. Gli disse che nessuno contestava alla Duplice Monarchia10 il diritto di voler vendicata la morte dell’Arciduca; ma aggiunse che non aveva ancor visto uno Stato rivolgere ad altro Stato libero e indipendente un documento così «minaccioso»: dichiarò che l’Inghilterra11 si sarebbe tenuta in disparte sinchè solo Austria e Serbia fossero state alle prese, ma se la Russia fosse entrata di mezzo, no12; perchè allora avrebbe cercato di intendersi con le altre Potenze per veder quel che si potesse fare […]. In quello stesso giorno il Grey si abboccò13 con l’ambasciatore di Francia14 e con l’ambasciatore di Germania15. Al primo disse che se la Russia fosse intervenuta a fare schermo di sè alla Serbia16, egli intendeva proporre alla Francia, alla Germania e all’Italia di unirsi all’Inghilterra, per interporsi tutte insieme come paciere tra Vienna e Pietroburgo (la capitale russa si chiamava ancora così)17. Il Cambon [ambasciatore francese a Londa] giudicò savio il proposito; ma osservò pure che queste Potenze18 non potevano far nessun passo prima che il Governo russo avesse in qualche modo dichiarate le sue intenzioni: ora l’Austria aveva concesso così poco tempo alla Serbia per rispondere, che il termine ne scadrebbe di sicuro prima che si potesse neppur incominciare ad agire: necessitava dunque innanzi tutto indurre l’Austria a prolungare il termine concesso alla Serbia. Ma chi poteva persuadere l’Austria, se non la Germania? Il Grey annuì; e il giorno stesso, dopo avere esposto all’ambasciatore di Germania quando e in che modo, a suo parere, le quattro Potenze dovevano intervenire, lo pregò di sollecitare il suo Governo a chiedere al Governo austro-ungarico di non procedere ad atti irreparabili, dopochè il termine fosse scaduto.
L’Inghilterra, già sin dal giorno 24 [luglio 1914], dichiara aperto e preciso quale è il suo modo di vedere: se la Russia crede di poter lasciare l’Austria e la Serbia sole alle prese, tenersi in disparte con le braccia conserte; se la Russia interviene, invitare le Potenze a interporre insieme i buoni uffici tra i due grandi Imperi19. Che dicevano e facevano in quello stesso giorno la Germania, l’Austria-Ungheria e la Russia?
La Germania definisce pure in quel giorno [24 luglio 1914] il suo punto, ma altrimenti: affermando che nessuna Potenza, per nessuna ragione, ha da entrar di mezzo tra l’Austria e la Serbia20. Il Governo tedesco ha detto e ridetto ormai cento volte di non aver avuto, neppur esso, prima del 23, alcun sentore della mossa che l’Impero alleato21 preparava contro la Serbia; e sarà vero, se non verisimile, poichè un documento o una prova decisiva che lo smentisca non c’è.22 Tuttavia, se proprio [la Germania] era al buio di ogni cosa, è pur singolare che il Governo tedesco, il giorno stesso in cui la «nota» austriaca era consegnata alla Serbia, il 23 luglio, potesse spedire la lunga «nota», che il giorno seguente, il 24, era consegnata al Governo francese, al Governo inglese e al Governo russo.23 Questa «nota» dopo aver difesa calorosamente l’Austria-Ungheria, conchiudeva con queste parole poco rassicuranti, ma punto ambigue:
Il Governo imperiale desidera affermare, con quanta maggior forza può, che il presente conflitto non concerne altri che l’Austria-Ungheria e la Serbia e che le grandi Potenze devono perciò cercare di restringere a queste due sole il conflitto. Il Governo imperiale desidera che il conflitto non si allarghi; perchè l’intervento di una terza Potenza potrebbe, per via delle alleanze, generare effetti incalcolabili.A che mirasse la Germania con questa prima mossa non può essere dubbio. Mentre essa terrebbe a bada, minacciando effetti «incalcolabili», il colosso moscovita, l’Austria squarterebbe, alle sue spalle, sicura, la piccola Serbia.24 Ma mentre la Germania borbottava tra i denti sorde minaccie, la vecchia Monarchia degli Absburgo studiava innanzi allo specchio il più amabile dei suoi sorrisi; e tutta miele e tutta dolcezza, con il cuore in mano, si sforzava di rassicurare l’Europa angosciata. Il Governo russo non stesse in pensiero — diceva il 24 [luglio 1914] il conte Berchtold25 all’ambasciatore di Russia26, parlando come un vecchio amico, la mano sul cuore: la Monarchia austro-ungarica non covava nessun pravo disegno, non adocchiava nessuna porzione del territorio serbo, non si proponeva di alterare l’equilibrio dei Balcani: voleva solo correggere la Serbia di quel brutto vizio di ammazzare sovrani ed eredi di corone27; e voleva correggerla non tanto per il proprio interesse quanto per l’interesse comune di tutte le dinastie.
Al Grey, anzi, il buon conte pensava di fare, ma in un orecchio, sotto voce, una confidenza anche più rassicurante: incaricava l’ambasciatore di dirgli al momento opportuno — ricopio alla lettera dalla traduzione ufficiale italiana del Libro Rosso28 —
A Pietroburgo30 invece gli animi erano alterati assai. In piazza e a Palazzo avevano presa la cosa in mala parte. La mattina del 24 [luglio 1914], il ministro degli Esteri, il Sazonoff31, ascoltò tra impaziente e sardonico la lettura della «nota» alla Serbia che l’ambasciatore d’Austria gli veniva facendo, interrompendolo ad ogni istante e dichiarando infine che l’Austria aveva fatto un passo grave. Nel pomeriggio il Consiglio dei Ministri si radunò e sedè cinque lunghe ore. Quel che deliberò noi non sappiamo32; sappiamo invece che, sciolto il Consiglio, il Sazonoff dichiarò, senza reticenze e sottintesi, all’ambasciatore tedesco, che la vertenza tra l’Austria e la Serbia interessando l’Europa tutta, a nessun patto la Russia non avrebbe lasciate la Serbia e l’Austria definirla da sole; e chiese esplicitamente all’Austria di prolungare il termine concesso alla Serbia (L. Bianco, 4; L. Rosso, 1633). Il modo di vedere della Russia era dunque opposto al modo di vedere della Germania.che la «nota» presentata ieri a Belgrado non si deve considerare come un formale «ultimato», bensì che si tratta di una «nota» con termine fisso per la risposta, la quale, come V. E.29 vorrà confidare a Sir E. Grey in tutta segretezza — spirando il termine infruttuosamente — per ora non sarà seguita che dalla rottura delle relazioni diplomatiche e dall’inizio di necessari preparativi militari
Absburgo non è un refuso: in italiano è una grafia corretta e anche più fedele all’originale (Habsburg). “Asburgo” è più comune oggigiorno. Noterete nel testo — se fate caso a queste cose — che ci sono alcune differenze ortografiche rispetto a quelle in uso oggi: così scrivevano nel 1915!↩
Si tratta dell’ultimatum austro-ungarico alla Serbia, consegnato a Belgrado dal ministro barone Giesl von Gieslingen. Conteneva 10 richieste (estratte/riassunte da ChatGPT…): 1. condanna ufficiale di ogni propaganda ostile all’Austria-Ungheria e il riconoscimento della colpa della Serbia nel fomentare sentimenti anti-austriaci; 2. soppressione di associazioni e organizzazioni nazionaliste e di ogni gruppo che promuovesse propaganda anti-austriaca; 3. eliminazione immediata dall’istruzione pubblica di tutto ciò che potesse incitare all’odio contro l’Austria-Ungheria; 4. allontanamento dal servizio pubblico e militare di tutti gli ufficiali e funzionari implicati nella propaganda ostile (da individuare con la collaborazione di funzionari austro-ungarici); 5. accettazione di una cooperazione diretta tra autorità austriache e serbe per la soppressione dei movimenti sovversivi all’interno della Serbia stessa; 6. avvio di un’inchiesta giudiziaria contro i complici dell’attentato di Sarajevo presenti in territorio serbo, con la partecipazione di funzionari austro-ungarici alle indagini; 7. arresto immediato dei funzionari serbi Ciganović e Major Tankosić, sospettati di aver facilitato l’attentato; 8. impedire la diffusione di pubblicazioni o discorsi ostili all’Austria-Ungheria; 9. informare tempestivamente Vienna sull’attuazione di queste misure; 10. rispondere entro 48 ore, pena la rottura delle relazioni diplomatiche. • Nota per gente che sottovaluta il significato di certe richieste: questo ultimatum è considerato un suicidio per la Serbia. Oggi un paese come l’Italia dimostra di essere uno stato fallito quando lascia che agenti di servizi stranieri subentrino per garantire la sicurezza (monodirezionale) di una partita di calcio.↩
Nel 1914, il governo della Serbia era un Regno guidato dal Primo Ministro e dai ministri, con Nikola Pašić a capo del governo. Era il periodo immediatamente precedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, segnato dalla crisi di luglio e dalla consegna dell’ultimatum da parte dell’Austria-Ungheria il 23 luglio. La Serbia rifiutò alcune delle condizioni dell’ultimatum, portando alla dichiarazione di guerra da parte dell’Austria-Ungheria il 28 luglio 1914.
↩Si tratta dell’assassinio ritenuto il punto di inizio della catena degli eventi che ha portato allo scoppio della guerra. L’uso della parola strage è etimologicamente corretto, dal momento che in latino non implica l’uccisione di un gran numero di persone (o altri animali): si può tradurre con abbattimento. In questo caso, infatti, indica l’uccisione del solo arciduca: «l’abbattimento (l’omicidio) dell’Arciduca» (fu uccisa anche la moglie, ma resta quanto su scritto: non è una strage nel senso che si intende spesso oggi, e la parola viene davvero usata per dire semplicemente “uccisione”, sicché si può parafrasare con «l’uccisione dell’arciduca»).↩
Sic. “Perchè” invece di “perché” è una delle differenze ortografiche tipiche. Oggi “perché” è considerato più corretto, ma all’epoca si usava “perchè”. Ho notato questo dettaglio ortografico anche in altri testi storici, legato al fatto che la codifica degli accenti e delle convenzioni ortografiche a fine Novecento non erano ancora state standardizzate. E sospetto che sia anche legato a ragioni pratiche, per semplificare la composizione tipografica.↩
Nel 1914: Francia, Gran Bretagna e Impero Russo. Francia e Gran Bretagna avevano siglato l’Entente Cordiale nel 1904, per risolvere delle dispute coloniali. L’Impero Russo entrò nell’alleanza del 1907 tramite l’accordo anglo-russo. Allo scoppio della guerra si aggiunsero all’Intesa altre potenze (l’Impero Giapponese nel 1914, l’Italia nel 1915, … e altri). Comunque nel 1914 le potenze dell’Intesa erano quelle dette sopra, da cui triplice.↩
Sinceramente l’espressione non mi è chiarissima. Direi che ci si riferisce ad una campagna militare, e quindi: erano già tutti sul punto di entrare in guerra. Tuttavia mi sembra che non si armonizzi benissimo con il resto: la «nota» fu una sorpresa che li lasciò sgomenti, giacché si aspettavano richieste moderate. Eppure comunque erano tutti sul punto di entrare in guerra? C’è un’altra possibilità: che sia letterale o, meglio, un’espressione del 1914 per dire che i Governi, vista la situazione internazionale tranquilla, si rilassavano (in campagna) e non pensavano di dover presenziare per l’inizio di un conflitto. Lo so che suona strano, ma a me suona ancor più strano che si intenda una campagna militare, perché così vuol dire che il meccanismo della guerra era già avviato; e allora non vedo come la «nota» potesse gettare sgomento.↩
L’ambasciatore d’Austria e d’Ungheria a Londra era il conte Albert von Mensdorff-Pouilly-Dietrichstein.↩
Edward Grey (wikipedia).
Ministro degli Esteri dal 1905, sostenne l’intervento nella prima guerra mondiale (1914) e fu artefice del trattato segreto con l’Italia (26 apr. 1915) che portò all’alleanza anglo-franco-italiana (Triplice Intesa).
.↩Austria-Ungheria.↩
Mi fa piacere che anche gli storici facciano confusione… Nel 1914 il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda era costituito da Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda (all’epoca tutta intera). La Gran Bretagna è l’isola, cioè è una denominazione geografica; su tale isola si trovano Inghilterra, Scozia e Galles. Anche se la Gran Bretagna è l’isola, viene spesso usata per tutto il Regno Unito (di Gran Bretagna e Irlanda), a mo’ di sineddoche, anche perché comprende quasi tutto (gli manca solo l’Irlanda, situata sull’isola omonima). Nel libro di Sondhaus, “La prima guerra mondiale”, si usa Gran Bretagna, che si può considerare corretto, o comunque più corretto di Inghilterra che viene invece usato da Guglielmo Ferrero.↩
Se fosse rimasto un conflitto, una scaramuccia, una vendetta da risolversi tra Austria e Serbia, l’Inghilterra non sarebbe intervenuta, proprio come sperava la Germania:
la dirigenza politico-militare tedesca era pronta a trarre pretesto da qualsiasi crisi per scatenare una guerra generalizzata, a patto che la Russia apparisse l’aggressore e la Gran Bretagna rimanesse neutrale
.↩Abboccarsi: incontrarsi per avere dei colloqui informali.↩
Pierre-Paul Cambon (wikipedia),
[…] ambasciatore a Londra (1898), dove fu il massimo artefice dell’“intesa cordiale”, restando in carica fino al 1920. Firmò nell’apr. 1915 per la Francia il patto di Londra con l’Italia
↩Karl Marx von Lichnowsky (wikipedia),
ambasciatore tedesco a Londra dal 1912 al 1914. Durante la crisi di luglio del 1914 fece di tutto per evitare l’ingresso della Germania al fianco dell’Austria nella prima guerra mondiale. Dal 1916 sostenne che la Germania era stata la principale causa della catastrofe.
↩Se fosse intervenuta a difendere la Serbia.↩
Quindi, ricapitolando: se Austria e Serbia se la fossero vista da sole, bene così. Probabilmente l’Austria avrebbe avuto la meglio e forse contavano su questo. Se invece la Russia fosse intervenuta in difesa della Serbia, loro avrebbero fatto da paciere. Chiaramente con l’aiuto della Russia si poteva immaginare che la Serbia avrebbe avuto la meglio sull’Austria.↩
Francia, Germania, Italia e Inghilterra.↩
Impero Austro-Ungarico (che aveva dato l’ultimatum alla Serbia) e Impero Russo (che forse avrebbe difeso la Serbia). Nel libro di Sondhaus la Russia viene descritta come «protettrice dei popoli slavi»; certamente era come percepiva sé stessa.↩
Abbiamo visto che in realtà la Germania confidava nell’allargamento del conflitto, ma a patto che la Russia risultasse l’aggressore e l’Inghilterra non intervenisse. Ovviamente le dichiarazioni pubbliche a riguardo nascondevano i veri piani e i veri desideri tedeschi, ma non come avrebbero reagito; anzi, in questo caso si vede che ponevano le basi per giustificare il loro intervento: se qualcuno si mette di mezzo tra Austria e Serbia… E la Russia, come si è scritto da qualche altra parte, riteneva sé stessa una sorta di difensore dei popoli slavi, per cui non intervenire al fianco della Serbia avrebbe tradito questo ruolo.↩
L’Impero Austro-Ungarico.↩
Da tenere a mente che si parla di un testo scritto a ridosso della guerra stessa: troppo vicino agli eventi per avere un quadro più completo con tutti i documenti, anche quelli inizialmente non pubblici.↩
Dal libro “La prima guerra mondiale” di Sondhaus sappiamo che la Germania voleva l’allargamento del conflitto e che il suo ministro degli esteri, Gottlieb von Jagow, forniva informazioni false al suo ambasciatore a Londra (il qui già citato principe Karl Marx von Lichnowsky), che poi le comunicava a Grey. Qui Ferrero mette in dubbio che il governo fosse «al buio», per questioni di tempistiche sospette: il 23 luglio la nota austriaca viene consegnata alla Serbia, e il giorno stesso il governo tedesco aveva pronta la nota da spedire ai governi francese, inglese e russo, che la ricevettero il 24 luglio.↩
Cioè, la Germania voleva che l’Austria potesse avere ragione della Serbia senza l’interferenza della protettrice degli slavi.↩
Conte Leopold Berchtold (Leopold Anton Johann Sigismund Josef Korsinus Ferdinand Graf Berchtold von und zu Ungarschütz, Frättling, und Püllütz; wikipedia), era il ministro degli esteri dell’Impero Austro-Ungarico.↩
Nikolaj Nikolaevič Šebeko (wikipedia).
Šebeko fu l’uomo che si trovò a dover gestire i tesi colloqui diplomatici con Berchtold nel tentativo (fallito) di contenere il conflitto austro-serbo ed evitare che si trasformasse in una guerra europea. Tuttavia, va notato che il ministro degli esteri russo a San Pietroburgo, Sergej Sazonov, gestiva direttamente le comunicazioni più importanti, spesso tramite telegrammi, in risposta alle mosse di Berchtold a Vienna e dell’ambasciatore austro-ungarico a San Pietroburgo.
↩Assassinio del Principe Mihailo Obrenović (1868), regicidio di Belgrado (1903), dove fu ucciso Alessandro I, e poi Francesco Ferdinando nel 1914. Due episodi precedenti non stabilisce l’esistenza di un vizio… Si può immaginare che per potenziali vittime il tema sia sensibile, però nello stesso tempo chi poteva credere che lo facesse per gli interessi comuni di tutte le dinastie?↩
Il Libro Rosso
è una delle raccolte ufficiali di documenti diplomatici pubblicate dai governi coinvolti, subito dopo l’inizio del conflitto, per giustificare la propria posizione e attribuire la colpa agli avversari. Queste raccolte di documenti, che includevano dispacci, telegrammi e comunicazioni tra le ambasciate e i rispettivi ministeri degli esteri, venivano spesso identificate dal colore della loro copertina.
Nel contesto specifico dunque ci si riferiscealla raccolta pubblicata dal governo dell’Austria-Ungheria (il primo a dichiarare guerra) […]. Queste pubblicazioni erano parte della cosiddetta “guerra dei documenti” o “guerra dei colori” e includevano:
il Libro Rosso dell’Austria-Ungheria, il Libro Arancione della Russia, il Libro Bianco della Germania, il Libro Giallo della Francia, il Libro Grigio del Belgio, il Libro Blu della Serbia; e anche per la Gran Bretagna il colore era il blu («British Blue Book»)… Si trova una collezione di questi documenti online, scansione di un libro che si trova nella libreria della Cornell University: Collected diplomatic documents relating to the outbreak of the European War — qui i documenti britannici sono al capitolo “British diplomatic correspondence”.↩Vostra Eccellenza. Si dovrebbe riferire all’ambasciatore austro-ungarico a Londra, il conte Mensdorff,
che viene incaricato dal suo governo […] di trasmettere l’informazione riservata a Sir Edward Grey, l’allora Segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito.
Albert von Mensdorff-Pouilly-Dietrichstein (Lemberg, 5 settembre 1861 – Vienna, 15 giugno 1945) è stato un diplomatico austriaco, di origini boeme. È noto in particolare per essere stato l’ambasciatore austro-ungarico nel Regno Unito allo scoppio della prima guerra mondiale
. (Wikipedia)↩All’epoca capitale dell’Impero Russo.↩
Sergej Sazonov (wikipedia),
diplomatico e politico russo, ministro degli esteri dal settembre 1910 al giugno 1916
.↩Oggi si sa.
La riunione, presieduta da Ivan Goremykin, vide il Ministro degli Esteri, Sergei Sazonov, esporre la sua tesi secondo cui la resa della Serbia all’ultimatum austro-ungarico avrebbe segnato la definitiva perdita di influenza russa nei Balcani e l’accettazione della supremazia Austro-Tedesca. Le deliberazioni principali prese in quella riunione furono: –1– Richiesta di Mobilitazione Parziale (Iniziale): Si decise di chiedere allo Zar Nicola II l’autorizzazione per una mobilitazione parziale di riserva in alcuni distretti militari chiave (Kiev, Odessa, Mosca e Kazan), oltre alla Flotta del Mar Nero. –2– Preparativi Militari: Fu autorizzato il “Periodo Preparatorio alla Guerra” (detto anche periodo di “Vigilanza Militare”). Questa misura implicava lo spostamento di truppe, il richiamo di personale specializzato e l’adozione di altre misure preliminari senza ordinare ancora la mobilitazione generale (che era considerata l’ultimo passo prima della guerra). –3– Appello Diplomatico: Fu deciso di sostenere un appello a tutte le potenze per un’azione congiunta al fine di indurre l’Austria-Ungheria a prolungare il termine dell’ultimatum serbo e a discutere i termini a livello internazionale (la proposta di Sazonov per una “conferenza” di potenze). — In sintesi, il Consiglio del 24 luglio decise di prendere misure militari decise ma NON definitive, cercando di usare la minaccia della mobilitazione parziale come leva diplomatica per guadagnare tempo e costringere l’Austria-Ungheria a negoziare. Come sappiamo dal corso degli eventi, questa mezza misura fu un fallimento, portando alla successiva e fatale decisione della mobilitazione generale russa il 30 luglio 1914, che innescò il meccanismo delle alleanze e della guerra su larga scala.
↩Sono i riferimenti al Libro Bianco, che dovrebbe essere quello della Germania, e a quello Rosso, che dovrebbe essere il libro dell’Austria-Ungheria.↩
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