Segue una citazione da “La prima guerra mondiale – una rivoluzione globale” (di Lawrence Sondhaus), che ben si adatta alla situazione che stiamo vivendo (e che ci vogliono far vivere entro i prossimi quindici anni o giù di lì) e può tornare utile anche per capire che certi schemi, meccanismi e macchinazioni non sono il parto di teorie del complotto balzane alimentate dalla propaganda del cattivo nemico designato (ovvero deciso a tavolino dai padroni) che vuole, senza esser stato provocato in nessun modo, sterminare i poveri innocenti europei e arrivare a Lisbona.1
(Enfasi e colori aggiunti da me. Se non diversamente specificato, anche le note sono aggiunte).
In ogni caso, Conrad2 non fece nulla per mettersi in contatto con Moltke3 sulla scia della missione Hoyos4, e Moltke e il suo stato maggiore si guardarono bene dall’assumere nuove iniziative. La complessa tempistica delle loro mobilitazioni era già stata modificata per adattarla alla forza armata accresciuta prevista dalla legge sull’esercito votata dal Reichstag nel 1913: una forza armata che i vertici militari tedeschi erano impazienti di utilizzare. Già nel dicembre 1912 […] Moltke aveva espresso a Guglielmo II5 e a Tirpitz6 la sua propensione per una guerra europea generalizzata da combattersi «tanto prima, tanto meglio»7, perché nel giro di un quinquennio l’intesa franco-russa sarebbe diventata militarmente troppo forte per essere sconfitta dalla Germania. Urgenza non condivisa da Tirpitz, perché, per quanto riguarda la marina, il nemico era rappresentato dalla Gran Bretagna, e sul piano della competizione tecnologico-navale il trascorrere del tempo era a favore della Germania. Ciò detto, la dirigenza politico-militare tedesca era pronta a trarre pretesto da qualsiasi crisi per scatenare una guerra generalizzata, a patto che la Russia apparisse l’aggressore e la Gran Bretagna rimanesse neutrale. L’imperatore e i suoi ministri erano convinti che se lo zar fosse stato il primo a ordinare la mobilitazione generale, persino i socialdemocratici avrebbero votato i crediti di guerra per mettere la Germania in condizione di reagire efficacemente; in qualsiasi altro scenario, però, il maggiore partito del Reichstag e milioni di suoi seguaci avrebbero costituito un serio problema interno. Se l’attacco dell’Austria-Ungheria alla Serbia avesse provocato la mobilitazione della Russia, allora si sarebbe attivato il Piano Schlieffen8 con la conseguente conflagrazione della grande guerra auspicata. […] Ovviamente, anche se la Russia si fosse comportata secondo gli auspici della Germania, restava il problema di garantirsi la neutralità della Gran Bretagna. A tale scopo, il 6 luglio [1914] […] Gottlieb von Jagow9, ministro degli esteri tedesco, prese a fornire false informazioni al suo ambasciatore a Londra, principe Karl Marx von Lichnowsky10, affermando, per esempio, che la politica della Germania mirava a dissuadere l’Austria-Ungheria dal reagire in maniera spropositata all’assassinio di Francesco Ferdinando11, accertandosi, inoltre, che l’ambasciatore comunicasse queste false notizie a Edward Grey12, ministro degli esteri britannico. Convinto per gran parte del mese di luglio che la Germania volesse evitare la guerra tenendo a freno l’Austria-Ungheria, Grey sostenne che la Gran Bretagna dovesse fare la sua parte tenendo a freno l’alleata Russia.
Trovo che questo passaggio sia interessante per capire il tipo di ragionamenti che possono venir fatti dietro le quinte e che probabilmente trovano degli analoghi oggigiorno nelle “cancellerie europee”.
Per esempio quel a patto che la Russia apparisse l’aggressore
lo ritroviamo nella stantia retorica manichea aggressore-aggredito, purtroppo adattissima al vasto pubblico di cervelli acritici infantilizzati che costituiscono uno zoccolo duro dell’opinione pubblica del «giardino»13 e di altri luoghi in declino culturale ed intellettivo.
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Severgnini:
Se non ci fosse la NATO, Putin sarebbe già a Lisbona.
L’idea che Putin voglia arrivare a Lisbona e che l’Ucraina costituisca un baluardo per impedirlo è inserita dell’immaginario collettivo europeo anche con altre frasi. Tutte demenzialmente prive di rapporto con la realtà, ad un’analisi minimamente critica, ma che attirano come un gomitolo per gatti. C’è poi naturalmente da osservare che, man mano che l’Europa insiste con la sua politica più realista del re (USA e compagnia bella), alzando la tensione e il livello dello scontro, le priorità e gli obiettivi russi possono dinamicamente aggiustarsi in base alla percezione della mutata situazione europea. Per esempio: la Russia non può accettare la minaccia di un’Ucraina nella NATO, mentre non ha nessuna obiezione sull’ingresso dell’Ucraina nell’UE, perché questa non è un’alleanza militare ma solo un carrozzone burocratico-economico. Tuttavia, se l’UE diventa di fatto un braccio armato che segue ed estende le politiche espansionistiche della NATO, ecco che pure entrare nell’UE diventa inaccettabile. La racconto diversamente. Immaginiamo che la guerra finisca e l’Ucraina entri nell’UE. Dopo qualche anno, l’UE, nel frattempo riarmatasi fino ai denti, inizia a cambiare il suo ordinamento in modo da diventare anche un’alleanza militare sulla falsariga della NATO. Ecco che l’Ucraina si viene a trovare, automaticamente, ad essere parte di una sorta di NATO europea (ETO?). Considerando poi che potrebbe essere in balia di macchinazioni della perfida Albione, che si tiene lontano dagli ingranaggi dell’UE ma che continua a desiderare e ad avere una forta influenza sugli europei, di cui vuole evidentemente dominare i destini, si arriva alla conclusione che la Russia troverebbe in Ucraina, attraverso un altro percorso, esattamente ciò che non voleva. Questa volta, quindi, non devono peccare di ingenuità, come avvenne all’epoca, e firmare degli accordi chiari che non lasciano scappatoie per le macchinazioni occidentali.↩Franz Conrad von Hötzendorf (wikipedia), capo di stato maggiore dell’esercito austro-ungarico.↩
Helmuth von Moltke il Giovane (wikipedia), capo di stato maggiore dell’esercito tedesco.↩
Alexander (von) Hoyos (wikipedia), alto funzionario del ministero degli esteri austro-ungarico. La “missione Hoyos” era la missione segreta di Hoyos per incontrarsi con le controparti tedesche, in modo da ottenere informazioni sulle intenzioni del Reich dopo l’assassinio di Ferdinando, utili per indirizzare la politica austro-ungarica. In particolare l’Austria-Ungheria voleva ottenere l’appoggio della Germania per un’azione militare contro la Serbia. L’appoggio della Germania era importante perché, attaccando la Serbia, temevano la reazione della Russia, «protettrice dei popoli slavi»; quindi serviva che l’impero tedesco li aiutasse in caso di escalation. Hoyos ottenne dalla Germania (più specificatamente dall’imperatore Guglielmo II e dal suo cancelliere Theobald von Bethmann Hollweg) l’assicurazione di un sostegno totale e incondizionato, noto storicamente come l’«assegno in bianco», che permise all’Austria-Ungheria di dichiarare guerra alla Serbia (28 luglio 1914).↩
Guglielmo II di Germania (wikipedia), imperatore tedesco e re di Prussia.↩
Alfred von Tirpitz (wikipedia), ammiraglio tedesco. Era un sostenitore della guerra sottomarina illimitata, cioè della tattica di
affondare le navi mercantili e passeggeri senza preavviso, ignorando le norme del diritto internazionale, per contrastare il blocco navale alleato e soffocare le forniture al nemico
, introdotta nel 1915 e ripresa nel 1917. Fu tale tattica a fornire il casus belli che portò l’intervento degli USA nel conflitto.↩Cit. in F. Fischer, Krieg der Illusionen: die deutsche Politik von 1911 bis 1914, Droste, Düsserldorf 1969 [Nota bibliografica nell’originale].↩
Piano strategico tedesco elaborato nel 1905 e che prende il nome dal feldmaresciallo Alfred von Schlieffen (wikipedia), suo principale ideatore. Il piano originale del 1905
prevedeva una rapida mobilitazione dell’esercito tedesco, che, senza tenere conto della neutralità di Paesi Bassi e Belgio, doveva di sorpresa dilagare attraverso di essi con la sua potente ala destra in direzione sud-ovest attraverso le Fiandre verso Parigi, colpendo la Francia in un settore completamente sguarnito. Contemporaneamente l’esercito tedesco avrebbe mantenuto un atteggiamento difensivo con il centro e l’ala sinistra nei settori di confine tra Francia e Germania, in Lorena, nei Vosgi e nella Mosella; ciò allo scopo di attirare all’attacco l’esercito francese, la cui dottrina operativa prevedeva l’offensiva contro il secolare nemico tedesco. Dopo aver ottenuto la rapida sconfitta della Francia […] Schlieffen prevedeva di spostare velocemente le truppe, tramite le proprie efficienti linee ferroviarie, sul fronte orientale, fidando sui lunghi tempi di mobilitazione dell’arretrato esercito russo. […]
Moltke apportò delle modifiche nel 1911, più prudenziali sulla mobilità dell’esercito russo e considerando i cambiamenti nella postura offensiva francese (Piano XVII). Da notare che per attuare il piano dovettero violare la neutralità di due paesi. Il piano fallì e la Germania si trovò a dover combattere su due fronti. Il piano fallì perché • il Belgio oppose una resistenza inaspettata, • la Gran Bretagna non rimase neutrale (entrò in guerra a fianco della Francia), • Moltke aveva indebolito l’ala destra dell’esercito (non invase i Paesi Bassi e mantenne delle forze nella Prussia orientale) per paura di un’avanzata russa più rapida e un contrattacco francese in Alsazia, • le truppe tedesche persero la battaglia della Marna (settembre 1914) — sconfitta a cui contribuì l’attacco russo alla Prussia orientale che fece deviareforze tedesche previste per il fronte occidentale
.La caparbia resistenza francese, coadiuvata dalla rapida mobilitazione della British Expeditionary Force, [… e la]inaspettatamente rapida mobilitazione della Russia, sconvolsero i piani tedeschi.
↩Gottlieb von Jagow, (wikipedia), diplomatico tedesco, segretario di stato per gli affari esteri dal 1913 e 1916 («ministro degli esteri»). Era uno degli oppositori della tattica della guerra sottomarina indiscriminata voluta da Tirpitz. Si dimise nel novembre 1916 e gli succedette Arthur Zimmermann.↩
Karl Marx von Lichnowsky (wikipedia),
ambasciatore tedesco a Londra dal 1912 al 1914. Durante la crisi di luglio del 1914 fece di tutto per evitare l’ingresso della Germania al fianco dell’Austria nella prima guerra mondiale. Dal 1916 sostenne che la Germania era stata la principale causa della catastrofe.
.↩Franz Ferdinand Karl Ludwig Joseph von Habsburg-Lothringen-Este (wikipedia), assassinato da Gavrilo Princip il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Questo è l’evento che tradizionalmente dà fuoco alle polveri. Ma non bisogna scordare dettagli come il fatto che il piano Schlieffen fosse stato elaborato già nel 1905.↩
Edward Grey (wikipedia).
Ministro degli Esteri dal 1905, sostenne l’intervento nella prima guerra mondiale (1914) e fu artefice del trattato segreto con l’Italia (26 apr. 1915) che portò all’alleanza anglo-franco-italiana (Triplice Intesa).
.↩“L’Europa è un giardino”, ha detto Borrell in un discorso tenuto in Belgio, ma “la maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla può prendere il sopravvento sul giardino”.
Josep Borrell Fontelles all’epoca di questa ridicola affermazione era Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Nell’immaginario che Borrell ha sfruttato nella metafora, la giungla è un posto brutto. E questo rende vergognosa l’affermazione, oltre che ridicola. La giungla, in realtà, è il posto della vita. A volte crudele, ma “vita viva” e libera. Un giardino, invece, è l’emblema del mondo addomesticato, del colonialismo, della schiavitù, del controllo capillare che, dall’alto di un senso di superiorità assoluta, vuole imporre leggi arbitrarie e determinare destini e gerarchie dei “vegetali”, selezionando quelli soggettivamente meritevoli e bruciando quelli ritenuti infestanti e pericolosi. Borrell non è da solo: la forma mentis “suprematista” è un virus che trova terreno fertile soprattutto nel mondo “intellettuale”. Così abbiamo un penoso, purtroppo, Roberto Vecchioni che dal palco di una manifestazione della più ottusa e fastidio UE ci rende edotti della nostra superiorità culturale:Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose?
La risposta a questa stupidissima domanda, che vorrebbe essere retorica e far scattare la risposta “no”, è in realtà sì: sia gli Stati Uniti che la Russia (non ricordo o non si capiva a chi si riferisse, ma in tutte e due i casi avrebbe avuto torto marcio) hanno i loro pezzi da novanta della letteratura e della filosofia. Un “professore” che costruisce una teoria arrogante di “suprematismo culturale” su queste cose è indegno, ma perfettamente in linea con la propaganda del «giardino» minacciato dalla «giungla». Poi il “prof” non si è limitato a questo. È andato ben oltre.L’ex professore e celebre cantautore ha tracciato una linea di demarcazione netta tra la tradizione occidentale e le altre culture mondiali, pronunciando parole che molti hanno giudicato divisive: “Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose?”. La riflessione di Vecchioni si è estesa anche all’ambito politico, con una netta contrapposizione tra i concetti di democrazia e autoritarismo: “La democrazia è fatta da errori da correggere, non nasce perfetta. Nasce perfetta la destra, che ha il solo scopo di dominare e schiacciare”. Particolarmente significativo il passaggio sul pacifismo, definito non come accettazione incondizionata di qualsiasi pace, ma come difesa attiva dei valori culturali europei. Il finale del suo intervento ha assunto toni autocritici, con un appello diretto alle nuove generazioni: “Devo chiedervi scusa, abbiamo sbagliato un sacco di cose”, ha ammesso Vecchioni, aggiungendo che spetta ai giovani rimediare agli errori commessi dai loro predecessori.
Queste frasi indecenti meriterebbero un articolo di soli insulti. Ma spero che si descrivano da sole. E se invece non dovesse essere così… vorrebbe dire che non siete diversi dai tedeschi che abbracciarono il nazismo o dagli italiani che furono convintamente fascisti.↩Secondo me non è un caso che oggi sia proprio la ex «locomotiva d’Europa» tra i principali tifosi dell’escalation militare nella guerra contro la Russia. Per motivi diversi è supportata dalla Francia del napoleonico Macron cui, per semplificare, brucia il sedere per la perdita di influenza in Africa, dove cinesi e russi li stanno soppiantando. E poi naturalmente c’è la perfida Albione, che non è nemmeno più nell’UE (e comunque non ha mai adottato l’€) eppure continua ad essere considerata un’entità politica europea — geograficamente si trova in Europa (del resto come un pezzo di Russia), c’è poco da fare; ma politicamente… è un’altra questione. E poi ci sono i pazzi baltici e il loro revanscismo da quattro soldi. Bestie mostruose tra l’altro con un razzismo molto radicato; penso in particolare a Lituania ed Estonia, da dove viene una delle tre arpie dell’UE, la Kaja Kallas (che ha preso il posto del giardiniere Borrell) — le altre due sono ovviamente la criminale Ursula von der Leyen e, su un gradino più in basso nella gerarchia del potere, l’italica sociopatica Pina “Pippi” Picierno.↩
È una delle traduzioni possibili di Keeping the rabble in line (archiviato, il titolo dato a un’intervista fatta a Noam Chomsky.↩
Nello specifico in quel testo mattarella, che non può essere il presidente della Repubblica Italiana in quanto, se lo fosse davvero, ci avrebbe irresponsabilmente e antidiplomaticamente macchiato di vergogna per i prossimi 50 anni, evita di nominare Israele, attribuendo la tragica morte di una bambina palestinese al clima, mentre i «brutali» attacchi russi sono condotti per far sì che il clima possa uccidere civili ucraini. Nella gerarchia mondiale noi, essendo colonia servile e senza dignità degli USA, siamo servi anche di Israele, che quindi proteggiamo nella sostanza (ad oggi, ancora nessuna sanzione o azione concreta: solo chiacchiere inutili). Mentre la Russia, appartenente ad altri alberi e club, la consideriamo, in vece dei nostri padroni, come un servo che non si vuole sottomettere e osa reagire, addirittura, dimostrando così di essere cattivo — non accetta l’ordine “naturale” delle cose, la gerarchia che ha al vertice solo e soltanto gli USA. Così almeno è nelle rappresentazioni… poi nella realtà gli USA non sono un’entità compatta e impermeabile; tanto che vediamo come Israele e il Regno Unito riescono a tenerla in scacco. La dominazione britannica, tuttavia, è secondaria ed è ciò contro cui si stanno battendo, tra le altre cose, le fazioni trumpiane.↩
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