Leggiamo un estratto del Capito 15 di questo best seller del New York Times, “Churchill, Hitler, and the unnecessary war: how Britain lost its empire and the West lost the World” (Churchill, Hitler e la guerra non necessaria: come la Gran Bretagna perse il suo impero e l’Occidente perse il mondo), di Patrick J. Buchanan, pubblicato nel maggio del 2008.
Leggendolo, tenete bene a mente che appunto è stato pubblicato nel 2008, sette anni dal 2001 e quattordici anni prima di quello che per ora è l’ultimo capitolo della guerra per procura sul territorio dell’Ucraina.
Estratto dal Capitolo 15, “L’America eredita l’impero”
Questi passaggi mi sembrano interessanti per inquadrare una parte della politica di Trump e uno dei possibili pilastri che sostengono una specie di politica estera di disimpegno, anche se declinata à la Trump, secondo cui l’Europa deve “badare a sé stessa” (per ora sempre all’interno della NATO, tristemente balticizzata come l’UE) mentre rimpingua le casse degli USA e continua, allo stesso tempo, a favorire i suoi (degli USA) interessi perseguendo una politica estera sempre ben allineata ai suoi (sempre principalmente degli USA…) bisogni.
Non ho riportato eventuali note e quelle presenti, come del resto tutte le enfasi e i link, sono aggiunte da me. La traduzione è mia, sebbene fatta, questa volta, anche con l’aiuto di vari LLM1 in certi passaggi.
Dopo l’11 settembre [2001]2, il progetto [di creare un Nuovo Ordine Mondiale americano3] divenne urgente quando George W. Bush, un presidente disinteressato e ignorante di politica estera, fu convertito al fondamentalismo democratico, un’ideologia wilsoniana4: solo rendendo l’intero mondo democratico possiamo rendere l’America sicura.
“Il marxismo è una religione”, disse Joseph Schumpeter nel 1942; e, come scritto da James A. Montanye, un economista e studente di Schumpeter:
Ad un credente, il fondamentalismo democratico, come il marxismo, presenta in primo luogo un sistema di fini ultimi che incarnano il significato della vita e sono degli standard assoluti attraverso cui giudicare eventi ed azioni; e, in secondo luogo, è una guida per raggiungere quei fini, guida che implica un piano di salvezza e l’identificazione del male da cui l’umanità, o una porzione scelta dell’umanità5, deve essere salvata.
Il fondamentalismo democratico, aggiunse Montanye, è simile al «fervore religioso di un tempo».
Bush professa la sua fede nell’ideologia del fondamentalismo democratico tramite la sua retorica neobiblica:
Come disse Cristo, chi non è con me è contro di me6, dichiarò Bush:O sei con noi, o sei con i terroristi.Questa guerra è una lotta tra il Bene e il Male7.I malvagi non hanno una patria, non hanno un’ideologia; sono solo motivati dall’odio8. L’obiettivo ultimo dell’America è di porre fine alla tirannia nel nostro mondo.9Dopo 7 anni di politica estera radicata in questa “chiarezza morale”, il mondo del 1989 è scomparso e l’America ha iniziato ad assomigliare alla Gran Bretagna di Salisbury10 e Balfour11, una superpotenza in declino, con nemici in ascesa ovunque.
Nell’America Latina, Castro ha trovato un successore in Hugo Chávez. Per tutto il Medio Oriente, gli islamici provano a scacciarci. Siamo impantanati in guerre in Iraq e Afghanistan12 e sconfitti dal superstite partner dell’«Asse del Male», l’Iran. La Cina potrebbe stare per diventare per noi quello che la Germania guglielmina13 divenne per la Gran Bretagna.14
Nonostante tutte le chiacchiere dei neoconservatori sul nostro essere “onnipotenti” in un “mondo unipolare”15, siamo perseguitati da problemi in ogni continente.
Cosa è successo?
Invece di seguire la saggezza di uomini conservatori come Kennan16, Eisenhower17 e Reagan18, abbiamo iniziato ad emulare ogni follia della Gran Bretagna imperiale nella sua caduta dal potere. Con tutto il nostro strombazzare sull’essere la «nazione indispensabile»19 e la spavalderia di «Fateli venire!»20, abbiamo mostrato una hybris21 imperiale che il mondo intero ha finito per detestare.
È difficile trovare un grave errore dell’impero britannico che non abbiamo replicato. Proprio come Grey e Churchill22 colsero l’opportunità della violazione della neutralità belga da parte di von Kluck per mettere in atto i loro piani di guerra già pronti23, così i neoconservatori hanno colto l’occasione dell’11 settembre per convincere il nostro presidente non istruito24 del fatto che avesse la missione storica di rovesciare Saddam Hussein, liberare l’Iraq, stabilire una posizione strategica sul fianco di Iran e Siria25, democratizzare il Medio Oriente e il mondo islamico, e fare di sé stesso il Churchill della sua generazione.
[…]
Come la Gran Bretagna aveva una politica di “bilanciamento di potere” per evitare che una nazione diventasse dominante in Europa, così la strategia nazionale per la sicurezza degli USA del 2002 dichiara le nostre intenzioni di non permettere che una nazione si erga in una posizione tale da sfidare il dominio USA in qualunque continente: un tentativo di congelare il momento transitorio di supremazia globale dell’America26. Ma il tempo non resta immobile. Nuove potenze sorgono. Vecchie potenze svaniscono. E nessuna potenza può dominare a lungo l’intero mondo. Guardate ancora quel cimitero di imperi che è stato il 20esimo secolo. Nemmeno noi americani possiamo fermare la marcia della storia27.
Come la Gran Bretagna abbandonò il Giappone28 e spinse l’Italia tra le braccia di Hitler29, così Bush spinge la Russia di Putin tra le braccia della Cina interferendo nella politica di Georgia, Ucraina, Bielorussia, costruendo basi in Asia centrale, e assillandolo [Putin] perché governa uno stato autocratico che non soddisfa i requisiti del National Endowment for Democracy30.
Mi sembra che qui ci stia bene un’interruzione più importante per evidenziare questo passaggio.
Ricordo e sottolineo di nuovo che questo libro è del 2008.
Il famoso discorso di Putin alla 43ª Conferenza sulla Sicurezza a Monaco è del 2007.31
Il famoso cablogramma Nyet means nyet (08MOSCOW265_a)32 è del 2008.
Eppure ci sono ancora coglioni — non c’è un modo più educato di definirli, considerando anche la difficoltà del momento storico — convinti che l’«aggressione» russa dell’Ucraina non sia stata provocata. Per puro caso ciò è esattamente quello che dicono loro le veline della propaganda occidentale a guida americana.33
Ma torniamo al libro.
La nostra è una cecità peculiare dell’America. Sotto la dottrina Monroe, le potenze straniere devono stare fuori dal nostro emisfero. Inoltre a nessun’altra grande potenza è concesso di avere la sua propria sfera di influenza. Gridiamo allo scandalo con ipocrita indignazione quando stranieri riversano denaro contante nelle nostre elezioni, ma al tempo stesso ci intromettiamo massicciamente, con soldi dei contribuenti, nelle elezioni di altre nazioni — per promuovere la nostra religione della democrazia.34
Come i britannici iniziarono una guerra imperiale in Iraq dopo la loro vittoria sull’impero Ottomano35, così noi abbiamo iniziato una guerra in Iraq dopo la nostra vittoria sull’impero sovietico36. I nostri impegni non sono mai stati così numerosi ed estesi. Eppure le nostre forze in servizio attivo sono state ridotte allo 0,5% della nostra popolazione, un nono del numero di uomini in armi nel maggio del 1945.
Ci stiamo avvicinando a quello che Walter Lippman ha chiamato “bancarotta della politica estera”. I nostri asset strategici, i nostri armamenti e i nostri alleati non possono coprire le nostre passività strategiche37, [onorare] i nostri impegni ad entrare in guerra per conto di dozzine di nazioni dal centro e sud America ai baltici e ai balcani, fino al Medio Oriente, al Golfo, al Giappone, Sud Corea, le Filippine, l’Australia e Taiwan. Come i britannici prima di noi, l’America ha raggiunto il suo limite di estensione imperiale.
O raddoppiamo/triplichiamo le nostre forze di aria, mare e terra, o iniziamo a sfilarci dagli impegni, altrimenti siamo diretti inesorabilmente verso un Dien Bien Phu americano38. Perché, se l’esercito e il corpo dei marines statunitense sono portati al limite dalle insurrezioni in Mesopotamia39 e Afghanistan, come possiamo sorvegliare il resto del paese?
Mi sembra che la direzione presa per ora sia quella di iniziare a sfilarsi da certi impegni. Ma non da tutti: probabilmente è stato fatto un riordino delle priorità, qualche pezzo è stato ripensato per gravare di meno sugli USA e di più sugli “Alleati”, … E sono notizie recenti a suggerire che si inizia a mettere sul piatto la volontà di ridare lustro alle forze militari; magari non necessariamente attraverso un potenziamento quantitativo, come suggerisce Buchanan.
Principalmente Gemini, ma anche ChatGPT e DeepSeek.↩
Nell’originale c’è scritto solo
9/11, la data iconica scritta nel formato americano (mese/giorno) e sottintendendo l’anno, 2001. Come ricorda, tra gli altri, Sepulveda in qualche libro (forse Le rose di Atacama), c’è anche un 11 settembre 1973: il golpe militare in Cile che porta al potere Augusto Pinochet e uccide Salvador Allende, democraticamente eletto. Un golpe dietro cui c’era la longa manus degli USA guidati da Richard Nixon, quello del Watergate, e con Henry Kissinger, l’eminenza grigia della Casa Bianca, come Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale. E naturalmente la CIA. Costoro ostacolarono Allende fin dalla sua elezione (1970) — ci fu anche un primo tentativo di golpe, però fallito. Lo scopo del rovesciamento del governo di Allende democraticamente eletto eraimpedire la “via cilena al socialismo” e l’instaurazione di un governo di sinistra durante la Guerra Fredda
.Furono autorizzati finanziamenti a partiti di opposizione di centro-destra (come il Partito Democratico Cristiano e il Partito Nazionale), a gruppi privati di affari e ad attività volte a destabilizzare l’economia e la società cilena, come scioperi e propaganda anti-governativa. Sebbene il livello esatto di coinvolgimento nel giorno specifico del golpe sia dibattuto, le nuove carte desecretate hanno rivelato il ruolo di regia della CIA e delle multinazionali nel rovesciamento di Allende. Kissinger stesso espresse le sue simpatie a Pinochet dopo il golpe.
En passant ricordo pure a noi italiani che è quanto sarebbe potuto accadere in Italia: anche da noi infatti non si voleva che governassero partiti troppo “di sinistra” (comunisti), che guardavano a est: gli USA erano pronti ad intervenire anche direttamente qualora il popolo avesse democraticamente scelto la cosa sbagliata (ricorda qualcosa?). La strategia della tensione (probabilmente attuata grazie alla Gladio, parte della rete Stay Behind — quinte colonne di poteri stranieri, in pratica — e alla complicità di parte dei servizi segreti italiani) fu uno strumento con cui “aiutarono” l’Italia a rimanere “spontaneamente” nel solco giusto.↩L’autore è un cittadino USA e, come al solito, tutte le volte che leggete solo
America
oamericano
dovete sempre intendere Stati Uniti d’America (USA) o statunitense, se non specificato diversamente tramite qualche aggettivo — p.es. America latina. Alcune volte potrei aver tradotto America con statunitense. Ma nel testo originale compaiono sempre America e American.↩Woodrow Wilson, presidente USA dal 1913 al 1921, •
concepiva la politica estera americana come una missione morale: gli Stati Uniti avevano il compito di diffondere democrazia, libertà e valori cristiani in tutto il mondo
, • vedeva gli USA come «nazione eletta»chiamata a difendere e propagare la vera fede cristiana
, •parlava della politica in termini moralistici, riducendo i conflitti a una lotta tra giusto e sbagliato, bene e male (p. es. “far trionfare la democrazia contro l’autocrazia” nella Prima guerra mondiale)
(manicheismo); • sosteneva che gli USA dovessero essere un modello universale, lacittà sulla collina, guida morale e spirituale del mondo
… Notare i tratti del protestantesimo evangelico statunitense: Wilson era figlio di un pastore presbiteriano.↩Il popolo eletto? Naturalmente senza nessun riferimento agli ebrei: se sei un ebrei “americano” (degli USA), sei uno del popolo eletto. Altrimenti… non è detto!↩
Matteo 12:30, Luca 11:23, ma anche Marco 9:40 e Luca 9:50, in modo diverso, esprimono in pratica lo stesso concetto: o sei con noi, o sei contro di noi. Tertium non datur. E se sei contro di noi, devi essere con i terroristi… Ora, questo a me sembra che suggerisca che Gesù in fondo era un manicheo. ChatGPT dice:
no, Gesù non era un manicheo […] [Il manicheismo] si basava su un dualismo radicale: due principi eterni e contrapposti, il Bene (luce, spirito) e il Male (tenebra, materia) […] Nei Vangeli, Gesù parla spesso in termini netti: luce/tenebra, verità/menzogna, vita/morte, con me/contro di me, ma questo non implica un dualismo ontologico (due principi eterni): per Gesù il male non è un principio eterno, ma una ribellione alla volontà di Dio, destinata ad essere vinta. C’è un unico Dio creatore, buono, e tutto viene da Lui
.Quindi, quando Gesù dice “chi non è con me, è contro di me”, non esprime una filosofia manichea, ma piuttosto l’idea che davanti alla sua missione non ci sia neutralità possibile: bisogna scegliere.
• Sia come sia per Gesù, quando la frase viene usata in quel modo e in quel contesto da un Bush, l’interpretazione manichea mi sembra l’unica possibile. Gesù forse non era manicheo in senso stretto, ma Bush e il suo «fondamentalismo democratico» sì.↩Sempre e solo manicheismo.
O con noi, o traditore
, libera nos Domine.↩I cattivi sono cattivi in quanto cattivi. Sono pazzi, malvagi, non agiscono razionalmente e per motivi razionali che possono essere quindi analizzati (razionalmente) e discussi. Non possono essere capiti. Non c’è niente da capire: sono malvagi e basta.↩
Per lasciare in esistenza una sola tirannia: quella “Americana”.↩
Dovrebbe essere Robert Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury, il
titano vittoriano
che morì nel 1903.↩Quello della dichiarazione di Balfour, scritta a lord Rothschild, in cui diceva
di guardare con favore alla creazione di una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina
, Palestina che era ancora parte dell’impero Ottomano (mammaliturchi sostituiti dal mandato britannio della Palestina, e quindi da tutti gli orrori che seguirono e seguono… presente, purtroppo).↩Il testo è del 2008.↩
Periodo della storia tedesca tra il 1888 (ascesa al trono di Guglielmo II) o il 1890 (dimissioni di Bismarck) e il 1918, cioè la fine della Grande Guerra, con l’abdicazione del Kaiser Guglielmo II.↩
Probabilmente si riferisce a due cose: al fatto che la Germania guglielmina attuò una corsa agli armamenti navali e costruì, su impulso dell’ammiraglio Alfred von Tirpitz, una flotta che sfidavano il predominio britannico sui mari; e al fatto che la politica di Guglielmo II spinse la Gran Bretagna a formare l’Intesa con Francia e Russia,
facendo naufragare l’iniziale sistema di alleanze continentale di Bismarck e spingendo la Germania verso il conflitto mondiale
. Quindi la crescita della Cina (analoga alla crescita militare della Germania guglielmina) spingerebbe gli USA tra le braccia della Russia? Ricordate sempre che questo testo è stato scritto nel 2008.↩Il testo è del 2008 e contiene già consapevolezza dei nodi che sarebbero venuti al pettine almeno dal 2022: l’egemonia statunitense chiaramente in declino, o comunque sfidata da un nuovo ordine mondiale multipolare che, sebbene a tratti zoppicante e con i suoi problemi interni ed esterni (la reazione conservatrice dell’ordine unipolare), è un’alternativa credibile e in forte crescita.↩
George Frost Kennan,
diplomatico, ambasciatore, studioso di scienze politiche statunitense. Conosciuto come “il padre della politica del containment”, fu figura chiave durante il periodo di emergenza della guerra fredda.
↩Dwight David Eisenhower,
noto anche con il nomignolo di Ike […] è stato un generale e politico statunitense, 34º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1953 al 1961 […] Comandante in capo delle forze Alleate prima nel teatro del Mediterraneo tra il 1942-1943 e quindi poi dal 1944 fino alla fine della guerra in Europa […]
↩Ronald Wilson Reagan,
è stato un politico, sindacalista e attore statunitense, 40º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1981 al 1989. Negli anni quaranta aderì al Partito Democratico, ma passò poi ai Repubblicani negli anni sessanta. […] Dopo la sconfitta di Barry Goldwater alle presidenziali del 1964 Reagan divenne la figura più importante del movimento conservatore degli USA. […] La sua politica economica basata sull’offerta (supply-side economics o anche Reaganomics) fu caratterizzata dal taglio del 25% dell’imposta sul reddito, dalla riduzione dei tassi d’interesse, dall’aumento delle spese militari e anche del deficit e del debito pubblico
. George Herbert Walker Bush, padre di George Walker Bush (quello che era in carica nel 2001 e di cui si parla nel resto del testo), era il suo vicepresidente.↩Indispensable nation. Attribuita per la prima volta a Madeleine K. Albright, segretaria di Stato sotto Bill Clinton (non sotto la scrivania, però, per quanto si sappia), che nel 1998 disse:
If we have to use force, it is because we are America; we are the indispensable nation. We stand tall. We see further into the future
(un delirio d’onnipotenza che tradotto suona così:se dobbiamo usare la forza, è perché siamo l’America; siamo la nazione indispensabile. Ci ergiamo sopra gli altri. Vediamo più lontano nel futuro [rispetto ad altre nazioni].
)↩Spavalderia da spacconi: venite pure avanti che vi facciamo un mazzo così! Non è poetico quanto il «venite pure avanti» del Cyrano de Bergerac cantato da Guccini, che rende l’originale
Avancez-vous donc!
↩“Hybris” (o ὕβρις) è un termine greco che significa superbia, tracotanza o eccesso, usato per descrivere un atto o un comportamento di arroganza che viola l’ordine morale, divino o sociale, portando spesso a una punizione divina (la Nemesi)
↩Sir Edward Grey,
Ministro degli Esteri della Gran Bretagna dal 1905 al 1916
. Winston Churchill,Primo ministro del Regno Unito dal 1940 al 1945 e nuovamente dal 1951 al 1955. È stato inoltre membro del Parlamento dal 1900 al 1922 e dal 1924 al 1964
.↩Cfr. il mio Allargare il conflitto e attribuire responsabilità, nello specifico la nota sul piano Schlieffen. Il piano Schlieffen prevedeva
una rapida mobilitazione dell’esercito tedesco
senza tenere conto della neutralità di Paesi Bassi e Belgio
. Alexander von Kluck era il generale che diede inizio all’invasione del Belgio (agosto 1914).↩Così traduco untutored, ma a me sembra che nell’originale ci sia una sfumatura che viene a mancare nella scelta dell’espressione «non istruito». Mi sembra che untutored suggerisca la mancanza di consiglieri adeguati; come a dire: il presidente è ignorante e non ha avuto il supporto di un tutor adeguato che lo guidasse nelle scelte, rendendolo edotto sulle questioni pertinenti per non lasciarlo in balia di neoconservatori più smaliziati. Qualcosa del genere.↩
Qui mi traduceva «al fianco di Iran e Siria»; gli ho fatto notare che l’espressione italiana suggeriva una sorta di alleanza e che quindi flanking non poteva essere tradotto come «al fianco», bensì andava inteso più in senso militare posizionale. Sono stato io a suggerire
sul fianco di
… Questo per dire che le IA per tradurre sono fantastiche, ma bisogna sempre controllare e porsi delle domande, ché altrimenti si rischia di avere una traduzione che stravolge i significati.↩Si tratta insomma di dottrine e strategie di conservazione di uno status quo.↩
La vituperabile espressione «fine della storia» inventata da Francis Fukuyama è parte di questo tentativo di congelare il tempo per evitare che questo consumasse i pilastri su cui si reggeva la supremazia americana. Una della paure di oggi è che qualcuno voglia provare a ricreare le condizioni storiche che hanno reso possibile l’egemonia “americana”. Questo vorrebbe dire, in termini sintetici, una guerra sul Vecchio Continente, tale da consumarlo… e l’entrate in scena trionfale, sul finale, della potenza che non ne è rimasta direttamente coinvolta e perciò non ha subito ingenti danni.↩
Si dovrebbe riferire al fatto che il Regno Unito decise di non rinnovare l’Alleanza anglo-giapponese nel 1923. Interrogando Gemini in proposito, dice che la decisione fu presa
principalmente sotto la pressione degli Stati Uniti e dei domini britannici
. Da come scrive Buchanan, invece, mi sembra che la storiografia statunitense preferisca sorvolare sul ruolo degli USA in quella decisione; in questo modo la colpa di aver reso il Giappone più aggressivo e aver spinto l’Italia di Mussolini tra le braccia di Hitler ricade interamente sulla politica britannica.↩It was Britain’s lead in imposing the League of Nations sanctions on Italy over Abyssinia that destroyed the Stresa Front, isolated Italy, and drove Mussolini into the arms of Hitler.
(p. 414) (Fu la leadership della Gran Bretagna, che impose le sanzioni della Società delle Nazioni all’Italia per l’Abissinia, a distruggere il Fronte di Stresa, isolare l’Italia e spingere Mussolini tra le braccia di Hitler.)↩Hybris estraibile indirettamente anche in queste parole (notare il National in National Endowment for Democracy, un loro parto): sono coloro che scrivono unilateralmente delle regole, poi le interpretano (a loro discrezione) e le applicano o le vogliono far applicare, almeno quando gli conviene… e attraverso questo loro parto unilaterale si arrogano il diritto di giudicare. • A proposito del NED, c’è il sito (ned.org). Ci faccio un salto e qual è il primo titolo del carosello?
Impact Report: Strengthening Ukraine’s Democratic Resilience and Countering Russia’s Aggression
: una sbrodolata della narrazione sull’Ucraina, senza nessun riferimento alle responsabilità e ai piani degli USA, che questo testo in lettura mostra. Riemerge anche il tema degli investimenti in paesi terzi:NED invested $10.6M to support nearly 100 local partners on the ground
, che suona bello perché, ehi, sono investimenti per la democrazia, la libbertà [sic], ecc. Di fatto, delle leve di controllo e destabilizzazione, da accendere e spegnere come conviene. Insomma, interferenze straniere; ingerenze nella vita di uno stato che millantano essere sovrano; nel loro “linguaggio tecnico” sovrano significa questo: non sottoposto al padrone sbagliato (cioè diverso da loro).↩Una trascrizione in inglese si trova per esempio su en.kremlin.ru; traduco direttamente (dall’inglese) giusto il seguente passaggio:
Penso che sia ovvio che l’espansione della NATO non ha nessuna relazione con la modernizzazione dell’Alleanza in sé stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E abbiamo il diritto di chiedere: contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo all’assicurazione che i nostri partner occidentali fecero dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? […] Mi permetto di ricordarvi cosa fu detto. Citerò il discorso del segretario generale della NATO, il signor Wörner, a Brussels il 17 maggio 1990. All’epoca disse che: il fatto che siamo pronti a non mettere eserciti NATO fuori dal territorio della Germania dà all’Unione Sovietica solide garanzie di sicurezza. Dove sono queste garanzie?
↩Il tema è l’annessione (così la definisco io e ovviamente i superatlantici dicono che è il termine sbagliato…) dell’Ucraina e di altri stati nella gang NATO. Il sommario riassume così:
Foreign Minister Lavrov and other senior officials have reiterated strong opposition, stressing that Russia would view further eastward expansion as a potential military threat. NATO enlargement, particularly to Ukraine, remains “an emotional and neuralgic” issue for Russia, but strategic policy considerations also underlie strong opposition to NATO membership for Ukraine and Georgia. In Ukraine, these include fears that the issue could potentially split the country in two, leading to violence or even, some claim, civil war, which would force Russia to decide whether to intervene. Additionally, the GOR and experts continue to claim that Ukrainian NATO membership would have a major impact on Russia’s defense industry, Russian-Ukrainian family connections, and bilateral relations generally. In Georgia, the GOR fears continued instability and “provocative acts” in the separatist regions
. Traduzione di alcuni passaggi: la Russia vedrebbe un’ulteriore espansione a est della NATO come una potenziale minaccia militare. L’allargamento della NATO, in particolare in Ucraina, rimane un problema emozionale nevralgico per la Russia, ma considerazioni politiche strategiche sono alla base della forte opposizione all’ingresso nella NATO di Ucraina e Georgia. In Ucraina queste (considerazioni politiche strategiche) includono la paura che la questione possa potenzialmente dividere il paese in due [aree russofone e filorusse vs aree non russofone e con un forte nazionalismo ucraino], portando a violenze e pure, secondo alcuni, ad una guerra civile che costringerebbe la Russia a dover decidere se intervenire. In aggiunta, il governo russo e alcuni esperti continuano ad affermare che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO avrebbe un impatto notevole sull’industria della difesa della Russia, sulle connessioni familiari russoucraine, e in generale sulle relazioni bilaterali. In Georgia il governo russo teme un’instabilità continua e azioni provocatrici nelle regioni separatiste. • Questo veniva scritto nel 2008 e dimostra la consapevolezza che continuare a considerare l’Ucraina già parte della NATO e minacciare in continuazione di annetterla, avrebbe causato attriti potenzialmente disastrosi, come poi è in effetti successo.↩Far risultare agli atti che la Russia sia l’aggressore che senza motivi razionali (e quindi analizzabili razionalmente), svegliatosi una mattina con la luna storta e mistificate aspirazioni imperiali, abbia deciso di punto in bianco, sorprendentemente (senza che nessuno potesse avere contezza delle ragioni), di attaccare, serve all’opinione pubblica per giustificare la nostra controreazione e, alla fine di tutto, per farci apparire come i Giusti dalla parte della Ragione. Ciò è propedeutico a poter accendere in seguito uno spirito guerriero: la voglia di fare una guerra per motivi sbagliati non ce l’ha nessuno. Ma se i motivi sono nobili, alti, e se c’è abbastanza indignazione per i cattivi comportamenti dei russi… Possono sperare di trascinarci in una guerra con il sorriso ebete sulle labbra. Se l’illusione resta fino alla fine della guerra, che dovrà essere vittoriosa, il poter attribuire il 100% delle colpe al cattivo sconfitto permetterà di metterlo in una brutta posizione sui tavoli negoziali della pace. E questo è il secondo motivo, sul finale il più importante. Sarà poi compito degli storici di un futuro remoto svelare i veri cattivi della storia (singoli personaggi, nessuna colpa collettiva) e tutti, anche e soprattutto guardando le macerie di Gaza trasformate in un resort, potremo dire, finalmente avendo capito i “nuovi” errori: mai più! … Fino alla prossima volta, naturalmente… 📓Voglio qui lasciare anche un appunto: non mi potrò mai dimenticare che all’indomani dell’invasione russa, ovvero dell’inizio dell’Operazione militare speciale (come la chiamano per distinguerla da una guerra che sarebbe stata molto più devastante fin da subito), una persona mi disse: «Ma Putin è un pazzo, ha fatto come Hitler […]» In quel momento ancora non avevo visto come i media inquadravano la cosa e cercai di spiegare che il paragone e il riferimento alla 2ª guerra mondiale erano fuorvianti, a dir poco, e che le motivazioni erano imparagonabili. Scoprii solo dopo che quanto detto da quella persona era il meme diffuso dai telegiornali (che sicuramente a loro volta seguivano il copione della retorica decisa in veline atlantiste). L’equivalenza Putin-Hitler (Putler: una “crasi” tanto geniale quanto demenziale, usata dai professionisti propagandisti online e poi introiettata dal codazzo degli acefali abbocconi filoatlantisti ad oltranza) non poteva mancare (la reductio ad Hitlerum ci sta sempre bene, sensata o meno che sia). Tutto il resto derivava invece dalla profonda ignoranza delle dinamiche che nel tempo (a partire almeno dal 2008, passando per l’arcinoto 2014) avevano portato a quel momento nello spaziotempo. E nessuna trasmissione mainstream si preoccupava di rendere edotte le masse dei retroscena, della storia fuori dai riflettori di quell’illic et nunc: tutte a far credere che Putin fosse impazzito all’improvviso e avesse deciso di fare una cosa “cattivissima” senza motivo, senza essere stato provocato ecc. Questa cosa di non essere stato provocato è un altro meme che ritroviamo nella propaganda disseminata in Occidente. Avrò modo di riprenderlo quando mi deciderò a voler parlare di un breve scambio di email con uno dei troppi paranoici “balticizzati”, ventre molle della propaganda antirussa/russofobica.↩
Aggiungo che poi, quando un paese (che è nel loro mirino) cerca di fare leggi per tutelarsi dalle ingerenze straniere, si inventano descrizioni di quelle leggi che le mettono in cattiva luce. Per esempio è clamoroso il caso della “legge russa” in Georgia. Una legge simile a quella che ha la Russia, che però l’ha scopiazzata dagli USA, e che serve alla Georgia per tutelarsi dalle ingerenze straniere di qualunque parte: russa o cinese o, udite udite, statunitense. Il problema è stato questo: la legge rende più difficile che gli USA riescano a ucrainizzare la Georgia. Per questo serviva liquidarla facendo credere che fosse una legge voluta dai cattivi russi per trarne vantaggi per sé. Era invece esattamente l’opposto: la legge doveva essere fermata perché proteggeva la Georgia anche dalle ingerenze USA.↩
Dopo la sconfitta dell’Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale, l’area dell’attuale Iraq (la Mesopotamia) fu posta sotto il Mandato Britannico dalla Società delle Nazioni. Questo portò a un’amministrazione diretta da parte delle autorità britanniche (il Commissario Civile). La prima guerra significativa che vide il Regno Unito impegnato in Iraq, subito dopo l’istituzione del Mandato, fu l’Insurrezione anti-britannica in Iraq (maggio-ottobre 1920). […] Sebbene militarmente i britannici vinsero, la rivolta fu un successo politico per gli iracheni, poiché spinse il governo di Londra a riconsiderare il suo approccio, portando alla creazione del Regno dell’Iraq nel 1921 (con l’insediamento di re Faysal ibn Husayn) sotto la supervisione britannica. […] l’altro conflitto fu la Guerra anglo-irachena del 1941 [che] fu un breve conflitto combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Regno Unito intervenne militarmente in Iraq in risposta a un colpo di Stato filo-Asse (il Colpo di Stato di aprile del 1941) che aveva rovesciato il regime favorevole ai britannici, minacciando gli interessi petroliferi e la sicurezza della regione. Le forze britanniche invasero il Paese, sconfissero rapidamente le forze irachene e reinstaurarono un governo fedele agli interessi del Regno Unito.
↩La prima guerra del Golfo, nel 1991 e poi la seconda guerra del Golfo, nel 2003 e fino al 2023, conosciuta anche come Operazione Iraqi Freedom, quella iniziata con il pretesto della armi di distruzione di massa, WMD in inglese, che portò all’uccisione di Saddam Hussein. Per giustificare la guerra e dimostrare l’esistenza delle WMD, Colin Powell mostrò una fialetta (piena di una polvere bianca, che naturalmente era innocua)… Una sceneggiata, un esempio di show, don’t tell politico: come far credere a tutti, una massa di polli o complici, che c’erano delle prove concrete e che la minaccia era reale e imminente. Questa guerra in Iraq si situa comunque nell’arco delle “Guerre al terrore” (War on Terror), sotto la dottrina della guerra preventiva (dottrina Bush), che si rifaceva in parte alla dottrina Wolfowitz e che in effetti è ormai parte integrante dell’atteggiamento USA in politica estera. Il che non signfica che Trump (o futuri presidenti USA) l’adotti: significa solo che, se vogliono, possono (come al solito), senza doversi inventare nuove cose a cui il mondo ancora non è avvezzo. È interessante osservare che la dottrina della guerra preventiva può giustificare anche la reazione russa ad un’Ucraina militarizzata in orbita NATO.↩
Strategic liabilities
.↩Dien Bien Phu (in vietnamita Điện Biên Phủ) è una città situata nel nord-ovest del Vietnam, nota a livello globale per la Battaglia di Dien Bien Phu del 1954, un evento che segnò la fine del dominio coloniale francese in Indocina.
Quindi l’autore sta dicendo che tutti quegli “impegni” che gli USA hanno fuori dagli USA stessi possono segnare la fine del loro dominio globale.↩Iraq.↩

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