lunedì 19 gennaio 2015

Quando il Foreign Office prese in considerazione un colpo di stato in Italia

Traduzione di parte di articolo apparso sulla newsletter “EIR — Strategic Alert”, vol. 22, n. 4 del 24 gennaio 2008. (Come al solito la traduzione è mia e quindi alla pinceau de chien, per usare un raffinato francesismo).

Enfasi, note1, link e forse qualche altra cosa (oltre agli errori e alle brutture della traduzione), sono miei.


Dei documenti desecretati di recente in Gran Bretagna provano che nel 1976 il Foreign Office considerò l'opzione di un colpo di stato militare in Italia, con l'intento di evitare che il Partito Comunista Italiano si unisse alla coalizione di governo. Alla fine l'opzione fu scartata, ma due anni dopo l'architetto della partecipazione del PCI al governo, Aldo Moro, fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Le rivelazioni da Londra confermano il ruolo centrale giocato dell'“impero Britannico”, come l'organizzazione LaRouche2 aveva già spiegato nel settembre del 1978 in un dossier dal titolo Chi ha ucciso Aldo Moro, pubblicato dal Partito Operaio Europeo (POE)3.

Nei primi anni Settanta il leader democristiano Aldo Moro capì che il rimedio alla vulnerabilità italiana dall'interferenza straniera nelle sue proprie questioni sovrane era nel trasformare il PCI in un partito totalmente pro-Occidente e democratico. Una volta che ciò fosse avvenuto, non ci sarebbero stati più ostacoli per un normale spostamento del potere politico, come in altre democrazie occidentali, né alcun pretesto per sottomettere l'Italia alla politica imperiale anglo-americana sotto la bandiera dell'anticomunismo.

Nonostante l'evoluzione del PCI fosse nella direzione stabilita da Moro, Londra e le forze filobritanniche a Washington e in altre capitali europee pianificarono di fermare la sua politica a tutti i costi, anche con un colpo di stato militare. Ciò è riportato in alcuni documenti pubblicati dal quotidiano italiano La Repubblica il 13 gennaio4 e trovati negli archivi londinesi dal ricercatore Mario J. Cereghino. Quello più drammatico è un documento classificato pubblicato dal Planning Staff del Foreign Office, datato 6 maggio 1976 ed intitolato “L'Italia e i comunisti: opzioni per l'Occidente”. A pagina 14 si trova il titolo: «Azione in supporto di un Colpo di Stato o di altra azione sovversiva», e sotto si legge: «Per sua natura, un colpo di stato può condurre a sviluppi impredicibili. Nonostante ciò, teoricamente, potrebbe essere promosso. In un modo o nell'altro, potrebbe essere fatto da forze di destra, con il supporto dell'esercito e della polizia. Per una serie di ragioni, l'idea di un colpo di stato “chirurgico” e senza spargimenti di sangue, capace di rimuovere il PCI o evitare che acquisisca potere, potrebbe essere attraente. Ma è un'idea irrealistica» (traduzione dall'italiano5).

Irrealistico per i seguenti motivi: la forza del PCI nel movimento sindacale; la possibilità di una guerra civile «lunga e sanguinosa»; un possibile intervento dell'Unione Sovietica; reazioni della pubblica opinione occidentale. Perciò l'opzione fu scartata.

Comunque, evitare che il PCI entrasse nel governo rimase una questione ad alta priorità nell'agenda britannica, condivisa dal Dipartimento di Stato di Henry Kissinger e dalla NATO. Il 25 marzo 1976, il ministro britannico della Difesa scrisse ai suoi colleghi del Foreign Office che un governo con il PCI sarebbe stato un evento «catastrofico». L'ambasciatore britannico presso la NATO, John Killick, scrisse: «la presenza di ministri comunisti nel governo italiano porterebbe ad un immediato problema di sicurezza nell'Alleanza… perciò una netta amputazione [dell'Italia]6 è preferibile ad una paralisi interna».

Svelando le motivazione nascoste, l'ambasciatore britannico a Roma, sir Guy Millard, scrisse che la partecipazione del PCI al governo avrebbe significato «la rapida fine del sistema del libero mercato». Millard era inoltre ostile ad Aldo Moro: «A volte sembra essere piuttosto ambiguo sul Compromesso Storico», cioè la proposta del PCI7 per un'alleanza politica con la DC. Henry Kissinger, in un incontro a Londra con il nuovo ministro degli esteri britannico, Antony Crosland, avvertì che per l'Occidente il riformatore Berlinguer era «più pericoloso del [leninista]8 portoghese Cunhal».

Abbastanza stranamente, da nessuna parte nei documenti del Foreign Office è discusso il fenomeno del terrorismo in Italia. Eppure, nel giugno del 1976 le Brigate Rosse uccisero la loro prima vittima, il giudice9 Coco.10


  1. Come questa, dove spiego che i link potrebbero rimandare a testi in inglese, e allora dovrete impegnarvi nel tradurli, se non leggete la lingua barbara con facilità.

  2. Cfr. Lyndon LaRouche e LaRouche movement.

  3. Cfr. anche “Caso Moro: Verità e giustizia per riscattare il paese”, e “Gli esperti concordano: Moro fu ucciso da un'intelligence straniera”, sul sito del MoviSol, cioè del Movimento internazione per i diritti civili — Solidarietà, dove è scritto che il POE «rappresentava il movimento di Lyndon LaRouche». Sia come sia, non ho trovato articoli d'approfondimento e analisi più specifiche sul POE, ma potete leggere qualcos'altro sull'originale (per così dire), o sul “fratello” tedesco o quello svedese; molto interessante anche questo documento dall'archivio Pio La Torre.

  4. La seconda parte consiste in un video, che però non è (più) accessibile. Vedi anche questo recente (2011) articolo su MicroMega, “Caso Moro: gli archivi di Londra rivelano il coinvolgimento del governo britannico”, che tratta lo stesso tema, con ulteriori spunti.

  5. Cioè la citazione riportata nel testo in inglese è la traduzione, in inglese, di uno stralcio scritto in italiano…

  6. L'integrazione è nel testo originale.

  7. Di Berlinguer.

  8. Altra integrazione presente nel testo originale.

  9. Magistrato.

  10. Quando il Foreign Office contemplò un colpo di stato militare in Italia.

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