mercoledì 3 settembre 2014

Ornitoteca/ Ti dico io come ti devi tradurre!

Un'altra perla che ci dimostra la taratura (e la tara) mentale di certi individui che s'inchinano a vicenda, accomunati dal medesimo gusto orrido e infantile per l'irrilevante e il dileggio — fine a sé stesso — dell'altro.

Sono tal Mazzetta e tal psicologa (esatto) Junghiana Collevecchio, impegnati a mostrarci tutti i carati delle loro maestose e dignitose capacità.

Evidentemente Riotta è un loro gradito bersaglio (tutti i bulli hanno le loro fissazioni), come suggerisce una precedente ornitoteca, “I massacri inutili”.

Qual è questa volta l'ignobile colpa di Riotta? Il fatto di aver scritto due tweet che, a detta del duo dileggiante, dovevano essere uno traduzione dell'altro.

Da nessuna parte Riotta asserisce che lo siano: esprimono entrambi, in modo un po' diverso, lo stesso concetto. Scelta di parole diverse, forse perché ogni lingua ha la sua estetica, la sua giusta (soggettivamente) scelta di costrutti e parole, il suo potere espressivo, e comunica un'idea meglio in un modo piuttosto che in un altro — o forse perché, più banalmente, il dottore non prescrive traduzioni letterali pena il dileggio di due emeriti che ben rappresentano, nelle mie collezioni folkloristiche, ciò a cui un essere umano razionale non dovrebbe assomigliare (intellettivamente).

In inglese Riotta ha scritto:

Killing journalists Isis spews hatred and intollerance but unwittingly proves journalism is indeed alive

“Ma” in italiano invece ha osato scrivere qualcosa di diverso (secondo me fondamentalmente nella distanza semantica tra unwittingly e a sorpresa1), qualcosa che non è la fedele traduzione del tweet precedente2:

Uccidendo giornalisti l'odio intollerante dei terroristi Isis prova a sorpresa perché il giornalismo è vivo

Allo gogna il reo!


  1. Uccidendo dei giornalisti, l'Isis vomita odio e intolleranza, ma involontariamente prova in realtà che il giornalismo è vivo”. A sorpresa (è una epifania) realizzo che questi terroristi, con il loro odio intollerante, provano, certamente senza averne l'intenzione, il motivo per il quale il giornalismo è vivo. Considerando un pensiero quasi la rielaborazione (conseguente) dell'altro, piuttosto che la sua traduzione “uno a uno”, si evita la rigida corrispondenza biunivoca tra unwittingly e a sorpresa (non necessaria e non richiesta — a differenza di quanto pretendono persone che hanno due o tre schemi di pensiero in tutto), eliminando così la percepita “distanza semantica”.

  2. Spero che la Collevecchio e questo Mazzetta non si sorprendano troppo scoprendo quante volte i traduttori tradiscono il testo. A volte lo fanno veramente in modo “significativo” (e non involontariamente) tanto da esporsi a facili critiche — o tanto da doversi spendere in spiegazioni. Le traduzioni letterali, fredde e quasi meccaniche, non giovano però alla letteratura; perciò spero che i due paladini non si cimentino professionalmente in questa difficile attività, visto che la rigida forma mentis che mostrano in questo “attacco” suggerisce la mancanza di doti senza le quali un traduttore sarebbe indistinguibile da qualunque altro.

domenica 31 agosto 2014

Ornitoteca/ La scappatoia dell'ingegnere

Visto che l'ingegnere si è impegnato a intorpidire le acque, riprendo un attimo la questione del suo errore logico, che avevo già illustrato nell'ornitoteca “Imparo dall'ingegnere”. Cercherò di concentrarmi sull'essenziale per ottenere brevità e forse addirittura chiarezza.

venerdì 29 agosto 2014

Ornitoteca/ L'Europa di Altiero Spinelli e dell'ingegnere

Come già accennato nel post Abbaia a comando, che parla en passant di una citazione fuori contesto ingannevole e di tale Tullo Ostilio, chiamato dall'ingegnere per abbaiare e sbranare («divertiti»), la “diatriba” con il Ligori ha generato un'interessante quantità di materiale per l'ornitoteca.

In questo materiale c'è anche qualcosa che riguarda l'Europa (l'Unione Europea), Altiero Spinelli, l'ingegnere e un terzo tizio che premurosamente mi spiega che dove vedete reazionario potete tranquillamente leggere “di destra”.

Ornitoteca/ Abbaia a comando

In seguito al post precedente l'ingegnere, un po' piccato (diciamo così), ha dato il via ad una serie di tweet che hanno prodotto materiale per alcune altre ornitoteche. L'impegno maggiore è stato profuso a screditarmi; di argomenti ce ne son stati ben pochi (è un eufemismo) “corretti”.

giovedì 28 agosto 2014

Ornitoteca/ Imparo dall'ingegnere

Questa e altre “ornitoteche” sono ora su un blog dedicato: Ornitoteca. Potete leggere lì Imparo dall'ingegnere.

Della stessa serie del dott. ing. Ligori:

Oggi ho imparato da tale Dario Ligori che «tutti i neofascisti sono no €» e che dunque se sei «no €» sei neofascista, o comuque di destra. È in pratica come dire che tutti gli eroinomani si sono fatti le canne, quindi se ti fai le canne sei eroinomane.

venerdì 22 agosto 2014

Destra, sinistra

Nel XXI secolo c'è ancora chi sobbalza sentendo espressioni come né destra, né sinistra oppure al di là della destra e della sinistra.

Ornitoteca/ Una giornata di caccia

Un po' di robe prese con la rete a strascico nel mare Cinguettio, per ammazzare il tempo.

mercoledì 20 agosto 2014

La regina dei castelli di carta (Larsson): Salander e il "teorema" di Fermat

Ho appena finito di scrivere qualcosa su “La ragazza che giocava con il fuoco”; vado a posare il libro sulla mensola da cui l'avevo preso e mi accorgo che accanto c'è anche il seguito: “La regina dei castelli di carta”. Ottocentocinquantasette pagine. Con rispetto, non ho intenzione di leggerlo; non ora, almeno; quando e se lo farò, sarò particolarmente attento ai passaggi tecnologici, così da poter fare un altro post…

Intanto… (Spoiler alert! NON leggete se non volete che vi rovini la lettura del secondo libro!)

La ragazza che giocava con il fuoco (libro di Larsson)

Ho cominciato a leggere “La ragazza che giocava con il fuoco” di Stieg Larsson il 16 (agosto) a sera; il 18 a sera l'ho finito. Naturalmente, non ho speso tutto il 17 e tutto il 18 a leggere. Quindi, in definitiva, ho consumato molto in fretta il libro (754 pagine, corpo 12, credo, edizione Marsilio).

Niente di stupefacente: è letteratura fatta per essere divorata. Non ci sono periodi complessi, incidentali arzigogolate, raffinatezze letterarie: la prosa è asciutta, essenziale (adattissima ad una trasposizione cinematografica). Il genere letterario lo permette e di sicuro lo scopo non è quello di catturare il lettore con l'estetica delle parole (lette comunque tradotte) e di indurlo ad assaporarle lentamente.

È quel tipo di letteratura di consumo gradevole ma che non lascia niente: non è un libro che scatena la bramosia di possederne una copia sempre a portata di mano in libreria, magari per rileggere un paio di passi particolarmente incantevoli. Si legge e poi… basta.

Ciò detto, mi è piaciuto? Avvince e si fa leggere con facilità (non è una lettura impegnativa) e questa è, probabilmente, la chiave del successo per libri simili; sotto questa luce va giudicato un buon libro, che apprezzerà molto chi ama il genere.

Qualche critica al margine però la devo fare. (Spoiler alert!)