mercoledì 20 agosto 2014

La regina dei castelli di carta (Larsson): Salander e il "teorema" di Fermat

Ho appena finito di scrivere qualcosa su “La ragazza che giocava con il fuoco”; vado a posare il libro sulla mensola da cui l'avevo preso e mi accorgo che accanto c'è anche il seguito: “La regina dei castelli di carta”. Ottocentocinquantasette pagine. Con rispetto, non ho intenzione di leggerlo; non ora, almeno; quando e se lo farò, sarò particolarmente attento ai passaggi tecnologici, così da poter fare un altro post…

Intanto… (Spoiler alert! NON leggete se non volete che vi rovini la lettura del secondo libro!)

Intanto già posso fare questo per un semplice motivo: “scorrendo” le pagine per sentire l'odore della carta e cercare qualche irregolarità1, ne ho vista effetivamente una, a pagina 545 dell'edizione in mio possesso.

\[ x^3 + y^3 = z^3 \]

Si torna a parlare del «teorema di Fermat», ma nel caso particolare in cui l'esponente sia 3. Il che vuol dire che in realtà non si tratta del teorema di Fermat… Sorprendentemente, nessuno bacchettò Larsson nel secondo libro, nessuno lo corresse, ed egli ripeté l'errore nel terzo.

Come era scontato, nello scenario in cui Salander sopravvive, non è possibile sostenere che ella si ricordi di aver dimostrato, à la Fermat, il teorema.

Per cui leggiamo questi passi in cui l'autore solleva il personaggio dalla responsabilità della consapevolezza di una simile incredibile dimostrazione:

L'inverno precedente aveva passato parecchio tempo ai Caraibi a scervellarsi sul teorema di Fermat […]

Ora aveva l'irritante sensazione di avere intravisto una soluzione… di avere sperimentato una soluzione.

Ma di non essere in grado di ricordarla. […]

Il teorema di Fermat non la affascinava più. […]

era proprio così che funzionava di solito. Era affascinata da un enigma, ma non appena l'aveva risolto perdeva ogni interesse al riguardo.

L'idea è dunque questa: la mente di Salander ha registrato di aver “risolto l'enigma”, per cui lei non prova più interesse verso di esso. Però nello stesso tempo non ricorda la “soluzione”.

Ai posteri del mondo fittizio del libro, che vivono nella mente dei lettori che sono a conoscenza del fatto che Salander ha trovato una mirabile dimostrazione, ella lascia una burla2 non troppo dissimile da quella di Fermat…

Fortunatamente noi sappiamo che ha trovato la dimostrazione di un caso particolare, quello in cui l'esponente è 3; dimostrazione che già formulò Eulero.


  1. Si tratta di un mio personale rituale per verificare la presenza di una mappa, un disegno… qualunque cosa interrompa la regolarità del testo. Per esempio, in “La ragazza che giocava con il fuoco” c'era il disegno in pianta della casa della coppia del cui omicidio viene accusata Lisbeth Salander.

  2. Parlo di burla perché la dimostrazione di Wiles è praticamente un libro; è difficile credere che esista una dimostrazione corretta tanto “semplice” quanto suggeriscono le parole di Fermat.

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