lunedì 17 novembre 2014

Dissesti

Cosa non è “dissestato” in Italia? Lo sono la cultura (media) e la capacità critica, forse più che altrove, lo sono il giornalismo e l'informazione, lo sono la politica e l'economia, lo sono la memoria e il buonsenso, lo è la pachidermica giustizia e non poteva mancare all'appello, ovviamente, il “territorio”.

Come testimoniano una volta di più i recenti, luttuosi eventi […] le catastrofi idrogeologiche minacciano ormai con cadenza regolare aree sempre più vaste di territorio, con costi spesso ingentissimi, sia dal punto di vista dei danni materiali, sia in termini di vite umane. Che questo stato di cose sia imputabile alla situazione di degrado in cui è stato lasciato per decenni il territorio e a una lunga politica di condiscendenza verso opere di cementificazione selvaggia è ormai fuor di dubbio. E a poco vale osservare che, forse, ci troviamo di fronte a un'epoca di cambiamenti climatici; anzi, compito di una buona amministrazione è proprio gestire il presente con occhio attento alle possibili conseguenze, e cioè al futuro. In ogni caso […] ciò che importa è segnare un punto di svolta nella gestione del territorio e iniziare una politica di opere di prevenzione che utilizzino tutti gli strumenti messi a disposizione dalla ricerca. Ovviamente una prevenzione efficace richiede finanziamenti adeguati, ma l'esperienza italiana ha dimostrato l'insensatezza del tirare al risparmio per poi ritrovarsi a dover pagare conti assai più salati. Dal 1989 al 1996 le finanziarie hanno stanziato per la prevenzione una media annua di 80 miliardi [di lire]; nello stesso periodo, per interventi dovuti alle emergenze, sono stati stanziati 1520 miliardi, senza contare l'alluvione in Piemonte, che ha richiesto stanziamenti complessivi per 8840 miliardi.

Quello che avete letto è tratto da un articolo sul numero di Le Scienze del febbraio 1997. I «recenti, luttuosi eventi» a cui si fa riferimento sono quelli della «penisola sorrentina», avvenuti in gennaio1. Più o meno un anno dopo, più precisamente intorno al 5 maggio del 1998, l'alluvione di Sarno e di Quindici causava la morte di circa 160 persone.

L'articolo prosegue. Alcune frasi (sono tutte citazioni; ometto virgolette e italico):

  • premessa essenziale […] è una seria programmazione che fissi obiettivi precisi, approntando in anticipo opere di ingegneria complesse […]
  • va affiancata una mappatura del territorio che evidenzi le zone a rischio […]
  • gli Istituti di ricerca per la protezione idrogeologica (IRPI) […] e il Centro risorse idriche e salvaguardia del territorio (CERIST) […] hanno voluto organizzare ad Alba, in occasione del secondo anniversario della catastrofe che colpì del 1994 le province di Cuneo, Alessandria e Asti, un convegno […] sulla prevenzione delle catastrofi idrogeologiche
  • non è mancata una denuncia delle gravi mancanze esistenti a livello politico sul problema della salvaguardia del territorio
  • […] si preferisce agire sull'onda delle emozioni, rincorrendo gli eventi anziché anticipandoli, con il risultato di spendere per interventi straordinari di emergenza almeno cinque o sei volte l'ammontare richiesto dalla prevenzione ordinaria

Sono passati più di tre lustri da questo articolo.

A parte la spettacolarizzazione mediatica che distorce la percezione e presenta ogni dramma quasi come se fosse una assoluta ed eccezionale tragedia senza precedenti, da allora è stato fatto veramente così poco?

Purtroppo sembra che sia così, nonostante le esperienze e la consapevolezza di ciò che si sarebbe dovuto fare.

Ci ritroveremo, tra altri quindici anni, a piangere ancora lacrime di coccodrillo?


  1. Cfr. p.es. questo resoconto stenografico del 21 gennaio 1997, oppure questo articolo del Corriere della Sera

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