domenica 27 ottobre 2013

Gravità (il film Gravity)

Alcune osservazioni (critiche) su dettagli che non mi sono piaciuti. Spoiler alert! Potrei rivelare dettagli non graditi a chi non ha visto ancora il film. Suggerisco di vederlo? Mah, non saprei.

Era tre D, treddì, DDD, 3D?
I film in 3D non li ho mai troppo graditi perché indossare gli occhialetti per il 3D mi dà sempre qualche mal di testa. Devo dire che questa volta non ho provato fastidio. Ma nemmeno tanto senso-del-3D, tranne forse in qualche scena in cui i detriti si muovevano verso l'obiettivo.

Ma nelle tute spaziali ci si mette in shorts?
Sandra Bullock si toglie la tuta con cui stava effettuando la EVA con estrema facilità e ne esce fuori in magliettina e shorts. Gradiamo, però mi sa che le tute spaziali (per attività extraveicolare) sono un po' meno comode e soprattutto meno pratiche da mettere e togliere. Tornati a casa abbiamo controllato e un amico ha trovato il link al sito della NASA; in particolare si legga la sezione Liquid Cooling and Ventilation garment e soprattutto si guardino le foto. Ok, esigenze di copione.

Ma la conservazione della quantità di moto? Il terzo principio della dinamica?
Un paio di scene mi hanno messo qualche dubbio sulla corretta “fisica”. Una è quella in cui lei (Sandra superwoman) è costretta a lasciar andare lui.

Avevano raggiunto insieme, legati da un cavo che poi era stato tranciato da uno dei pannelli solari, la Stazione Internazionale  grazie all'ultima spinta di una sorta di jetpack che aveva solo George (per questo erano collegati dal cavo); ma la parte difficile è agganciarsi alla stazione ed evitare di andare oltre. Lei a culo viene bloccata da una serie di cavi svolazzanti che le imprigionano precariamente un piede. George sta per andare lungo, ma lei riesce a prenderlo afferrando il cavo che prima li teneva uniti.

Il cavo va in tensione (tra l'altro come se fosse privo di qualunque minima elasticità), ok, e ci resta come se qualcosa tirasse George. Ma a questo punto lui è “fermo” e quindi dovrebbe essere salvo: basta che lei lo tiri a sé con un colpetto ed ecco che sarebbe tornato a muoversi verso di lei. In realtà, considerando complessivamente la massa stazione+Bullock, mi sa che dovevano mostraci un George che, dopo lo strattone, si riavvicinava a lei e alla stazione.

Invece, per fare la classica scena “Non ti mollo — mi devi mollare per salvarti”, non sarà così: lui si sente costretto, per non trascinarla via, a sganciarsi e continuare… Ci deve essere una forza che tira George nella direzione in cui stava andando prima.

C'erano tanti altri modi per far perdere nello spazio George, senza dover per forza strapazzare la fisica per metter su lo stereotipo del sacrificio necessario e altruista: l'eroe che si sacrifica con freddezza e razionalità affinché trionfi l'eroina debole e contemporaneamente forte, segnata da una tragedia personale, che irrazionalmente spera di poterlo salvare.

La seconda scena in cui la fisica non ha tenuto è quando lei getta via l'estintore, ormai vuoto, che aveva usato per “correggere il tiro” e raggiungere la stazione cinese. La mia impressione è che anche qui non ci sia stata la corretta conservazione della quantità di moto.

Sono così arrugginito in fisica che mi sta sfuggendo qualcosa? A leggere questo, direi di no —anche se lui non ha da ridire direttamente sul caso dell'estintore ed è più morbido di me su alcune licenze artistiche.

Premere i bottoni russi e cinesi
Ci avevo fatto caso ma l'avevo classificato come marginale e accantonato; l'articolo inglese già linkato me l'ha fatto tornare in mente.  In effetti sulla stazione russa e su quella cinese la Bullock riesce ad “agire”, in un caso sembra che ci riesca ricordandosi la posizione dei bottoni, come se l'unica differenza tra i vari moduli spaziali siano le scritte sui pulsanti e che per il resto siano tanto simili da poter essere pilotate da un qualunque astronauta con un addestramento su un modulo di qualunque nazionalità.

(Osservazione en passant: naturalmente nella stazione cinese fluttua una racchetta da ping-pong e sulla console si trova una piccola statua di Buddha. Quando mi ricapiterà di guardare il film, cercherò di fare più attenzione agli oggetti che fluttuano; a voi che non l'avete visto e state leggendo ugualmente, suggerisco di prestarci particolare attenzione: avevo lì per lì notato un altro paio di cose simpatiche, che però ora mi sfuggono.)

Ma la tuta spaziale russa?
Quando scopre che la Soyuz è agganciata alla Stazione Internazionale per via del paracadute, deve uscire per sganciarlo. La sua tuta è andata persa nell'incendio e la tuta che usa per uscire in quest'altra attività extraveicolare sembra una semplice Sokol, che come l'articolo di Wikipedia specifica
non è progettata per l'attività extraveicolare, ma solo per garantire la sopravvivenza all'astronauta nel caso di una depressurizzazione accidentale della navetta.
Non c'era nemmeno il "pacco ossigeno" dietro, mi sembra. Cosa respirava mentre era lì fuori (ammesso che sarebbe sopravvissuta con una simile tuta)?

Precipitiamo allegramente
Un altro paio di cose poco convincenti. La Bullock non muore: riesce a tornare a Terra usando il modulo cinese. La situazione è tale per cui il rientro avviene in un punto qualsiasi. Oltre il 70% della superficie terrestre è coperto d'acqua per cui la probabilità che un atterraggio casuale avvenga in mare è alta. Tuttavia non è certa. Inoltre, la probabilità di precipitare in mare ma a una distanza accettabile dalla terra ferma è molto più bassa. Non saprei stimarla al volo ma direi che è tanto bassa da poter considerare l'evento improbabile. Invece la nostra fortunata eroina si ritrova a nuotare e con due bracciate arriva alla terra ferma, dove finalmente riassapore la libertà della gravità.

È costretta a questa nuotatina dal fatto che il modulo comincia a prendere fuoco all'interno: lei apre il portellone e l'acqua comincia a entrare, facendolo affondare. Quindi, non si è aperto il salvagente che dovrebbe corredare questi moduli di rientro e nonostante ciò il modulo resta a galla, almeno finché lei non apre il portellone. Anche questo mi sembra poco verosimile, anche se è una di quelle licenze artistiche su cui sono disposto a passare sopra.

Note conclusive.
L'unica licenza artistica che ho trovato inaccettabile è quella della scena del sacrificio di Clooney. Il voler inserire a tutti costi questo abusatissimo cliché è per me uno scivolone imperdonabile, specialmente considerando che, per peterlo fare, si è deciso di aggiungere un errore fisico.

Non serve a nulla tirare in ballo la volontà di aumentare la tensione o creare un momento ad alto potenziale emotivo: stai facendo un film di una tizia che resta da sola nello spazio, con la minaccia di mortali detriti orbitanti, che ha già visto un collega bucato da parte a parte, e che deve arrangiarsi a tornare a casa. Se la lasci sola facendo morire in un qualunque modo “corretto” l'unico compagno rimastole, puoi giocare ad libitum con la tragedia umana.

Forse Clooney non avrebbe accettato di morire in modo non eroico?

Non aver giocato la carta dell'originalità, rifiutando l'assunzione in cielo dell'eroe sacrificale, fa di Gravity l'ennesimo film a stampo hollywoodiano, tradizionale e senza particolari meriti al di là di quelli tecnici e visivi.

Considerando poi l'aspetto allegorico, se vogliamo, ho notato altre volte, in film con Sandra Bullock, una tendenza alla mistificazione e alla mitizzazione della donna debole eppure forte, che si risolleva e lotta, sconfiggendo l'attrazione del baratro in cui cerca di spingerla un passato tragico e ingiusto. Eccessivo fino al punto da risultare poco credibile e abbastanza ruffiano (fatemelo chiamare «pressupposti del femminismo spicciolo»).

Qualche altro dettaglio e licenza artistica si può leggere pure sulla pagina Wikipedia del film.

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