domenica 6 gennaio 2019

Petrino alla guerra e la militarizzazione dell'ASI

A novembre (2018) i russi fermano tre navi ucraine, arrestano e condannano a due mesi i marinai. Il motivo? Secondo i russi le tre navi, dirette verso lo stretto di Kerch, hanno sconfinato nelle loro acque territoriali e non hanno risposto alla richiesta di fermarsi. Per le navi che vogliono passare attraverso lo stretto di Kerch la procedura prevede un preavviso di 48 ore e la conferma 24 ore prima del passaggio1. I russi dicono che questo protocollo non è stato rispettato, da cui segue il blocco delle navi per sconfinamento. Un «incidente di confine», insomma.

Per Poroshenko, invece, si tratta di un attacco all'Ucraina; chiede solidarietà al “mondo occidentale”, fa entrare in vigore la legge marziale per trenta giorni, in modo da avere i poteri speciali necessari per fronteggiare la minaccia di un'offensiva di terra dei russi che, dice, Putin sta preparando (Poroshenko ha le prove…), e spera che la NATO, di cui vorrebbe che l'Ucraina faccia parte2, invii navi nel mare di Azov, “richiesta” che non è piaciuta molto alla Merkel.

Poroshenko mostra i passaporti di soldati russi: è la prova schiacciante, tangibile e visibile della presenza militare russa in Ucraina. Vedendo questa prova, chi potrebbe mai dubitare?

Colin Powell anthrax vial. 5 Feb 2003 at the UN

Un altro esempio di show, don't tell politico: Colin Powell mostra una fiala di antrace (finta…) sostenendo la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq: tutti possono vedere che la fiala c'è, quindi quello che dice Powell deve essere concretamente vero…

Quello che sta succedendo tra Ucraina e Russia non è esattamente nuovo, non è iniziato adesso né con quest'altro episodio: a marzo l'Ucraina aveva sequestrato un peschereccio russo e, sempre secondo fonti russe, notoriamente inaffidabili, starebbe provando a venderlo.

Si potrebbe credere che c'entrino qualcosa le ambizioni di Poroshenko; l'espansione della NATO a est; …

L'allargamento della NATO.

… l'espansione a est dell'UE, fondamentalmente colonia NATO, e comunque con molti paesi decisamente “atlantisti”; il controllo della Russia sul suo confine ovest; la necessità della Russia di non lasciare mano libera agli USA e all'UE in quello che fu un tempo dominio dell'Unione Sovietica3 e l'idea di creare una Grande Russia; l'esistenza di una popolazione russofona e/o filorussa4; …

questioni di gas e gasdotti5, con la memoria rivolta anche a passate dispute; il controllo di rotte strategiche militari o commerciali…

Si potrebbe cioè credere, così, come prima ipotesi, che c'entrino qualcosa almeno qualcuna delle solite questioni geopolitiche.6

Il Nord Stream 2 praticamente raddoppia il Nord Stream. Arrivano entrambi in Germania; e per puro caso Gerhard Schröder è il presidente del consiglio d'amministrazione della società Nord Stream AG7. Il South Stream è stato definitivamente abbandonato nel 2014, dopo l'annessione russa della Crimea e le conseguenti sanzioni occidentali; nel progetto era coinvolta anche l'Italia, con l'ENI, e sembra che a Romano Prodi la Gazprom avesse offerto la presidenza della South Stream AG, come aveva già fatto con Schröder per la Nord Stream AG (siamo nella prima metà del 2008; Prodi era presidente del consiglio dei ministri della repubblica italiana, anche se ancora per poco).

Nell'immagine sono evidenziate la Crimea e lo stretto di Kerch.

Invece no.

La vera causa dell'effetto

Il 4 marzo 2018 si tengono le elezioni politiche che vedono in testa la coalizione di centro-destra (37%, di cui il 17.34% per Lega e il 14% per la rediviva Forza Italia) e il Movimento cinque stelle (32.68%) — la coalizione di centro-sinistra va al 22.86% (di cui il 18.76% del Partito democratico)8. Però da un po' andiamo a votare con leggi elettorali che sono dei capolavori, anche grazie alla lungimiranza dell'unica classe dirigente degna di questo paese9, per cui alla fine percentuali, seggi, equilibri e geometrie non definiscono automaticamente il governo, il cui parto è infatti un po' travagliato: per fortuna c'era Mattarella che ne ha facilitato la nascita e contemporaneamente ha tutelato i nostri risparmi. Dunque alla fine riesce a nascere un Governo bicefalo Lega + Cinque stelle, tenuto assieme, almeno pubblicamente, da un programma condiviso redatto all'uopo.

Tale governo entra in carica il primo giugno e ottiene la fiducia il 5 e il 6 giugno.

Ma prima che ciò avvenga il governo uscente, le cui forze politiche sostenitrici sono risultate “sconfitte”, si dedica alla tipica amministrazione ordinaria, come per esempio rinnovare, il 7 maggio10, la nomina del presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana.

Patrick-Simon-Roberto Jane-Baker-Battiston.

A nessuno deve venire in mente che ciò possa suonare come una mossa politica sconveniente infilzata tra le costole del nuovo governo ancora prima che potesse muovere i suoi primi passi. Battiston, del resto, è uno forte11: l'ha provato sul campo, dicono, portando l'ASI lì dove nessuno l'aveva portata mai12, ma soprattutto ha il suo bel curriculum accademico di ricercatore ma anche come «coordinatore di grandi progetti di ricerca», e quindi, per logica, la cosa giusta dovrebbe essere quella di rinominarlo automaticamente a oltranza per la carica in questione. Cavallo vincente non si cambia!

Qualche maligno aggiunge a questo apparente «sgarro istituzionale» il lignaggio di Battiston13, che però deve essere irrilevante anche in questa rinomina nel mezzo di un cambio di governo14.

Il malvagio e fazioso falso quotidiano, di cui non ci si può fidare essendo filoleghista grillino e sicuramente antiberlusconiano e antirenziano, tant'è che Travaglio è stato condannato a pagare Tiziano Renzi, scrive:

È il 23 maggio scorso quando il collegio interno dell’Agenzia spaziale italiana si riunisce per discutere sui particolari della riconferma di Roberto Battiston […] per tutti […ma tutti chi?…] una nomina assolutamente irrituale, nonché uno sgarro istituzionale nei confronti del nascente governo gialloverde. Nel verbale dei revisori dei conti dell’Asi, però, la politica non compare: ciò che viene sottolineato è l’incongruenza formale di quella scelta.

Però la Fedeli, soggetto assolutamente imparziale, ci spiega che è solo un «licenziamento in tronco» e che lei non ha commesso nessun errore nella procedura di nomina. L'errore contestato di non aver «sottoposto la nomina al parere obbligatorio e preventivo del Comitato interministeriale» non sussiste perché la legge invocata «non interviene affatto sulle procedure di nomina del presidente». Il presidente fa parte del Consiglio d'amministrazione ma «non sottostà alla disciplina di nomina dei consiglieri in quanto organo a sé con proprie prerogative».

Ci dice Fedeli:

La legge del 2018 modifica infatti solo la disciplina del Consiglio di amministrazione dell’ASI (art. 7 decreto legislativo n.128 del 2003) stabilendo, all’articolo 3, comma 1, lettera e), che il Comitato interministeriale, istituito dalla medesima legge, deve essere sentito esclusivamente per la nomina del Consiglio di amministrazione e non anche per quella del presidente.

Lettera43 esprime dei dubbi citando la legge in questione proprio all'articolo 3, comma 1, lettera e):

Il Consiglio di amministrazione […] è composto dal presidente, designato dal ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, e da altri quattro componenti, […]

Quindi, per dirla con Lettera43, «se il presidente dell'Asi fa parte del Consiglio di amministrazione, organo collegiale che deve essere nominato dopo aver sentito il Comitato interministeriale, la nomina del presidente stesso deve o non deve passare per il parere del Comitato interministeriale? Secondo Fedeli no, perché il presidente farebbe storia a sé15. Ma il testo della legge, e la logica16, autorizzano a prendere per buona anche una risposta affermativa.»

La legge, per inciso, non l'hanno fatta quelli brutti sporchi cattivi e soprattutto incompetenti; sembra che anche le leggi (o modifiche delle leggi) dei bravi buoni esperti (e difensori della pace planetaria e della libertà dei popoli) siano fatte apposta(17) per disseminare busillis e dare spazio di manovra agli azzeccagarbugli e appigli per squisite macchinazioni politiche.18

Ora, però, sto divagando. Il punto chiave è che deve essere moralmente necessario concordare sul fatto che non c'è niente di “inopportuno” (politicamente, s'intende) nel rinnovare una nomina nell'interregno tra un governo e l'altro; e comunque, anche se fosse, non conta perché la persona è quella giusta. Dunque una tale nuova nomina non va considerata ad interim e deve essere accettata e ingoiata dal nuovo governo a prescindere da qualunque valutazione, specialmente se solo politica!

Dobbiamo concludere che la cacciata di Battiston, mossa marchiata Lega (se vogliamo credere alle parole di Fioramonti — ma perché dovremmo?), è sbagliata da qualunque angolo la si guardi, incluso quello politico.

Poco male! Si dirà: ne metteranno uno necessariamente peggiore, che disastrerà l'ASI (che ora va a gonfie vele ed è rispettata come mai a livello internazionale), ma non sarà mica la fine del mondo, no? Cioè, cosa vuoi che succeda al massimo?

La guerra!

Operation Upshot-Knothole - Badger 001

Ora capiamo finalmente la scintilla che ha innescato l'incendio tra Russia e Ucraina turbando l'aura di pace nell'Eurasia.

Sono bastate le «indiscrezioni di stampa sulla prossima nomina» per incasinare tutto, un po' come accade a I Mercati™ quando impazziscono per le voci di corridoio riguardo alle ipotesi di gestione di scenari alternativi.

Cioè è bastato che qualcuno facesse il nome di un militare come nuovo presidente dell'ASI.

Dice bene la Fedeli:

si dovrebbe aprire una discussione approfondita sui caratteri di militarizzazione dell’Asi19 che da tale nomina deriverebbero

Non appare per niente una paura infondata: da una siffatta nomina20 deriverebbe, è chiaro, la militarizzazione dell'ASI e la pace sarebbe a rischio. Non è un'esagerazione, né un “vago” argomento fallace21, come potrebbe credere qualche sprovveduto.

Non vogliamo mica che l'ASI faccia la brutta fine che ha fatto la NASA22, specialmente adesso che ha come presidente (nominato da Donald Trump — e qui si capisce tutto, no?23) un tale James Frederick Bridenstine: pilota della marina, poi entrato nella U.S. Navy Reserve, promosso a capitano di corvetta24, ecc.?

Certo che non vogliamo la militarizzazione dell'ASI, qualunque cosa significhi in concreto! Certo che la guerra ci fa paura e la pace è un valore supremo a cui l'umanità deve ambire!

Il pericolo vagamente richiamato dalla Fedeli è definito con chiarezza maggiore in un articolo magistrale apparso sul Corriere della Sera dal titolo La politica stia lontana dalla ricerca scientifica, firmato da tal Rovelli.25

L'autore dà due buoni (così li definisce lui stesso) motivi per ritenere sbagliata la destituzione di Battiston: l'autonomia della ricerca e «l'idea tristissima di nominare un militare alla guida di un ente spaziale», proprio come a volte fanno gli americani con la NASA — ma perché mai bisogna prendere solo i cattivi esempi?

NASA logo meatball

Quando l'autore inizia la spiegazione sul problema dell'autonomia della ricerca dice (enfasi aggiunte):

La guida dei grandi enti di ricerca, così come quella di una grande agenzia spaziale, richiede una conoscenza approfondita del mondo della scienza e una sensibilità scientifica che permette di prendere le decisioni giuste, riconoscere i pareri affidabili, saper navigare fra le diverse opinioni degli scienziati, e questo può permetterlo solo una lunga pratica e familiarità con il mondo della scienza.26

Questo non spiega perché l'autonomia della ricerca sarebbe a rischio: semmai ci dice che la qualità è a rischio. Quisquilie, comunque: il momento è grave è quindi non bisogna mettere i puntini sulle i e dire che la logica usata puzza sarebbe da irresponsabili… E poi c'è il seguente passaggio che effettivamente si correla meglio con la questione dell'autonomia:

La politica può e deve indicare obbiettivi a lungo termine27 e vigilare, ma se rimuove persone competenti solo perché sono state nominate da un governo di diverso colore politico28, e pensa di lottizzare e occupare la ricerca come fa con la Rai, distrugge la scienza in Italia29.

La politica deve tenere le sue zampacce lontane dalla ricerca, il che significa, evidentemente, che deve tenerle lontane dalle nomine dei vertici di enti, istituti e agenzie che hanno a che fare con la ricerca. Quindi l'autore sta suggerendo, giustamente, di cambiare le regole in modo che la politica non abbia voce in capitolo in quelle posizioni amministrative (che, sempre evidentemente, sono determinanti per realizzare gli obiettivi universali della ricerca). Poi ci si può chiedere perché limitare questa sacrosanta critica al solo mondo della ricerca: ci sono altri settori che sono un terreno di scontro politico, un braccio di ferro tra diverse concezioni del mondo30, delle roccaforti che la politica crede di dover occupare in una logica di conquista del potere fine a sé stesso31 o, peggio, con l'obiettivo di elargire regalie e raccomandazioni per alimentare un marcio sistema clientelare.

La ricerca deve essere libera: è da irresponsabili credere che la politica possa o debba avere voce in capitolo (a parte per gli «obbiettivi a lungo termine»…), magari anche tramite la scelta dei vertici degli enti governativi di ricerca. Se poi guardiamo il caso specifico e facciamo un viaggio nella memoria, è chiaro che tale caso non è simile a niente di quanto accaduto in passato per mano di altri governi… quindi, cosa è accaduto in passato per mano di altri governi? Nessun accenno… ma non è importante. Nella memoria di Rovelli nessun governo precedente «è stato così rapace nel mettere le mani sulla ricerca»32

La rapacità è evidente dalle tempistiche e dal fatto compiuto «senza preavviso, senza motivo, senza dargli [a Battiston] modo di rispondere ad eventuali obiezioni»? Ora, con la destituzione di Battiston e la sua sostituzione con non-si-sa-ancora-chi33, questo governo ha messo «le mani sulla ricerca», tutta. I toni apocalittici non sono esagerati: stiamo messi davvero malissimo!

Senza preavviso

Chi l'avrebbe mai detto che una nomina fatta da un vecchio governo nell'interregno tra il vecchio e un nuovo governo fosse a rischio? Nessuno avrebbe potuto sospettarlo, men che meno Battiston, «astrofisico italiano di altissimo profilo», cioè una mente acutissima che si sarebbe accorto del suo destino se ci fossero stati dei minimi indizi; nessuno avrebbe potuto prevedere che questo governo avrebbe fatto qualcosa che non è mai stata fatta prima, e in modo così rapace! L'eccezionalità di questo inopportuno intervento politico del governo ha fatto sì che la “cacciata” di Battiston fosse un fulmine a ciel sereno. Al Fatto Quotidiano raccontano invece balle come questa:

L’ormai ex presidente Asi ha ragione quando parla di spoil system, ma al tempo stesso sapeva bene che il suo incarico era appeso a un filo sottilissimo. Lo aveva scoperto – questa sì una sorpresa – quando a settembre non era stato invitato a partecipare alla prima riunione del neonato Comitato interministeriale per le politiche dell’aerospazio […]34

In un altro articolo del Fatto troviamo un altro indizio (enfasi nell'originale, tranne sull'ultima frase):

A quanto si legge nel verbale n. 28 del 13 luglio 2018 (in cui si parla anche della situazione economica non florida dell’Agenzia35), inoltre, il collegio “prende atto” che il Mef, e in particolare il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, con una nota del 5 luglio 2018, ha trasmesso al Miur “il verbale del Collegio dei Revisori n. 20 del 23 maggio 2018 laddove si evidenziano alcune considerazioni circa la procedura di nomina del presidente dell’Agenzia restando in attesa di conoscere le valutazioni di competenza dell’amministrazione vigilante“. Il Miur ha deciso oggi. Ma l’esito era chiaro sin dai primi di maggio.

Non credete però all'ultima frase: il governo si è mosso come una biscia e la decisione finale è stata inaspettata. Senza preavviso, come ci spiega Rovelli (che è, lo ricordo, l'autore dell'illuminante pezzo sul Corriere). Su questa scia ci sarebbe anche una dichiarazione di tale Fabio Rampelli, fatta non dopo il 13 maggio (data del post da cui la prendo; enfasi aggiunte):

La nomina di Battiston alla Presidenza dell’Agenzia Spaziale Italiana è illegittima, Gentiloni si mostri minimamente indipendente da Matteo Renzi e proceda alla revoca. Nei giorni scorsi il ministro ai rapporti con il Parlamento ha correttamente informato me e tutti i capigruppo di ogni decisione del governo, decreti, proroghe, nomine, garantendo di mantenere un profilo istituzionale e confermando l’indisponibilità a prendere decisioni estranee all’ordinaria amministrazione. Falso.

Un governo cui restano poche ore di vita e con poteri limitati ha confermato invece alla guida di una struttura d’eccellenza una persona a mandato scaduto, già nominato 4 anni fa e con risultati tutt’altro che buoni nella sua gestione. L’aerospazio è un settore strategico della nostra economia e non può finire nella pratica del saccheggio maldestro di poltrone dell’ultimo minuto. Abbiamo denunciato più volte la situazione finanziaria pessima del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, controllata dell’ASI, che rischia di chiudere lasciando a casa più di 400 persone e non è accettabile questo colpo di mano. Gentiloni revochi subito la nomina e risponda alla nostra interrogazione parlamentare.

Ma questo Fabio Rampelli è capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, cioè peggio della Lega, quindi quanto dice e scrive va cassato senza pensarci due volte e le sue lagnanze vanificate nel dimenticatoio36. C'è quindi, in questo ignobile fulmine a ciel sereno contro Battiston, anche lo zampino di Fratelli d'Italia.

Boeing X-37B inside payload fairing before launch.jpg
[By US Air Force - http://www.af.mil/News/Photos.aspx?igphoto=2000374856 (direct link), Public Domain, Link]

Foto degli USA che soffiano sul fuoco della militarizzazione dello spazio e promuovono una visione militare e guerresca della convivenza su questo pianeta. Che lo facciano loro! noi siamo diversi! L'Italia è diversa! L'Unione europea è diversa!

Senza motivo

È ovvio che non ci sono motivi oltre a quello politico di «lottizzazione e occupazione della ricerca», che purtroppo causerà la distruzione della scienza in Italia37, oppure a quello economico che potrebbe essere esemplificato con il Giorgetti e quella nomina in conflitto di interessi. Ma quindi, allora, dei motivi ci sono e la politica corrente sta sicuramente rivedendo quali «obbiettivi a lungo termine» indicare e come raggiungerli?

Comunque, anche se dei motivi sono stati detti, noi non siamo d'accordo con essi, li riteniamo sbagliati, non crediamo che siano dei buoni motivi — anzi, sono dei pessimi motivi — e perciò per noi non esistono e possiamo dire che Battiston è stato destituito «senza motivo».38

«Vale la pena di ricordare qualche parola da una sentenza del Tar del Lazio (3277/2003)»39 (enfasi aggiunte):

L’apparato burocratico, destinato a dare concreta attuazione alle scelte politiche del Governo, per definizione costituzionale ha caratteri di professionalità […], esclusività […], produttività nel pubblico interesse […], imparzialità, legalità e indipendenza. […] Non a caso è stato adoperato il termine di “indipendenza” e non quello di autonomia. […] la anzidetta posizione di indipendenza non ha i connotati dell’autonomia, come succede per gli organi soggetti solo alla legge ovvero che hanno la possibilità di perseguire specifici interessi settoriali sulla base di scelte proprie: autonome anche nei fini, perciò non soggette agli indirizzi del Governo […] Non può esistere il dirigente che non realizzi l’indirizzo politico del Governo in modo imparziale e nel rispetto dei doveri inderogabili che sono insiti nelle regole del buon andamento. […] l’azione amministrativa ha carattere dinamico e deve procedere nella stessa direzione e con le stesse cadenze dell’azione politica del governo, né può divergere da quest’ultima negli obiettivi, come non può raggiungere risultati configgenti con quella.

Continuità dell’azione amministrativa significa corrispondenza costante di questa con i fini del Governo condotta da una posizione di indipendenza e di imparzialità.

[…]

Il metodo maggioritario (sia pure non perfetto) ha attribuito alla alternanza carattere di evento non più eccezionale e, nello stesso tempo, ha dato rilievo al problema della consonanza tra azione di governo e la sua concreta realizzazione da parte della pubblica amministrazione.

[…]

La legge 15 luglio 2002 n. 145 mira a impedire, per quanto possibile, che il nuovo Governo si trovi a operare in un rapporto istituzionale non sereno con l’apparato burocratico e che nella realizzazione del suo programma politico in conformità agli impegni presi con gli elettori incontri difficoltà e ostacoli frapposti dall’azione contraria di funzionari “infedelmente” fedeli alla parte politica che a suo tempo li espressero.

“Infedelmente” fedeli perché i compiti del burocrate ineriscono a un ruolo tecnico-amministrativo, non politico.

E’ infedele il funzionario che prende le parti di uno schieramento politico.

E’ tutt’altra cosa il funzionario che esegue fedelmente, con le proprie capacità tecniche, gli indirizzi del Governo in carica da una posizione di imparzialità e con l’obiettivo esclusivo del buon andamento.

[…]

E invero, la continuità dell’azione amministrativa, la quale —è opportuno ripeterlo— certamente concorre a garantire il buon andamento, non richiede una rigorosa stabilità delle persone che compongono l’apparato burocratico, atteso il carattere oggettivo degli Uffici pubblici.

La legge 145 del 2002, correttamente applicata (questo è ovvio), è rivolta a tenere a freno le situazioni di contrasto che potrebbero emergere dal cambio di Governo […]

La continuità della pubblica amministrazione risulterebbe indebolita dove gli organi di vertice conducessero una azione contraria al Governo.

E’ bene sottolineare che il potere riconosciuto al Governo dalla legge 145 del 2002 ha carattere straordinario. […] Il potere conferito dalla legge 145 del 2002 è “straordinario” perché il Governo ha l’opportunità di esercitarlo in determinate e limitate occasioni. Con riferimento alla ipotesi che interessa e che riguarda il ricambio dell’organo di vertice di ente pubblico […] la possibilità di ricambio investe esclusivamente le nomine conferite dal Governo precedente nei sei mesi antecedenti la fine naturale della tredicesima legislatura, nonché quelle conferite o comunque rese operative nel corso della quattordicesima legislatura fino alla data di insediamento del nuovo Governo40.

Non si tratta, pertanto, di un potere eccezionale che richiede una deroga alla normativa in vigore.

[…]

Il ricambio al vertice disciplinato dalla legge 145 del 2002 […] si rende necessario quando, a seguito di una (ovviamente ponderata41) valutazione della personalità del soggetto nominato dal precedente Governo, risulti ragionevole il convincimento […] che la sua attività di direzione non sia esercitata con il connotato della imparzialità e nel pieno rispetto delle regole del buon andamento, che comprendono la legittimità e la opportunità delle scelte in sintonia con gli indirizzi politici del Governo in carica.

Oggetto della valutazione è, pertanto, l’idoneità tecnica del dirigente a fornire leale e fattiva collaborazione al perseguimento degli obiettivi del potere esecutivo.42

Nella sostanza la legge 145 del 2002 attribuisce al nuovo Governo un potere di verifica della fedeltà del funzionario e della sua capacità di godere di piena fiducia.

E’ bene sottolineare che non si tratta di fiducia politica ovvero, peggio ancora, di fedeltà politica.

Il Governo deve essere in grado di fare affidamento sui valori oggettivi della persona sulla base della valutazione delle sue possibilità di produrre il risultato migliore nel rispetto degli obiettivi politici programmati. La fiducia tecnica, presupposto soggettivo della scelta, si basa su una conoscenza personale del funzionario e delle sue qualità, come […] le sue capacità di relazione e di collaborazione43, dalle quali è dato pervenire a una ragionevole previsione che la sua azione sarà coerente con gli obiettivi politici perseguiti dal Governo e sarà espletata da una posizione di imparzialità e finalizzata alla corretta esecuzione della volontà politica.

Il governo ha sei mesi per saggiare la fedeltà tecnica del soggetto che era stato nominato dal Governo precedente ai limiti del suo mandato44.

E’ pure vero che la nomina ai limiti della precedente legislatura45 può generare sospetto che il Governo uscente abbia voluto inserire nell’apparato destinato a servire il nuovo Governo dei cunei infedeli al fine di sabotarne gli obiettivi politici, ma è anche vero che questo deve essere verificato sulla base di elementi certi e oggettivi, non costituendo da sola la prova di un simile progetto.

Il Governo subentrante deve essere sicuro (quanto meno sulla base di serie congetture) che il vecchio funzionario sia privo dei requisiti necessari per realizzare nella stessa misura, con lealtà e capacità tecnica, gli obiettivi che sono al centro del nuovo programma politico.

[…]

Come si è ripetutamente detto, il Governo non può mantenere gli impegni assunti con gli elettori se le amministrazioni restano affidate a dirigenti che […] non eseguono con fedeltà istituzionale il compito di dare attuazione concreta agli obiettivi del Governo.46

[…]

Nella operazione di ricambio al vertice l’interessato potrebbe fornire all’amministrazione utili elementi di valutazione della propria fedeltà tecnica e della sicura capacità professionale di eseguire i programmi anche del nuovo Governo, […]

Se lo scopo fosse veramente contribuire a «militarizzare lo spazio» facendo passare l'ASI «da scienziati a militari», allora il governo avrebbe un motivo per dire che Battiston non sarebbe in grado di portare avanti il programma politico del governo.

Cioè Rovelli ci ha fornito implicitamente un motivo, che poi ritroviamo in un certo senso anche all'interno del decreto di revoca: la possibile modifica dell'indirizzo politico-amministrativo. Ma lo stesso Rovelli ci dà anche dei motivi espliciti (sono i motivi da deplorare47 e che naturalmente non hanno supporto legale né sono dimostrabili): Battiston è stato rimosso perché nominato «da un governo di diverso colore politico» e per via di una logica che mira a «lottizzare e occupare la ricerca».48

Ma allora ecco cosa dovrebbe fare Battiston per metterglielo in quel posto, oltre a lamentarsi insieme alla Fedeli dello “spoil system”49 e dell'accusa di “scorrettezza” della sua nomina! Dovrebbe fornire all'amministrazione la prova che anche lui può «militarizzare lo spazio» — se questo è ciò che vuole il governo (o parte di esso), come teme Rovelli!50

Comunque non volevo essere inutilmente pignolo: in occasioni tanto gravi, quando si rischia di diventare simili alle «peggiori dittature sudamericane», le due espressioni «senza motivo» e «senza un buon motivo» pari sono!

Senza dargli modo di rispondere ad eventuali obiezioni

Se avessero fatto le cose per bene avrebbero ascoltato Battiston51 il giorno dopo la firma di Fedeli, gli avrebbero chiesto se doveva rimanere o no e lui avrebbe risposto a «eventuali obiezioni», gli avrebbe spiegato perché doveva rimanere presidente: per salvare la scienza italiana dalla distruzione, per evitare la lottizzazione e occupazione della ricerca da parte dei Cattivi, per la libertà di noi tutti (Buoni e Cattivi) e, dulcis in fundo, per la pace nel mondo.

Già.

Perché la seconda questione riguarda proprio la pace planetaria.

Prima classificazione grossolana delle parole contenute nell'articolo del Corriere. Cit fa riferimento alle citazioni; principalmente conta «qualche parola» di una sentenza del TAR del Lazio; questa citazione è stata scelta per dire la legge che giustificherebbe la destituzione di Battiston è stata usata male (quindi prevediamo che Battiston vincerà il ricorso che dovrebbe aver fatto…). Figaggine fa riferimento alle parole spese per dire quanto è bravo Battiston (e quant'è insignificante il ministro leghista che ha revocato la nomina). Infine autonomia e militare sono le parole spese per le due «questioni gravi che sono in gioco in questa vicenda». Residui tiene conto di discrepanze o parole non incluse né come fattuali né come opinioni che fanno sì che la somma sia inferiore al numero della parole nel testo52.

Queste sono notizie tristissime per la scienza, per la pace, per il paese.53

[…] l’idea tristissima di nominare un militare alla guida di un ente spaziale54. […] passare enti di ricerca da scienziati a militari a me fa venire in mente le peggiori dittature sudamericane.55

I militari sono e devono essere competenti per avere uno strumento di eventuale difesa del paese. Non sono certo competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio.56

Mettere un militare alla testa della nostra Agenzia Spaziale significa dare un segnale chiaro: il nostro obbiettivo è contribuire a militarizzare lo spazio. Alla militarizzazione del mondo.57

Vi è nel mondo intero uno sforzo comune e generoso di fare dello spazio un luogo per la crescita del sapere, della dimensione economica, e del benessere dell’umanità intera.58

Vogliamo che l’Italia sia il Paese che soffia più degli altri sul fuoco della militarizzazione dello spazio e della visione militare e guerresca della convivenza su questo pianeta?

Alcune sono frasi che non stupiscono se dette da un ventenne; diversamente, sono risibili, a dir poco, e manifestano una certa ignoranza. La mancanza principale e più preoccupante è l'assenza di una visione strategica del mondo. Anche alla luce di un'apparenza di «sforzo comune e generoso» «nel mondo intero», e al cospetto di nobili obiettivi come non militarizzare lo spazio e opporsi a una «visione militare e guerresca della convivenza su questo pianeta», non bisogna diventare così miopi e ingenui da credere che si possa procedere in linea retta senza una strategia scartando a priori, per ideologia (o convenienza politica59), scenari in cui “giocare” alla «militarizzazione dello spazio» è la scelta migliore.60

Insomma un articolaccio, a voler essere proprio gentili

In conclusione credo di aver dato gli elementi per capire perché ritengo l'articolo di Rovelli apparso sul Corriere un obbrobrio propagandistico risibile (sempre a voler essere gentili), specialmente nella seconda parte, quella dove “tratta” la seconda «questione grave»: l'«idea tristissima di nominare un militare alla guida di un ente spaziale», con tutto ciò che gli viene in mente e che mette fallacemente61 sullo sfondo come spauracchio — le dittature militari, la militarizzazione dello spazio e quindi del mondo, la pace mondiale turbata…

Ma anche nella prima parte, quella che “tratta” la prima «questione grave», cioè l'«autonomia della ricerca», il livello è infimo, a partire dal fatto che confonde autonomia e indipendenza (eppure nello stesso articolo egli cita un passo della sentenza 3277/2003 del TAR del Lazio in cui si fa una importante distinzione tra le due).

Comparazioni

Prendiamo un altro articolo, il primo che ho trovato dopo aver letto quello sul Corriere: Asi, caso Battiston: l’errore «spaziale» del governo italiano (di tal Benacchio).

Già dal titolo è chiaro che i due articoli concordano su un punto: la rimozione di Battiston è stato un errore grave di questo governo.

La prima sostanziale differenza è su quella che per Rovelli è la seconda «questione grave». Per fortuna Benacchio la liquida così: Le altre critiche che si sono succedute in questi giorni perfino sulla prevista “militarizzazione” dello spazio italiano, lasciano un po' il tempo che trovano […].

Sufficiente per pensare che Benacchio non viva in una bolla a distorsione distopica cinematografica.62 Non solo: Benacchio ci ricorda che l'Italia è anche fortemente impegnata nel programma ONU per l'utilizzo pacifico ed egualitario dello Spazio, ribadito ad un importante convegno a Vienna di qualche mese fa: un ulteriore fattuale che significa che è un po' difficile che l'Italia possa portare avanti a mani libere la “militarizzazione”63 paventata da Rovelli.

L'altra differenza è che Rovelli prende il caso in esame e ne fa un evento speciale a raggio d'azione ben più ampio, come tattica politica (di questo governo) di «lottizzazione e occupazione» della ricerca tutta (non tocca solo l'ASI: nessun governo precedente a sua memoria è stato così rapace…). Da questo e altro si può dedurre che per Rovelli la cacciata di Battiston è un pretesto per attaccare il governo tramite questa sua azione riprovevole: in pratica non c'è altro, non c'è una “storia”, nessuno spazio per la possibilità di inquadrare l'“interferenza politica”64 in un contesto generale per fare un discorso che prescinda dal fatto contingente e che magari si colleghi a un malcostume che non è una tara distintiva di questo o quel governo ma piuttosto un «problema culturale», una «nostra caratteristica» (che ci indebolisce).

Rovelli finge — senza impegno — di voler dare un principio generale («la politica stia lontana dalla ricerca scientifica») quando in realtà intende: “questa politica” (cioè la politica di questo governo) stia lontana dalla ricerca scientifica65. Benacchio invece prova a fare un discorso davvero più generale, che include la critica all'accaduto recente, naturalmente, ma include altri casi di durata troppo breve del presidente ASI perché è questo sintomo “non originale”, con la sua conseguente mancanza di «continuità», a creare problemi, non il fatto contingente specifico della destituzione di Battiston. Cioè per Benacchio quanto accaduto all'ultimo presidente ASI non è altro che un sintomo ricorrente di qualche altro problema.

Conteggio grossolano dei fattuali e delle opinioni nell'articolo di Benacchio, accanto a quello di Rovelli. In quello di Benacchio non ci sono citazioni. Il mezzo lettore superstite (o che ha intelligentemente saltato quello che non gli interessava) e scettico può divertirsi a conteggiarli e paragonare i suoi risultati ai miei: non escludo di aver commesso errori (per distrazione). Se avete dubbi su cosa siano un'affermazione fattuale e un'opinione, potete provare questo semplice test e leggere questo semplice “volantino”66. Nella realtà pratica non è semplice come lo è nel test, anche perché fattuali e opinioni sono mescolati in modo a volte difficile da districare, e poi un fattuale può essere “arricchito” di avverbi e aggettivi che esprimono contemporaneamente al fattuale un'opinione o un giudizio su di esso, e ciò, tra le altre cose, crea una zona grigia e confusa.

Nota: incredibilmente i due articoli hanno lo stesso numero di parole (contate con lo stesso identico sistema), per cui non è stato necessario passare alle percentuali.

Se un generale Preziosa fosse stato rimosso nello stesso modo da un governo del PD, l'articolo di Rovelli sarebbe stato celebratorio: sarebbe stata la cosa giusta da fare. Quello di Benacchio potrebbe avere diversi paragrafi uguali o con poche modifiche.

Ora, se uno non vuole capire il discorso generale, potrebbe anche soffermarsi sull'elenco esemplificativo di casi di presidenti dell'ASI rimossi e notare che compare Enrico Saggese, quello «defenestrato» dalla magistratura e giustamente «in modo poco urbano». Scandaloso paragonare Saggese a Battiston o Bignami! Indignazione alle stelle. Peccato che non ci sia nessun paragone né tra le persone né tra i modi: l'unica cosa che li accomuna è di essere stati presidenti poi destituiti. L'unica funzione dell'elenco è mostrare che «i presidenti […] durano poco», cioè in un modo o nell'altro, per un motivo o per un altro, vengono destituiti troppo presto più spesso di quanto sarebbe opportuno. Certo, nel caso di Saggese poteva sottolineare che l'errore non fu nella sua destituzione bensì nella sua nomina. Ma non fa molta differenza per il discorso che sta facendo Benacchio.

L'articolo di Benacchio ha altri meriti che l'obbrobrio di Rovelli non ha. Intanto i fattuali sono in numero maggiore; già questo può essere letto come un tentativo di dare al lettore più elementi per valutare e sostanziare l'opinione che l'autore sta esprimendo. Per esempio vengono menzionate due visioni contrapposte dell'ASI: quella di ente di ricerca67, come la intende Battiston, e quella che aveva Bignami, secondo cui l'ASI doveva avere «come compito principale […] quello di far volare satelliti». Benacchio ci dice che questa visione dell'ASI è una «vexata quæstio» che muta con i governi, suggerendo un altro elemento per spiegare gli attriti che portano ai ricambi.68

Un altro merito dell'articolo di Benacchio concerne gli elogi a Battiston, che non sono nello stile figaggine di Rovelli, bensì sono più pratici (e pertinenti):

[Battiston] è riuscito a far aumentare il bilancio […] contribuendo a creare anche un fondo specializzato, [ha] fatto partecipare l'Italia alle più importanti missioni scientifiche69 […] Grazie anche all'opera di Battiston la situazione della governance di questo settore è cambiata in modo importante: è stato creato un tavolo comune rappresentativo […]

Rovelli, invece, ci dice che è un ordinario di fisica, poi continua con un generico «ha dato contributi maggiori alla scienza», e con il fatto che è il «padre […] dello strumento AMS-2».70 Fattuali che non ci dicono niente su quanto di buono ha fatto all'ASI.71

In Benacchio, poi, per fortuna manca il tratto “figaggine per contrasto”, lì dove invece Rovelli pensa bene di informarci che l'eccelso Battiston è stato destituito da un ministro volgare, Bussetti, che è solo un «docente di educazione fisica […]». Pensate un po', un «allenatore e dirigente» di una squadra di basket che è diventato ministro e dal basso della sua crassa ignoranza ha il potere di destituire eccellenze come Battiston. È una vergogna! Non vi sentite indignati anche voi? Solo un pari di Battiston, uno che potrebbe diventare presidente dell'ASI al posto suo, dovrebbe avere un simile potere!…72

A differenza di Rovelli, Benacchio non dice che la destituzione è avvenuta «senza preavviso»73: ci dice invece che «non è una sorpresa: se ne parlava fra gli addetti ai lavori da mesi» — pare che Benacchio sia più attento ai retroscena (o più addentro) — e «Battiston ha avuto il primo segnale che qualcosa non andava: infatti dal tavolo che deve parlare dello spazio il Presidente Asi è stato estromesso».

Insomma l'articolo di Benacchio cerca di inquadrare un problema generico, la «debolezza endemica» della mancanza di «continuità», senza fare dell'articolo solo un veicolo di colpe per il governo in carica, ma anche senza omettere i dovuti elogi a Battiston e le dure critiche a tale governo per la sua rimozione, accompagnate dalle conseguenze negative che però sono verosimili, a differenza di quelle sensazionalistiche, “catastrofiche” di Rovelli: Francia e Germania tirano un sospiro di sollievo perché l'Italia «si è di nuovo tolta dal gioco»; questo governo «ha altri progetti per l'ASI, cosa che lascerà questo Ente nella confusione per almeno un anno e l’Italia in sede europea senza voce [per altrettanto tempo, immagino]».

Nessuna bolla a distorsione distopica cinematografica, poca retorica (il necessario) e comunque nessuna retorica apocalittica-catastrofista, nessuna palese assurdità, nessuna lampante fallacia logica, nessun abuso di parole o espressioni evocative, emotive, vaghe, simboliche, astratte o sensazionalistiche74, nessun richiamo a idealismi tanto infantili quanto scenografici…

Non voglio esagerare dicendo che è così che si scrive un pezzo d'opinione, anche perché non può essere, ovviamente, esente da difetti e al riparo da ogni critica (oltre al fatto che possiamo non essere d'accordo sulle opinioni espresse, naturalmente). Ma paragonato a quello di Rovelli, i cui difetti sono macroscopici e pervasivi, è un gioiellino.

Bisogna dare credito, comunque, anche all'articolo di Rovelli e alla sua fuffa propagandistica: è letame per la mente e sta lì a svolgere la sua funzione essenziale: concimare. I frutti di questo e altri fertilizzanti prima o poi verranno raccolti. E saranno gustosissimi.

Parole temibili

Ci sono un po' di parole il cui uso nella retorica dei nostri regimi75 comincia a preoccuparmi seriamente76:

A volte sono in cerca di espressioni sintetiche che mi permettano di riassumere efficacemente77 quel che non va nei simboli o nei ragionamenti che ci danno in pasto o che ci cuciniamo da soli, naturalmente influenzati in modo negativo dalla propaganda dei cattivi di turno e positivamente da quella dei soliti buoni… Per queste due/tre/quattro/cinque78 parole pensavo a nefandezze mimetizzate (e spesso inconsapevolmente). Non coglie nel segno, come non coglie ingenui, ma “nefandezze” mi sembra adeguato per il significato tecnico79 di quelle parole.

Under the rule of a repressive whole, liberty can be made into a powerful instrument of domination. (Herbert Marcuse)


ATTENZIONE!

Alcuni link e alcune informazioni qui contenute potrebbero provenire dal noto network russo propalatore di disinformazione e propaganda putinista, o coincidere con quanto riportato da questo malefico network: RT.

Tutte le informazioni date da RT che non sono uguali ai resoconti dei media americani, o europei, o alle dichiarazioni ufficiali dei leader (esclusi quelli filorussi), o delle agenzie d'intelligence occidentali o filoccidentali, sono ovviamente bugie, disinformazione, fake news, inaccettabili interferenze nel perfetto ingranaggio della pace e prosperità occidentali.

Per la seconda parte, ma anche per la prima, in fin dei conti…

Extra fuori programma:


  1. Secondo altre fonti c'era un trattato di «libera circolazione», che fa pensare che non c'era nessun protocollo da rispettare. Ma tale trattato è precedente all'annessione della Crimea, perciò è difficile credere che non siano state pensate nuove regole e che comunque il trattato non sia diventato carta straccia.

  2. «Ukraine applied to join the NATO Membership Action Plan (MAP) in 2008» (Wikipedia); «Ucraina: il paese vuole entrare nella Nato nei prossimi dieci anni / Il Presidente Poroshenko: “Il 59% dei cittadini è favorevole”» (OFCS); «[…] parole del leader di Kiev Poroshenko, secondo cui “è stato finalmente avviato il percorso che deve portare all’ingresso dell’Ucraina nella Nato”» (Corriere); «Dall’inizio della crisi ucraina, il problema dell’adesione di Kiev al blocco occidentale, in particolare a Unione europea e Nato, era sembrato da subito dirimente per la risoluzione del conflitto. L’Ucraina, dopo Piazza Maidan, ha deciso di spostare il suo asse da Oriente a Occidente, di fatto escludendo il precedente maggiore partner politico e commerciale, cioè la Russia, dal proprio sistema di alleanze. Una decisione che, come ovvio, se da un lato è stata particolarmente apprezzata dal blocco occidentale, dall’altro lato è sempre stata vista come una minaccia alla propria sicurezza nazionale da parte del Cremlino.» (Occhi della guerra); ma nel 2014 il FQ riportava: «[Poroshenko] è a favore dell’integrazione europea dell’Ucraina: “Il mio programma presidenziale è l’accordo di associazione” con la Ue, ha sintetizzato in un comizio elettorale. Ma è anche consapevole che l’economia ucraina ha bisogno di buone relazioni con la vicina e potente Russia. D’altro canto, Poroshenko è conciliante con Mosca: mentre la sua ex alleata Yulia Tymoshenko era a favore di una adesione alla Nato previo referendum, lui ha già messo le cose in chiaro un mese e mezzo fa [l'articolo è del 26 maggio 2014], affermando che l’ingresso nell’Alleanza è “sostenuto da meno del 50%” dei cittadini e non può quindi essere preso in considerazione” […] L’oligarca [Poroshenko] è entrato in parlamento nel 1998 appoggiando il governo pro-Mosca e nel 2000 è stato tra i fondatori del partito delle Regioni del deposto presidente filorusso Viktor Yanukovich. Pochi anni dopo è passato alla corte del filo-occidentale Viktor Yushenko. […]» (mutatis mutandi…) (Il Fatto quotidiano)

  3. «[…] Sergio Romano Io credo che la Russia abbia un progetto, che è quello di evitare che l'Ucraina divenga membro della NATO. Non c'è dubbio che agli occhi della Russia tutto ciò che è accaduto in questi ultimi mesi, se non addirittura anni, prepara un ulteriore allargamento dell'alleanza atlantica ad alcuni paesi che facevano parte dell'Unione Sovietica e che hanno con la Russia un antico rapporto storico. C'è molto di scorretto in ciò che la Russia sta facendo in questo momento: non c'è dubbio che l'accordo del 2003 viene violato. Ma la questione è fondamentalmente politica. Il problema che l'Occidente dovrebbe porsi è quello — che cosa fare dell'Ucraina? Vale davvero la pena guastare definitivamente i rapporti con la Russia per avere l'Ucraina all'interno di un'alleanza che è stata creata durante la Guerra fredda per fare la Guerra? Mi pare che il quesito dovrebbe essere posto in questi termini. Ripeto, c'è scorrettezza da parte dei russi ma anche da parte dell'Ucraina: molto probabilmente c'è il desiderio di provocare un allargamento della crisi, un ulteriore approfondimento della crisi, nella speranza che questo naturalmente rafforzi ulteriormente il rapporto dell'Ucraina con gli Stati Uniti. Lorenzo Rendi Certo, perché poi ricordiamo che il presidente uscente Poroshenko va incontro alla rielezione [sic] ed è assolutamente sfavorito. Una crisi interna potrebbe rafforzarlo da questo punto di vista. […] Quale aspettative ha l'Ucraina nei confronti forse non tanto dell'Unione europea che viaggia divisa, come ben sappiamo, ma nei confronti dell'amministrazione Trump? Forse Trump ha dato segnali contraddittori: da una parte […] le critiche nei confronti della NATO, ma dall'altra parte anche […] l'aumento di spese bilaterali, insomma di forniture militari ad alcuni paesi particolarmente più vicini e, come dire, soggetti, come dire a timori nei confronti […] della sfera d'influenza russa, ecco. Qual è la sua opinione per quanto riguarda, insomma, la dottrina Trump, se ce ne è una allo stato, sull'Europa orientale? Sergio Romano […] Non credo che Trump abbia la possibilità di dare una mano a Putin in questa situazione […] in questo caso tutti i suoi consiglieri militari sarebbero contrari […] non credo che Putin possa aspettarsi collaborazione da Trump, se non, certamente, il desiderio […] di aprire rapporti di affari, per esempio, perché no. Ma insomma quasi tutto ciò che Trump sta facendo in questo momento va in un senso antirusso o, ecco, è percepito a Mosca come contrario ai loro interessi. Lorenzo Rendi Quando Trump in casa è accusato addirittura di collusione con il nemico per le interferenze presunte dei russi nelle elezioni del 2016 che lo avrebbero favorito… Va bene, parentesi. Dal punto di vista dell'Unione europea il rinnovo delle sanzioni economiche nei confronti della Russia è diventato un fattore automatico. Sarebbe opportuno ragionarsi di più sopra secondo lei? Sergio Romano Certo che sarebbe opportuno ragionarci. Io sono sempre stato critico delle sanzioni per alcune ragioni: prima di tutto che le sanzioni vengono eluse, vengono aggirate e creano quasi sempre un'economia in nero delle sanzioni. Poi perché le sanzioni hanno il paradossale risultato di, in qualche modo, rafforzare il prestigio e l'autorità, a casa sua naturalmente, del leader del paese sanzionato. […] insomma ogni qual volta si decide di sanzionare un paese, quel paese diventa più nazionalista. […] non bisogna dimenticare che le sanzioni sono un atto ostile e che nel caso della Russia sono state adottate dagli americani (non parlo degli altri, parlo degli americani in particolare) nella speranza che in qualche modo contribuissero a minare l'autorevolezza di Putin e la stabilità del regime di Putin. In altre parole sono un atto ostile e gli atti ostili naturalmente ricevono delle risposte ostili. Lorenzo Rendi […] Nei giorni scorsi è morto all'età di 94 anni il 40° presidente degli Stati Uniti, George Herbert Walker Bush […] Vogliamo parlare un attimo di questo presidente? Lei che ricordo ha? Sergio Romano Io ho un ricordo molto positivo per il modo in cui lui intervenne con grande saggezza in una serie di vicende. Per esempio nella vicenda di Tienanmen […] fu lui che impedì che il caso Tienanmen […] avesse un risultato negativo sui rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina: era convinto che la politica di Deng Xiaoping avrebbe giovato al paese molto più di una difficile e probabilmente improbabile riforma democratica e molto realisticamente — forse qualcuno dirà: con un certo cinismo — fece a mio avviso la cosa giusta. Poi fece una seconda volta la cosa giusta quando, dopo aver dichiarato guerra all'Iraq e avere sconfitto l'Iraq nel giro di un paio di settimane, naturalmente, volle fermare le ostilità. Molti pensavano che avrebbe dovuto proseguire sino a Baghdad e cambiare il regime; lui ritenne che, sì, Saddam Hussein era un dittatore, ma che cosa sarebbe accaduto se quel dittatore fosse stato defenestrato? Quale sarebbe stata da quel momento la stabilità […] dell'intero sistema mediorientale? Be', lo sappiamo cosa sarebbe accaduto, perché suo figlio ha fatto la guerra a Saddam nel 2006 [voci sovrapposte] si è visto quello che è successo e quanta gente è morta. […] Poi quando a un certo punto a Kiev, per l'appunto, cominciarono moti per l'indipendenaza, ancor prima della grande crisi dell'Unione Sovietica, lui fece un viaggio a Kiev ed esortà gli ucraini ad accontentarsi dell'autonomia […] perché riteneva che l'integrità dello stato sovietico servisse in quel modo agli equilibri mondiali. In altre parole non approvò quello che accadde in Unione Sovietica negli anni seguenti (certamente non poté fermarlo). […]» (Radio radicale, intervista di Lorenzo Rendi a Sergio Romano su Russia e Ucraina; mp3, finché valido — purtroppo si interrompe, ma comunque ho trascritto molto più di quanto “necessario” per questo articolo.)

  4. I separatisti esistono per via della propaganda russa, della disinformazione russa, del lavaggio del cervello russo, dei finanziamenti russi, dell'intervento russo in generale… La simpatia per l'UE invece è tutta spontanea, nasce proprio dal cuore degli ucraini e dall'amore per la pace, la libertà, la democrazia…

  5. «In January 2018, United States Secretary of State Rex Tillerson said that the U.S. and Poland oppose the Nord Stream 2 pipeline. […] The Nord Stream 2 pipeline was also opposed by Ukrainian President Petro Poroshenko, Polish Prime Minister Mateusz Morawiecki, U.S. President Donald Trump, the European Council President Donald Tusk and British Foreign Secretary Boris Johnson.On January 31, 2018, Germany granted Nord Stream 2 a permit for construction and operation in German waters and landfall areas near Lubmin. […] Some transit countries are concerned that a long-term plan of the Kremlin is to attempt to exert political influence on them by threatening their gas supply without affecting supplies to Western Europe

  6. Non è mia intenzione analizzare nel dettaglio in questo post le serie questioni geopolitiche, ma penso di aver disseminato diverse informazioni e link sufficienti per intuire quali possono essere alcuni punti caldi della questione.

  7. Secondo Wikipedia il 51% è di Gazprom — niente di sorprendente. Poi ci sono due quote di compagnie tedesche (per un totale del 31%), un 9% di una compagnia danese e un 9% di una compagnia francese.

  8. Da un punto di vista di affinità politiche forse bisogna aggiungare un 4.85% di Liberi e uguali, Potere al popolo e Partito comunista; però solo il 3.39% di Liberi e uguali porta a qualche seggio. Invece di attingere ai dati ufficiali ho usato il “riepilogo” che si trova su Wikipedia, confidando nel fatto che chi ha scritto la voce abbia fatto bene i compiti e che comunque poco importa per il discorso che sto facendo se ha commesso piccoli errori.

  9. Questa stoccata sarcastica è ispirata da un articolo sul blog di tale Francesco Costa, ospitato su Il Post, dal titolo “Guardiamoci negli occhi”. Uno di quegli articoli che purtroppo si possono persino trovare condivisi sui social. Costa scrive: Guardiamoci negli occhi. Che siate di destra o di sinistra, che vi piaccia o non vi piaccia il governo Gentiloni, se siete un minimo seri e informati, e avete un po’ di onestà intellettuale, sapete che oggi in Italia c’è purtroppo un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia del mondo ed è il Partito Democratico. […] Se avete anche solo un briciolo di percezione di cosa voglia dire governare un paese – prima ancora di capire se governarlo bene o male: governarlo – e farne gli interessi e rappresentarlo nel mondo, se conoscete anche solo un po’ cosa deve e non deve fare un governo, cosa può e cosa non può fare, cosa devono essere in grado di fare le persone che ne fanno parte, lo sapete anche voi: e non è una cosa bella. […] Il punto è che meritereste di trovare sulla scheda elettorale delle plausibili opzioni alternative al Partito Democratico: meritereste di avere la possibilità di scegliere un’altra strada, non fosse altro che per il sano principio dell’alternanza, senza per questo temere tragedie. Eppure – guardiamoci negli occhi – sapete anche voi che oggi l’unico governo da paese normale che queste elezioni possano esprimere, l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda, sia in questo momento quella del Partito Democratico e dei suoi alleati. […] Questo non è un post che invita a votare Partito Democratico. […] Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco. (enfasi aggiunte da me; “responsabilità” dovrebbe entrare nelle parole temibili). Siamo a livelli altissimi di propaganda fondata sulla paura delle conseguenze, ovviamente già note e/o prevedibili e/o altamento probabili, della scelta sbagliata. Il mantra fa' la cosa giusta e necessaria anche se non ti piace perché altrimenti ci saranno distruzione, miseria, apocalisse. E la cosa giusta non è non votare «l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda», che è proprio quella del Partito democratico — ma attenti! Non è «un post che invita a votare Partito Democratico»… La vera tragedia è leggere Piace a 349421 persone (su Facebook).

  10. Da qualche parte ho letto 8 maggio. In questo documento c'è scritto «A decorrere dalla data del presente decreto», ma non vedo date riferentesi alla «data del presente decreto»… bisogna andare a guardare la Gazzetta Ufficiale, oppure fidarsi del cv di Battiston che conferma la data del 7 maggio.

  11. Dal CV accademico: laurea in fisica 110 e lode, vincitore di borsa di studio per perfezionamento in Francia, dottorato di terzo ciclo (università di Parigi), vincitore di un posto di ricercatore, vincitore di un concorso nazionale per professore associato prima e poi per professore ordinario, ecc. ecc.

  12. «A quanto si legge nel verbale n. 28 del 13 luglio 2018 (in cui si parla anche della situazione economica non florida dell’Agenzia), inoltre, il collegio “prende atto” che il Mef, e in particolare il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, con una nota del 5 luglio 2018, ha trasmesso al Miur “il verbale del Collegio dei Revisori n. 20 del 23 maggio 2018 laddove si evidenziano alcune considerazioni circa la procedura di nomina del presidente dell’Agenzia restando in attesa di conoscere le valutazioni di competenza dell’amministrazione vigilante“. Il Miur ha deciso oggi. Ma l’esito era chiaro sin dai primi di maggio.» (Asi, a 16 giorni dalla nomina i revisori dei conti sconfessano la conferma di Battiston e del ‘suo’ direttore generale) «Una delle critiche che gli [a Battiston] sono state rivolte riguarda il peso che, durante il suo mandato, l’agenzia spaziale ha avuto nel contesto europeo, in particolare in seno all’Agenzia spaziale europea. L’Italia ha perso tre direttorati, ne ha conservato uno solo – come Belgio e Svizzera che contribuiscono in Esa con circa il 3% – nonostante sia la terza a contribuire economicamente all’Agenzia europea, dopo Germania e Francia, con circa il 13%.» (Il FQ)

  13. Marito della nipote di Prodi. Ma se uno è un bravo scienziato e ha pure dimostrato di essere un bravo presidente, perché mai non dovrebbe poter essere riconfermato per tale carica nell'interregno tra un governo e un altro? Non ci sarebbe nemmeno bisogno di discutere: dovrebbe essere un meccanismo automatico!

  14. «“La scelta di rimuoverlo è stata una scelta politica – ha detto Benvenuti – Ma anche a me capitò di ritrovarmi presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica dal 2003 al 2007, con la Moratti ministro. Quando subentrò il nuovo governo, non ritrovai la stessa sintonia con il suo successore Mussi. Preferii dimettermi. È inutile fare battaglie contro una volontà politica avversa”» (FQ)

  15. Non si capisce però perché il presidente, pur facendo parte del Consiglio d'amministratore, dovrebbe fare storia a sé. La Fedeli non lo spiega, lo afferma soltanto.

  16. La logica è un bene che scarseggia da queste parti.

  17. Nota fuori tema per chi si scandalizza ancora delle univerbazioni o è ignaro del fatto che la lingua scritta di oggi può essere diversa da quella descritta nelle grammatiche dei suoi tempi: apposta; e io inizierei a diffondere anche la grafia apposto per “a posto”, sebbene ancora non sia accettata — la giustificazione della grafia separata con il rischio di confusione con il participio passato di apporre è fatta per i bambini che necessitano risposte semplici e immediate ai loro perché. Con ciò mi riaggancio al tema in discussione: l'articolo del Corriere che verrà introdotto dopo nel testo entra nel filone degli articoli educativi per lettori-bambini ai quali dà risposte semplici (anzi, semplicistiche) e paure favolistiche per spingerli a pensare e fare la Cosa Giusta™.

  18. La tragica ironia della retorica esperti contro incompetenti: se quelli esperti producono leggi “colabrodo” deve essere intenzionale, oppure non sono poi così esperti… Cioè fanno errori equivalenti, se non uguali, a quelli che ci si aspetta dagli incompetenti… perciò cosa li distingue in pratica? A tal proposito mi viene sempre in mente la storia degli esodati.

  19. A me sembra un tratto propagandistico: la Fedeli e l'autore dell'articolo del Corriere, tra gli altri, sono stati istruiti, più o meno direttamente da una fonte comune, a mettere l'accento sulla questione sapendo che una fetta dei loro adepti/elettori/estimatori è antimilitarista e/o pseudopacifista.

  20. Un nome in circolazione è stato quello del generale Pasquale Preziosa.

  21. Slippery slope?

  22. Incrociando i dati di List of Administrators and Deputy Administrators of NASA con i voltafaccia militarizzanti della NASA deduciamo chiaramente che c'è una correlazione e ciò non può non aver influito sulla pace nel mondo…

  23. Che differenza con il premio Nobel per la pace Obama, il quale nel 2009 nominò Charles Frank Bolden Jr., del tutto sconosciuto all'ambiente militare…

  24. Dovrebbe essere la traduzione corretta di Lieutenant commander… Irrilevante, comunque, visto che alla fine voglio solo dire che è un militare.

  25. La situazione è tanto grave che è irresponsabile, persino criminoso, farsi venire delle domande su cosa esattamente significhi che la politica deve stare lontana dalla ricerca scientifica. In momenti difficili come questo per l'Italia, ma che dico, per l'Europa, ma che dico, per il mondo, bisogna mettere da parte dubbi e critiche e compattarsi su un solo fronte, quello che fa la cosa giusta.

  26. Qui ci sono fondamentalmente delle premesse assiomatiche presentate come verità che non necessitano spiegazione: sono evidenti, no? L'autore definisce il confine entro cui è necessario pensare per giungere a quelle conclusioni.

  27. L'autore è sicuro che questo cambio del vertici ASI non segua altro che una logica politica di lottizzazione e occupazione della ricerca. Non so in concreto cosa voglia dire per la ricerca (e secondo me non lo sa nemmeno chi l'ha scritto, avendo per ora come fatto concreto solo la cacciata di Battiston)… comunque… come fa l'autore a dire con certezza che invece dietro non ci sia anche l'intenzione di «indicare obiettivi a lungo termine» diversi? In essenza c'è una contraddizione in quanto scrive, perché il «può e deve indicare obbiettivi a lungo termine» non può precludere la destituzione del presidente; diversamente, quali strumenti avrebbe la politica per indicare «obbiettivi a lungo termine» diversi da quelli seguiti fino a quel momento e che sono, a prescindere dai meriti di Battiston, per definizione espressione di un'altra politica? Dovrebbe scrivere veline al presidente in carica e questo dovrebbe obbedire? Battiston dovrebbe adeguarsi alla nuova linea di governo (cfr. la sentenza TAR Lazio 8 aprile 2003, n. 3277, in particolare i passi citati in questo articolo: i dirigenti devono eseguire «con fedeltà istituzionale il compito di dare attuazione concreta agli obiettivi del Governo»… che nella pratica, però, si può tradurre più facilmente nella destituzione di quei dirigenti).

  28. Notare la costruzione che incorpora le affermazioni 〈questo governo ha rimosso una persona〉(1), 〈la persona è competente [implicito: per il ruolo in questione?]〉(2), 〈la persona è stata rimossa perché nominata da un governo di diverso colore politico〉(3). L'unico fattuale è (1), ed è vero, naturalmente, essendo tra l'altro ciò di cui si sta parlando (il pretesto/casus belli). Il (2) è un'opinione e resta tale anche se si elencano i comprovati successi accademici di Battiston: quanto incidono sulle competenze necessarie è un'opinione. Quali siano queste competenze necessarie è un'opinione. Rovelli potrebbe dire che i successi accademici provano che Battiston abbia acquisito la «conoscenza approfondita della scienza» e la «sensibilità scientifica» necessarie per «prendere le decisioni giuste»… Ma che queste siano le doti necessarie è un'opinione di Rovelli e si entra in un circolo vizioso. Un altro fatto a supporto dell'opinione (2) potrebbe essere la parte del cv di Battiston che riguarda i suoi successi come «coordinatore di grandi progetti di ricerca», e cose simili più pertinenti al ruolo; ma questi non provano che la sua direzione sia per forza buona. Per esempio qualcuno potrebbe contestargli una sudditanza nei confronti dei francesi, che non preclude la possibilità di giudicare la sua presidenza come “di successo” (basta considerare solo i “parametri giusti” che portino a questa conclusione); altrove si fa menzione della «situazione finanziaria pessima del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, controllata dell’ASI». Per finire, il (3) è naturalmente un'opinione che (se non si vuole considerare l'articolo di Rovelli con malizia) è fondata superficialmente sul fatterello politico e non guarda più in là dell'azione di questo governo.

  29. Un pezzettino della chiave apocalittica che serve per rinforzare la logica fallace secondo la quale le conseguenze negative (cioè indesiderate e indesiderabili), ipotetiche ma narrate come scontate e ovvie, “dimostrano” che l'azione è sbagliata.

  30. Sappiamo che solo una è la concezione del mondo giusta e solo pochi eletti sanno quale sia. A loro, e non a quattro cialtroni votati da una massa di ignoranti, vanno date le chiavi del regno.

  31. È la visione cinematografica della lotta tra Bene e Male.

  32. Questa è una chiave di volta della costruzione dell'articolo. Tolto il risibile (ed è un eufemismo) timore per la militarizzazione dell'ASI, ridotto all'osso l'articolo concorda con altri in almeno due punti: • la destituzione di Battiston è stata un errore, • il cambio dei vertici (dell'ASI) segue troppo delle logiche politiche (di spartizione?). Ma l'impiattamento, fatto in un certo modo scientemente o meno, altera l'impressione e l'impronta lasciata nel lettore alla fine dell'articolo; sicché il messaggio sottostante appare diverso. Cioè l'articolo orienta (intenzionalmente o meno) il lettore, eliminando gli elementi per una lettura oppositiva, facendo uso di allusioni e rimandi preconcettuali (loaded language), presentando infine una realtà predefinita e piatta. Se non è una volontaria e calcolata retorica con finalità propagandistiche, è come minimo il riflesso dei pregiudizi dell'autore. Ora accade che l'autore sia un luminare, proprio come Battiston, e che nel pezzo traspaiano anche elementi elitisti. Come se non bastasse, non mi sembra che l'autore abbia fatto nessuno sforzo per tentare di ridurre al minimo gli effetti dei suoi propri pregiudizi nell'esposizione della sua analisi/opinione, che infatti non è praticamente mai esposta come un'opinione oppugnabile (qui e lì ho “evidenziato” alcune frasette dietro le quali dovrebbe esserci un mondo di giustificazioni dibattibili e invece vengono usate come fatti o conseguenze accertati). Per questo l'articolo assomiglia a un manifesto politico contro questo governo, non contro la malapolitica in generale; né sembra esprimere preoccupazioni il più possibile svincolate dalle inclinazioni politiche dell'autore.

  33. Nel momento in cui scrivo nella pagine della struttura organizzativa dell'ASI ci sono un commissario e un sottocommissario straordinari. Anna Sirica ricopre ancora la carica di direttore generale, a quanto sembra, nonostante questo: «i revisori esprimono un parere assai negativo anche sulla nomina del direttore generale dell’Asi Anna Sirica, voluta dallo stesso Battiston il 16 maggio»

  34. «Tuttavia che il governo giallo-verde avesse intenzione di rimuovere Battiston dal suo ruolo era nell’aria: nel luglio scorso era stata insediata presso la Presidenza del Consiglio un Comitato interministeriale per le politiche spaziali e, a sorpresa, il presidente dell’Asi era stato tenuto fuori da tale comitato […]» (Le mani della Lega sulla ricerca spaziale, cacciato Battistom)

  35. Effetto della buona amministrazione di Battiston, o della congiuntura economica sfavorevole, o…?

  36. Parole leggermente diverse, ma stessi concetti, sono riportati sul sito ufficiale di Fratelli d'Italia, Asi, Rampelli: Paradossale governo sfiduciato e ultradimissionario faccia nomine di tale importanza, articolo del 10 maggio: «Riteniamo indegno che un governo sfiduciato alle urne e ultradimissionario, come ultimo atto della sua permanenza a Palazzo Chigi, nomini il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. […] Il bilancio di Battistoni [sic] non può essere che fatto alla luce della disastrosa gestione di un centro di eccellenza come il Cira (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), sul cui destino già eravamo intervenuti in campagna elettorale chiedendo al ministro Fedeli di arrestare il processo di occupazione del potere da parte del Partito Democratico. Per noi esistono gli elementi per invalidare la nomina e agiremo di conseguenza»

  37. Quando arriverà il sostituto di Battiston, tutto quello che stava facendo l'ASI di buono andrà in fumo. È un destino probabile determinato dal cambio di Battiston con non-si-sa-chi. Anche per questo Battiston non andava destituito!

  38. 〈Senza un buon motivo〉 significa che un motivo c'è, ma non è buono; 〈senza motivo〉 significa che il motivo non c'è e basta. Rovelli sostiene, sbagliando, che il decreto che ha destituito Battiston «recita testualmente» che «la decisione non necessita di una particolare e pregnante motivazione». (Per caso è proprio lo stesso passaggio che si trova anche in un articolo di Pagellapolitica del 16 novembre.) In realtà il decreto sta citando il parere «PCM prot. 398917/18 del 24 luglio 2018», cioè è l'Avvocatura generale dello Stato che dice che «il potere di “intervento” di cui all'art. 6, l. 15 luglio 2002, n.145 non necessita di una particolare e pregnante motivazione, diversa dalla constatazione dei dati oggettivi richiamati dalla disposizione». Mi sembra un caso di decontestualizzazione (una contextomy). Il decreto sottolinea un altro passaggio sempre dello stesso parere dell'Avvocatura generale dello Stato: l'art. 6, comma 1, l. n. 145 del 2002 è infatti una norma speciale, di disciplina di una fattispecie tipizzata di revoca fondata sul presupposto specifico della possibile modifica dell'indirizzo politico-amministrativo originata dal risultato dell'elezione del Parlamento, e nella quale non è previsto indennizzo a seguito della revoca stessa. Abbinato a quanto già trascritto prima esclude che si possa dire «senza motivo».

  39. Le parole ricordate sono qualcuna in più rispetto a quelle citate da Rovelli, ma anche un bel po' di meno di tutte quelle presenti nella sentenza. Suggerisco la lettura completa della sentenza per evitare che mi si accusi di aver fatto principalmente proprio come ha fatto Rovelli, cioè di aver selezionato pezzi convenienti per provare un punto nascondendo il vasto terreno di discussione che quella sentenza ci offre per il caso in questione. È legalese, ma tolte le formule rituali e i riferimenti incidentali alle leggi, in fondo non è del tutto astrusa.

  40. La sentenza fa riferimento esplicito al passaggio dalla tredicesima alla quattordicesima legislatura, visto che il caso si è presentato in quel frangente; ma non si altera tutto il ragionamento se si sostituiscono tredicesima con diciassettesima e quattordicesima con diciottesima. Il caso di Battiston è quest'ultimo: conferite o comunque rese operative nel corso delle diciottesima legislatura fino alla data di insediamento del nuovo Governo.

  41. Ponderata e ovviamente soggettiva.

  42. Se lo scopo dell'esecutivo è di «contribuire alla militarizzazione dello spazio» («segnale chiaro» dato nell'ipotesi di mettere un militare al posto di Battiston), allora abbiamo un motivo per la sostituzione della presidenza ASI, perché Battiston non ha «l'idoneità tecnica […] a fornire […] fattiva collaborazione al perseguimento» di tale obiettivo, proprio come, secondo Rovelli, un militare non avrebbe le doti di un Battiston, perché i militari «non sono certo competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio» (en passant, questa è una bella e chiara puttanata che ha scritto tale Rovelli, ed è anche una fallacia perché essere militare non esclude essere «competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio»). Cioè la “cacciata” di Battiston non solo sarebbe stata fatta secondo legge, ma troverebbe in questa sentenza del TAR del Lazio anche una giustificazione programmatica in contrasto con la mera logica di «lottizzazione» della ricerca». In realtà questa contraddizione già c'è nel testo di Rovelli: hanno destituito Battiston solo perché nominato «da un governo di diverso colore politico» e per «lottizzare e occupare la ricerca», oppure perché è ciò che hanno ritenuto giusto per «dare un segnale chiaro» sul fatto che l'obiettivo sia quello di «militarizzare lo spazio»? Che poi uno non condivida questo paventato obiettivo è cosa ben diversa.

  43. Queste capacità di relazione e collaborazione saranno ugualmente buone e armoniose con quelli del nuovo governo rispetto ai suoi amici e affini politici? La risposta a questa domanda è sempre no.

  44. Cinque più sei fa undici. Da maggio arriviamo a novembre. Il nuovo governo avrebbe potuto destituire subito Battiston e invece ha lasciato correre tutto il tempo fino a novembre. Un punto di vantaggio per giustificare questa manovra.

  45. La precedente legislatura era già terminata quando è stata confermata la nomina di Battiston, essendo la XVIII legislatura iniziata il 23 marzo. Il governo uscente, privo del supporto della sua maggioranza parlamentare (visto che il parlamento era rinnovato) ha approfittato dei tempi lunghi della formazione del nuovo governo (Conte ha ricevuto l'incarico della sua formazione il 31 maggio). Ma va benissimo, perché Battiston è quello giusto per «gli obiettivi politici programmati» del nuovo governo.

  46. Non eseguono con fedeltà istituzionale il compito o non sono in grado di eseguirlo perché per i nuovi «obiettivi del Governo» servono competenze (militari…) che mancano al vecchio dirigente… Sempre che l'obiettivo sia la «militarizzazione dello spazio». Un'altra interpretazione interessante ci porta a chiederci cosa avrebbe fatto Battiston se fosse rimasto al suo posto con un governo che ambisce a questa benedetta militarizzazione!

  47. Il 〈cattivo〉 è spinto da 〈motivi deplorevoli〉 e persegue 〈obiettivi perversi〉.

  48. Questa stessa idea di occupazione (per «le figure “amiche”») è data in un articolo “del” Partito democratico. Nello stesso articolo si parla di spoil system praticato «con particolare aggressività», che risuona con la rapacità del governo nel «mettere le mani sulla ricerca». Sempre nello stesso articolo, verso la fine, si confondono autonomia e indipendenza: «Il governo a trazione leghista sta progressivamente sottraendo autonomia a molti settori della vita pubblica»… I «settori della vita pubblica» sono autonomi? Rimando alle citazioni della sentenza del TAR del Lazio (3277/2003) presenti nel testo.

  49. Nella sentenza del TAR del Lazio si legge: Allo scopo di descrivere l’istituto che lo contempla occorre innanzitutto evitare di adoperare il nome di “spoil system”: sia perché negli atti pubblici deve essere adoperata la lingua italiana; sia perché con la detta espressione, mutuata dagli ordinamenti anglosassoni, è designato un istituto particolare, che non ha corrispondenza nel nostro ordinamento.

  50. Da questa sentenza, citata come conviene così come convenne a Rovelli, si evince che il già citato Rovelli, autore del pezzo del Corriere, non ha capito quanto segue: l'ASI è sì indipendente, ma non è autonoma. Per cui la ricerca (che fa l'ASI) è indipendente, ma non autonoma dalla politica. Pertanto il suo grido di allarme per l'autonomia della ricerca (dell'ASI) è in contrasto con ciò che deve essere in uno Stato.

  51. Scusi, noi vogliamo licenziarla perché pensiamo che la sua nomina sia irregolare per questo e questo motivo, oltre al fatto di essere stata fatta quando il governo uscente si sarebbe dovuto limitare alla sola amministrazione ordinaria, poi non ci convince la situazione finanziaria del CIRA e in generale gli «obbiettivi a lungo termine» che lei rappresenta. Lei che ne pensa? La mia nomina è perfettamente regolare, lo chieda alla Fedeli; la conferma della mia nomina è stata la Cosa Giusta™ e non conta quando fai la Cosa Giusta™: puoi farla anche quando non c'è proprio un governo! La situazione del CIRA… d'accordo che l'ASI è il socio di riferimento, ma io non c'entro, dovete chiedere ai presidenti del CIRA e alle passate presidenze, non a me. Per gli «obbiettivi a lungo termine» chiedete ai precedenti governi, io faccio il mio lavoro bene per dare lustro alla ricerca, perché l'ASI è un ente di ricerca. Quindi devo rimanere perché sono la speranza numero uno per l'Italia in questo settore.

  52. A volte possono essere sfuggiti articoli e congiunzioni, altre volte possono essere stati conteggiati, o magari c'è qualcosa difficile da classificare come fattuale od opinione e perciò l'ho tolto al volo. Non è questa discrepanza di 18 parole a cambiare in modo significativo il senso.

  53. Retorica catastrofista. Perché «queste notizie» sarebbero tristissimi per la scienza? Rovelli vuole far credere che non si farebbe più ricerca scientifica “nello spazio” se alla guida dell'ASI ci finisse un militare? Del resto secondo Rovelli, fisico con h-index di tutti rispetto — che non c'entra niente ma per qualcuno forse significa che le sue opinioni su come gira il mondo e su come deve girare, o su cosa va fatto per raggiungere certi obiettivi o per tutelarsi da altri eventi, sono da tenere in considerazione proporzionale alle metriche sulle pubblicazioni scientifiche —, «i militari sono e devono essere competenti per avere uno strumento di eventuale difesa del paese», ma «non sono certo competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio». La Cristoforetti ringrazia per la grande stima di Rovelli. § Perché «queste notizie» sarebbero tristissime per la pace? Anche in questo caso manca una spiegazione e ci si affida al carico di pregiudizio (e alla semplicisticità, se si può scrivere, surrettizia): militare vuol dire guerra, e secondo una catena causa-effetto distopica un militare all'ASI (in posizione dirigenziale, ché militarucci come Cristoforetti non significano niente) compromette la pace, soffia «sul fuoco della militarizzazione dello spazio» e promuove una «visione militare e guerresca della convivenza su questo pianeta», tra l'altro in barba ai trattati deterrenti, citati da qualche altro articolo, su cui ci sarebbe molto da dire — ma sarebbe un tema a sé. § Perché sarebbero, infine, «notizie tristissime» per il paese? Dando un significato più razionale a quell'emotivo «tristissime», si può dire che queste sono il tipo di conseguenze difficili da anticipare; come minimo serve un'analisi a tutto tondo della situazione geopolitica globale e di come si stanno muovendo gli altri paesi — nella realtà, non nel mondo edulcorato di Rovelli. Magari per Rovelli non è necessario perché «vi è nel mondo intero uno sforzo comune e generoso di fare dello spazio un luogo per la crescita […] del benessere dell'umanità intera» (ciò non ne esclude la “militarizzazione” ed è perciò un altro esempio di ragionamento fallace, ma lasciamo perdere…), quindi non dobbiamo soffiare «più degli altri sul fuoco della militarizzazione dello spazio»… Dobbiamo farlo tanto quanto gli altri, allora? E “quanto” lo stanno facendo gli altri? Quanto tutelano i trattati firmati, o non firmati? … Dobbiamo ignorare che altri stiano «soffiando»? Rischierebbero veramente di essere «notizie tristissime» se l'Italia si muovesse ignorando certi scenari “di militarizzazione” perché l'apparenza è che «nel mondo intero» c'è «uno sforzo comune e generoso […]» ecc. Per concludere questa nota ricordo che “militarizzazione”, usata così, è un termine vago: Rovelli sta pensando ad armi in orbita o all'uso militare di sistemi come Galileo?

  54. Come già accennato un militare alla guida di un ente spaziale non implica la “militarizzazione” dello spazio nel senso che strumentalmente vuole far credere Rovelli, cioè quello che ci fa vedere satelliti con testate nucleari o robe del genere; è una enorme cazzata che «i militari […] non sono certo competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio». Considerato poi che lo spazio è sicuramente un asset strategico, il “mondo militare” non può essere escluso, che ci sia o no un militare come presidente dell'ASI (questo in parte lo riconosce anche Rovelli, ma in un senso sempre limitato). Qual è la soglia di “presenza militare” oltre la quale Rovelli comincia a preoccuparsi? Il suo discriminante è solo la presidenza?

  55. Questo è un indizio del fatto che l'articolo sia propaganda e giustificherebbe la ricerca su chi sia Rovelli e quali siano le sue frequentazioni. Notare ancora l'estremizzazione catastrofista, un artificio retorico (intenzionale o meno): un presidente militare significa, secondo lui, passare l'ASI ai militari. Via i civili, sostituiti con militari, le loro ricerche e i loro progetti commissariate dai militari; e i civili che non possono essere sostituiti saranno sotto stretta sorveglianza, con militari a seguire passo passo il loro lavoro, per assicurarsi che lo facciano alla militare e che non pensino troppo alla pace, o peggio che non tradiscano il paese contattando ricercatori e scienziati di altre nazioni. Questo sì, potrebbe far pensare alle «peggiori dittature sudamericane». Ma non è niente di quello che accadrebbe se il presidente dell'ASI fosse un generale. Il pensiero delle «peggiori dittature sudamericane» deve insinuarsi in testa, spaventarvi, preoccuparvi, farvi credere che un militare al posto di Battiston sarebbe una tragedia che trasformerebbe l'Italia secondo i pensieri di Rovelli (a me fa venire in mente), cioè in una dittatura militare, in un «Paese di guerra». Poteva scrivere dittatura militare, ma ha preferito il “giro lungo”, forse pensando che sarebbe stato meno evidente l'effetto ridicolo di paventare una dittatura militare perché all'ASI è presidente un militare.

  56. I militari servono per una «eventuale difesa» del paese, e questa «eventuale difesa» esclude a priori, evidentemente, la “militarizzazione” dello spazio. Credo che l'immagine dei militari che ha Rovelli si possa riassumere con la figura di Rambo. Ho già scritto, e lo ripeto, che è una gigantesca cazzata che i militari «non sono certo competenti di scienza o di esplorazione e utilizzo dello spazio». Mondo scientifico e mondo militare non si escludono a vicenda, per cui i militari possono essere competenti di scienza; e anche di esplorazione e utilizzo dello spazio. Piccola nota: non essere competenti di «utilizzo dello spazio» è una frase che significa ben poco: come utilizzare lo spazio è una scelta che si uniforma a certi obiettivi, e sicuramente i militari (anche quelli che immagina Rovelli) hanno le competenze per perseguire i loro obiettivi di utilizzo dello spazio. I militari «non sono certo competenti […] di esplorazione […e utilizzo…] dello spazio», tranne quando si azzardano a fare gli astronauti, tra le altre cose.

  57. A chi diamo questo segnale chiaro? E perché un militare come presidente dell'ASI non può far altro che «contribuire a militarizzare lo spazio»? Perché la sua presenza ci dice che la priorità è questa, piuttosto che quella che già è, ma senza escludere altre possibilità, all'occorrenza, secondo come stanno andando le cose nel mondo, cioè per questioni strategiche? In cosa consiste la «militarizzazione dello spazio» a opera dell'ASI secondo Rovelli? Cioè: in concreto cosa “rischiamo”? Un militare come presidente dell'ASI è automaticamente una violazione di qualche trattato sullo spazio o delle politiche spaziali comunitarie? Davvero il contributo dell'ASI nell'Unione europea diventerà di tipo militare? Davvero un militare come presidente dell'ASI contribuirà alla «militarizzazione del mondo»?

  58. Qual è questo «mondo intero» che sta facendo uno sforzo comune e «generoso» (?) ecc.? In cosa consiste questo «sforzo comune e generoso»? Esiste davvero questo «sforzo comune e generoso», nel senso inteso da Rovelli, o è una rappresentazione cinematografica, romanzata della realtà dei fatti? E perché «la crescita del sapere, della dimensione economica, e del benessere dell'umanità intera» non sarebbe possibile anche con un militare all'ASI? Sarà possibile comunque senza Battiston?

  59. L'articolo esiste per convenienza politica ed è niente altro che propaganda politica, anche se fatta a partire da un pretesto “giusto” e avvalendosi dei soliti lapalissianismi emotivi e infantili a valore positivo (vogliamo la pace e simili).

  60. Non ho gli elementi per dire se giocare alla militarizzazione dello spazio oggi è la scelta migliore, o quasi obbligata (cfr. p.es. Spatial militaire : big bang ou pschiiit en 2019?). Quello che voglio sottolineare è che un militare come presidente dell'ASI non è una scelta assurda, e soprattutto non è una scelta che ha le assurde conseguenze paventate propagandisticamente da Rovelli.

  61. L'articolo non è molto solido, ma purtroppo questo non sembra interessare che poche persone. L'impianto propagandistico di matrice politica mi sembra chiaro. Rovelli vuole far pensare a un modus operandi abituale (ci sono altri casi e ciascuno può essere accostato al caso Battiston): questo governo è un cancro che sta mettendo le mani sulla ricerca, che invece deve essere «autonoma» (indipendente…). C'è un'evidente esagerazione che si abbina all'uso di un tono apocalittico-catastrofico. La fallacia dell'appello alle conseguenze negative (date per scontate: nessun ragionamento ci accompagna dalla “causa prima” all'“effetto ultimo”) è uno dei pilastri della trattazione della seconda «questione grave»: se metti un generale (l'uomo nero) come presidente dell'ASI dai un messaggio preciso e le conseguenze saranno terribili… possono far venire in mente le dittature sudamericane, notizie tristi per la pace, per il paese che purtroppo diventerebbe un «paese di guerra»…

  62. Non si può dire lo stesso di Rovelli, ma è pur vero che senza quella bolla il potere propagandistico del suo articolo risulterebbe compromesso; perciò dobbiamo postulare che per Rovelli non sia una prigione (come per i lettori-target) ma uno strumento — e diciamo inconsapevole per non dire che Rovelli (o chi per lui) ha studiato a tavolino come raggiungere l'effetto desiderato.

  63. L'ho scritto tra virgolette come giustamente l'ha scritto tra virgolette Benacchio perché non è affatto chiaro cosa si intenda, come già scritto in qualche nota: Rovelli vuole far pensare alla guerra; ci lascia, per associazione nel contesto architettato, con immagini di testate nucleari sui satelliti piuttosto che con l'immagine di un CosmoSkyMed. È intenzionale, rientra nella retorica apocalittica-catastrofica per infondere la paura di un mondo distopico, guerresco, a cui contribuirebbe l'Italia con un militare alla presidenza ASI. Risibile, occorre ripeterlo.

  64. Come detto, un ente di ricerca come l'ASI non è autonomo, ma è indipendente. Per questo è possibile l'esistenza della legge usata per la revoca («rivolta a tenere a freno le situazioni di contrasto che potrebbero emergere dal cambio di Governo») e per questo nella sentenza convenientemente citata da Rovelli si leggono espressioni come «Non può esistere il dirigente che non realizzi l’indirizzo politico del Governo». Detta diversamente la politica ha il diritto di “interferire”, anche se ciò dovrebbe avvenire automaticamente con il cambio del Parlamento e l'insediamento di un nuovo Governo con un diverso indirizzo politico, che dovrebbe appunto subito riflettersi sull'operato di un dirigente come Battiston… Perciò qui con interferenza politica intendo la rimozione di dirigenti anche nel caso in cui questi non abbiano manifestato incapacità o ritrosia nel portare avanti il programma politico del nuovo governo.

  65. Cioè dalle cariche in cui ci sono eccellenze come Battiston… essendo eccellenze, non per altri motivi.

  66. Come recita il “volantino”, un fatto è un'affermazione che può essere provata essere vera o falsa; ma è una definizione che lascia spaesati alcuni che ritengono che un fatto sia un fatto (non un'affermazione…), qualcosa che è accaduto davvero, o qualcosa di sicuramente vero. Per questo penso sia meglio sempre usare proposizione fattuale, o affermazione fattuale (che vorrebbe essere la traduzione di factual statement) invece di fatto; poi per brevità io scrivo sempre fattuale, sostantivando l'aggettivo (“un fattuale” è una “proposizione fattuale”) — cosa che non è affatto originale, beninteso.

  67. Mi sembra di capire che non sia molto apprezzata dall'autore, o comunque la ritiene problematica: Il peccato originale è stato mettere Asi fra gli Enti di ricerca, […] ereditò la disgraziata etichetta di “Ente di ricerca” […]

  68. Benacchio evita di esprimere in modo debordante un giudizio sulle “visioni contrapposte” — un altro carattere lodevole dell'articolo — ma piazza un paio di frasi che fanno pensare che non ritiene una buona cosa l'«etichetta» di ente di ricerca.

  69. Sarebbe stato opportuno fornire un paio di esempi.

  70. Non ho considerato «scienziato di grande valore e con capacità organizzative riconosciute» e «la sua competenza ed efficacia non sono state mai messe in dubbio». Sono espressioni vaghe e problematiche (specialmente la seconda); non sto qui a spiegare perché. Se il lettore non vede perché sarebbero problematiche, vedrà almeno (spero) che sono vaghe: niente di paragonabile a «padre […] dello strumento AMS-02», «è riuscito a far aumentare il bilancio», e nemmeno a «ha dato contributi maggiori alla scienza».

  71. È tipico degli elitisti: a costoro gli argomenti ab auctoritate piacciono tantissimo e per poterli fare serve “creare” delle autorità; questo per gli elitisti non è solo necessario (in effetti spesso lo è) ma anche sufficiente (e questo, invece, non dovrebbe esserlo in generale, figuriamoci quando si fa uso di elementi autoritativi che non sono nemmeno pertinenti per provare il punto in esame). Gli elitisti non lo fanno scientemente: è una questione di forma mentis, un tratto psicologico caratteristico — una persona senza questo tratto ha una probabilità di essere un elitista minore di quella di chi ce l'ha.

  72. I tratti elitisti mi disgustano anche più dell'imbecillità di risibili affermazioni sulla non competenza dei militari per l'esplorazione e l'utilizzo dello spazio, o sulla pace “rattristata” dalla triste notizia di un militare alla presidenza ASI…

  73. In tutto ciò ho ignorato l'ipotesi che «senza preavviso» voglia dire che Bussetti non ha fatto una telefonata di cortesia a Battiston per anticipargli il decreto; o che non gli ha inviato una letterina con il medesimo scopo. Sicuramente Prodi, o la Fedeli che l'ha confermato, avrebbero fatto una cosa del genere trovandosi nella posizione di doverlo destituire per qualsivoglia motivo. Ma in quei casi sarebbe stata una cortesia per conoscenza o affinità, non per dovere istituzionale.

  74. Pace (ovunque appare), mondo intero, sforzo comune e generoso, lo spazio luogo per la crescita del sapere, benessere dell'umanità (intera, eh!), segnale chiaro che la priorità è contribuire alla militarizzazione dello spazio (del mondo!), visione militare e guerresca della convivenza su questo pianeta, Paese di economia spaziale, Paese di pace, Paese di scienza, Paese di guerra, notizie tristissime per la scienza, peggiori dittature sudamericane, logica di schieramenti politici che affossa di sicuro la scienza, senza preavviso, senza motivo, modo brutale di condurre la cosa pubblica, triste vicenda, distruzione della scienza in Italia se si rimuovono persone competenti solo perché nominate da un governo diverso e si lottizza e occupa la ricerca (?) come la RAI, governo rapace nel mettere le mani sulla ricerca, idea tristissima, direzione di cui ci pentiremmo…

  75. Sono ridotto al punto di sentire la necessità di mettere rimandi alla Treccani per paura che qualcuno se ne esca con frasi di questo tipo: non viviamo mica in un regime come i russi, noi! Se ti piace tanto la Russia vacci a vivere, quello è un regime! Quello di Saddam Hussein era un regime, mica il nostro! È il M5S che vuole instaurare un regime! Certo, è un regime da quanto i fasciopentaleghisti sono al governo… Ecc. Di Bersani, a parte smacchiare il giaguaro, ogni tanto mi vengono in mente queste parole: «se qui questi [il M5S] vanno al governo poi all'Italia tocca ubbidire a uno solo». Proprio per queste sue parole ho aggiunto in extremis anche democrazia.

  76. In realtà mi preoccupa non tanto che vengano usate, visto che non è cambiato niente rispetto al passato relativamente recente, quanto il modo in cui vengono assorbite e apprezzate: sempre più (così mi sembra) scontato, dogmatico e meccanico, direi. «La pratica è virtualmente automatica, più o meno come il prodotto della buona educazione, che, come osservava George Orwell rispetto all'Inghilterra, instilla un “generale e tacito accordo” […]» (tratto e adattato da Hopes and prospects di Chomsky).

  77. A mio uso e consumo, per intendermi rapidamente tra me e me quando rileggo, non per spiegare ad altri o per far comprendere ad altri; ché tanto, come ho potuto sempre più spesso osservare, è del tutto inutile: è come voler fare un buco nell'acqua o cercare di rianimare un affogato ributtato sulla spiaggia dopo decenni.

  78. Libertà, crescita e stabilità costituiscono il nucleo iniziale. Ho aggiunto pace perché è pertinente a questo articolo, e infine democrazia perché, pensando ai regimi democratici e a metà (o quel che è) del Governo attuale, mi è venuta in mente la frase di Bersani trascritta in un commento precedente: mi sembra un buon esempio di vacuità idiota fondata su simboli in ingannevole sovraccarico valoriale.

  79. Like most terms of political discourse, this term [globalization] has two meanings: a literal meaning, and a technical meaning employed for doctrinal warfare. (citato in una nota al vecchio post Stabilità).

  80. La fonte principale sarebbero delle dichiarazioni prese dal presunto blog Medium di PoroshenkoQuesto è davvero lui? A sapere l'ucraino si potrebbe verificare almeno che il blog, che sia tenuto da lui (o chi per lui) e non da un pinkosky qualunque (un disinformatore russo?) riporti per lo meno dichiarazioni vere di Poroshenko.

  81. Beninteso, va letto come: cosa c'è, secondo l'autore e affini, dietro la cacciata di Battiston. È un facinoroso lurido leghista complottista che non capisce niente di scienza, figuriamoci di politica e dei giochi di potere, chiunque si ponga quest'altra domanda simile: cosa c'è (oltre la bravura come ricercatore, ça va sans dire) dietro la nomina di Battiston?

  82. «[…] un centro di assoluta eccellenza ridotto a poltronificio del Pd, lottizzazioni alla vigilia delle elezioni»… Sono praticamente le accuse che adesso vengono rivolte contro la Lega o questo governo dopo Battiston. «Si registrano inoltre situazioni di conflittualità tra il management del Centro con l’Asi, gestioni poco chiare degli impianti Cira, preoccupazioni da parte dei sindacati per le prospettive di sviluppo e la tutela dei livelli di occupazione. […] Mentre il ministro Fedeli si affretta, a pochi giorni dalle elezioni e dalla possibile sconfitta elettorale, a rinnovare il vertice dell’Asi che nomina i vertici del Cira. E tutto questo a Camere chiuse per impedirci di presentare interrogazioni con risposta in aula in diretta televisiva.» A scrivere è sempre Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia.

  83. Nel primo paragrafo leggiamo «quasi un fulmine a ciel sereno». A questo punto al lettore che è riuscito a slalomeggiare tra le mie parole sarcastiche dovrebbe essere chiaro che sicuramente non è stato un fulmine a ciel sereno. L'articolo ricorda anche che «la nomina era stata firmata dal ministro Valeria Fedeli il 7 maggio, quindi con un governo che il 4 marzo aveva perso la fiducia degli italiani e agiva in ordinaria amministrazione», e si cita la stessa sentenza del TAR del Lazio (3277/2003). Ricitando ma evidenziando una diversa questione: «Oggetto della valutazione è, pertanto, l'idoneità tecnica del dirigente a fornire leale e fattiva collaborazione al perseguimento degli obiettivi del potere esecutivo

  84. Un brano di questa sentenza viene citato in almeno un paio di articoli, fondamentalmente per l'interpretazione che si può dare a quei passaggi scelti nel nuovo contesto in cui vengono citati. (Si potrebbe usare questo tratto per un'analisi filogenetica — ma non può essere l'unico tratto — e anche per provare a sgamare qualche ghostwriter.) L'esteso uso del legalese nell'intera sentenza rende difficile capire la pertinenza nel caso in questione, se ha senso estrapolare quel passaggio allo scopo di applicarlo al caso Battiston. Nella sentenza si legge per esempio che «Non può esistere il dirigente che non realizzi l’indirizzo politico del Governo in modo imparziale e nel rispetto dei doveri inderogabili che sono insiti nelle regole del buon andamento» (ma se ci fosse, quale sarebbe la sua “punizione”?), e anche «La legge 15 luglio 2002 n. 145 mira a impedire, per quanto possibile, che il nuovo Governo si trovi a operare in un rapporto istituzionale non sereno con l’apparato burocratico e che nella realizzazione del suo programma politico in conformità agli impegni presi con gli elettori incontri difficoltà e ostacoli frapposti dall’azione contraria di funzionari “infedelmente” fedeli alla parte politica che a suo tempo li espressero Qualcuno dovrebbe spiegare come funzionerebbe nella pratica.

  85. L'articolo elenca una serie di “successi”; la tecnica retorica è quella di lasciar intendere che queste cose belle e buone e vantaggiose per l'Italia sono a rischio. Cosa che non è. Negli ultimi due paragrafi, poi, Affari Internazionali («think tank fondato nel 1965 da Altiero Spinelli») si supera. Alla NASA abbiamo visto che come administrator c'è un militare (Bridenstine), e come deputy administrator c'è James Morhard, civile ma comunque vicino agli ambienti militari (ha iniziato la carriera nell'ufficio del segretario della marina). E abbiamo visto da qualche altra parte nel testo che anche sotto Obama, premio Nobel per la pace, c'è stato un militare ai vertici NASA. Secondo Affari Italiani sarebbe addirittura contro le norme, perché il Trattato sullo Spazio del 1967 stabilisce che «gli Stati contraenti utilizzano la Luna e gli altri corpi celesti a scopi esclusivamente pacifici». Ringraziamo perciò gli USA e Affari Italiani per aver dimostrato nei fatti (visto che la ragione da sola non funziona) che mettere un militare ai vertici di un'agenzia spaziale non significa che si utilizzeranno «la Luna e gli altri corpi celesti» a scopi che non siano esclusivamente pacifici — ovvero difensivi, come vuole la consuetudine gergale odierna. L'articolo inoltre cita Samantha Cristoforetti, militare e ingegnere aerospaziale, la qual cosa ci ricorda la falsa dicotomia su cui si fonda la generalizzazione del discorso “un militare invece che uno scienziato all'ASI”, giacché 〈è militare〉 e 〈è scienziato〉 non si escludono a vicenda, e inoltre 〈è militare〉 non esclude 〈ha conoscenza del mondo scientifico〉.

  86. Citazione a caso: Space, for example, is considered a key defence asset for its navigation, observation and data transmission capabilities. Quale sarà il ruolo dell'Italia nel contribuire alla “difesa spaziale” dell'UE?

  87. Con un generale al posto di Battiston all'Italia non resterà che impegnarsi nella sinergia tra programmi, tecnologie e obiettivi di difesa nostrani e quelli civili altrui…

  88. Ora le firme della petizione sono circa 23500. La prima delle Ragioni per firmare è «Vorrei evitare che a capo dell'ASI venga nominato un terrapiattista laureato su wikipedia», con 23 cuoricini. Questo è il sintomo di un altro grande problema (e l'indizio del successo di strategie di manipolazione), ma non è il caso di parlarne qui. — Aggiornamento 2019-03-17: ad oggi il contatore dà 23580. Il picco d'interesse “stimolato” e poi più niente?

  89. Interessante che dica questo: […] Toutefois, en décember dernier, une loi a été adoptée pour confier la direction et la coordination des politiques spatiales et aérospatiales à la présidence du conseil des ministres. Un comité interministériel se substituera au Centre National de Recherche pour donner une choérence aux différents programmes. «Les secteurs industriels et de la défense ont fais pression pour faire comprendre au monde politique l'importance stratégique de l'aérospatial qui ne pouvait plus être abordé essentiellement avec un prisme académique», se félicite Gregory Alegi.

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