domenica 3 settembre 2017

Che mi sono perso?

Allora, vediamo, che mi sono perso?

Macron presidente e il ſogno uè

Macron il giovane buono batte Le Pen la fascista e diventa il nuovo presidente francese. L'uè è salva, il ſogno1 uè è salvo.

Applausi dai francesi e dai non-francesi, ma solo quelli buoni ché i francesi cattivi hanno votato Le Pen e i non-francesi cattivi l'avrebbero votata, se avessero potuto.

Le Pen la fascista è anche opportunista. Infatti aveva provato a smussare i suoi spigoli euroscettici, non seguendo l'approccio di Phillippot per non perdere 2 o 3 punti.

Il Front National perde ma a conti fatti porta a casa un risultato migliore di quello del 2012. Un dettaglio che non significa niente: l'importante è che abbia perso e che sia salva l'uè.

Dopo il duro colpo della Brexit, la tragica elezione di Trump e il nefasto respingimento della riforma costituzionale italiana non si poteva far vincere ancora una volta Putin, il malvagio zar che vuole distruggere l'uè perché lui odia l'Europa, l'amore e l'unione dei popoli del vecchio continente e soprattutto ambisce al potere globale.

Il terribile e spietato (contro gli oppositori) tiranno russo (ma non rosso) aveva già interferito con le elezioni americane riprogrammando i cervelli di milioni di elettori usando un trucco scaltrissimo e nuovissimo: aveva fatto in modo che fossero diffuse informazioni compromettenti per la candidata indesiderata, che in realtà però era tanto buona e cara.

Intorno alla povera Hillary, un sacco di fake news mescolate a email verissime e altre primizie. Quel traditore di Assange poteva aspettare dopo le elezioni, ma purtroppo è una spia russa, o comunque non ama il suo paese (come ci si aspetta dai traditori…)

Sarebbero stati sforzi vani se quei pecoroni fossero un minimo intelligenti e ci capissero di giurisprudenza: anni di telefilm americani ci hanno insegnato che una prova, anche se verace e comprovante, non è ammissibile se è stata acquisita in modo illegale2. Nel caso sia presentata per errore in aula, la giuria dovrà ignorarla quando formula il verdetto.

Ma vallo a spiegare agli elettori eterodiretti, quelli lobotomizzati dalla forza della magia putiniana! Purtroppo questi imbecilli hanno dato retta a tutto, ma soprattutto alle fake news (questo è accaduto perché sono stupidi), portando alla Casa Bianca quello zoticone di Trump.

Che differenza con l'harvardiano aplomb del premio Nobel per la pace3

4 e con l'algida compostezza della Clinton!

Ma questo è il passato passato da molto, torniamo a occuparci del passato passato da un po' meno.

Fortunatamente per le elezioni francesi l'uè si è data una mossa e ha contribuito alla vittoria macroniana attuando le opportune contromisure contro la pericolosa e infestante interferenza della дезинформация.

Possiamo riassumere in tre punti il successo di Macron.

  1. Le Pen è fascista, il Front National è ultradestra e i francesi hanno ancora un po' di orgoglio partigiano — i francesi sono intelligenti e hanno fatto la scelta giusta, mica come quegli irresponsabili che hanno votato Leave o quegli idioti che hanno votato Trump. C'entra qualcosa Chuck Norris nei panni del ranger Walker? (Fa' la cosa giusta!)

  2. La squadra di Macron ha tenuto a bada i virus informazionali russi che avrebbero potuto riprogrammare milioni di cervelli francesi, come hanno già fatto con quelli nordamericani (Canada escluso). Macron non era solo, però: a differenza dell'euroscettica disfattista fascista Le Pen, Macron ha potuto contare sull'intelligence uè (perché l'unione fa la forza), programmaticamente impegnata a respingere il terrorismo ISIS e la disinformazione russa — due nemici che vanno trattati più o meno allo stesso modo.

  3. Il terzo motivo, quello più importante, tenetelo bene a mente perché è comodissimo, facile da comprendere e ricordare, ottimo come cornice di qualunque quadro e per di più ci accende dentro il ricordo di quanto abbiamo imparato da molti amati cartoni animati della nostra infanzia: prima o poi il Bene trionfa sempre sul Male!

Più seriamente, il terzo motivo è che l'uè è stata più forte di quel bastardo di Putin! Prenditela in quel posto, escremento russo! L'uè, con l'impareggiabile aiuto della più fulgida stella della democrazia (che si trova in questa galassia — che abbiamo fatto per meritarci questo incredibile dono?), ti respingerà, sempre!

До Свиданья Putin e tutti i nemici dell'uè!

Ma chi è, lui chi è, Macron qui est

Tutti a tifare questo Macron, tutti contenti per la sua vittoria. Come potrebbe essere altrimenti visto che ha salvato l'uè?

Intendiamoci: la distinzione del presidente Macron è una distinzione più che legittima nel senso che è la legge, sono le regole. Il punto è […] che senza negare che ci siano regole diverse tra diverse tipologie di migranti, ci si debba porre il problema del fenomeno in generale. Questa penso che sia una consapevolezza che grazie anche all'iniziativa dell'Italia ormai sia molto diffusa […]

Se una cosa la dice Macron è un conto, se la stessa cosa l'avesse detta Le Pen, sarebbe stato un altro conto.

Matteo Renzi commentando la faccenda di Fincantieri:

Il presidente francese fa solo l’interesse del suo Paese

L'«interesse del suo Paese» non esprime il vecchio ripugnante concetto di nazionalismo, forza centrifuga (se il centro è l'uè) e xenofobigena?

Ha detto Paese, non ha detto Nazione! Il nazionalismo di questi staterelli che non contano un cazzo deve finire, è solo foriero di attriti e potenziali guerre. Mica vorrete una terza guerra mondiale europea?!

Bisogna rimpiazzare i diversi nazionalismi egoisti con l'unico nazionalismo buono, quello dell'uè — non avrai altra uè all'infuori di me.

Macron non è un nazionalista francese che fa solo gli interessi della sua nazione: Macron è un paesanista, fa gli interessi del suo Paese. Non fate confusione: sono due cose ben diverse!

Invece l'Italia funziona differentemente: a noi il paesanismo fa schifo. Abbasso il paesanismo nazionalismo, evviva il macronico paesanismo! (Ma funziona solo in Francia, inutile provarlo da noi…)

Comunque l'importante è che l'energico Macron abbia già fatto il bene supremo dell'uè vincendo le elezioni e ricacciando così il pericoloso FN nei suoi lussuosi scantinati.

En marche!

Qualunquista, fascista, antisistema?

Macron dice di non essere né di destra né di sinistra, e di essere anche un po' antisistema se con “sistema” intendiamo il marciume sistemico corporativista e non il buon sistema meritocratico francese di cui Macron è un prodotto, a suo dire.

Pour le candidat «ni de droite, ni de gauche», le «système» à abattre est d’essence politique. Il s’agit d’en finir avec des «syndicats et partis qui défendent les intérêts de ceux qui sont dans le système», des «corporatismes» qui, à l’en croire, ont «recréé de l’immobilité sociale, de la défiance démocratique et de l’inefficacité d’action» (Libération)

Rinnovamento! En marche!

“On tourne clairement aujourd'hui une page de la vie politique française”, a commenté dimanche soir le candidat “ni de droite ni de gauche” après l'annonce de sa qualification pour le second tour du 7 mai. “Les Français ont exprimé leur désir de renouvellement. Notre logique est désormais celle du rassemblement”. (Le Parisien)

Né di destra né di sinistra, ma anche di destra e di sinistra, tutto e niente.

“Emmanuel Macron est... Libéral — libertaire, universaliste, progressiste, ambigu, de droite mais pas réac, de gauche mais pas frondeur, ni de droite ni de gauche, de droite et de gauche”. (RTL)

Da noi troviamo queste perle di saggezza:

Quando non è “né destra né sinistra” è quasi sempre destra. (Left.it)

Quasi sempre destra (bruttissima cosa)… quindi qualche volta — 1 volta su 10 o su 100? — è sinistra (bellissima cosa). C'è un solo modo per dire che Macron è 〈bellissima cosa〉 ed è quello di classificarlo 〈sinistra〉.

Perciò, se Macron gli piace, dovranno contarlo come l'eccezione, quello di sinistra che dice né destra né sinistra, anche se non hanno una teoria per spiegare che senso abbia dirlo: se uno è di sinistra perché non dice di essere di sinistra?

Comunque almeno questa eccezione l'hanno messa in conto. Se scavate nel guano dell'uccelliera5 trovate perle con meno sfumature. Prendiamo il banale6 “motto” casaleggese7, che se si vuole va benissimo per spiegare Macron:

Un'idea non è di destra né di sinistra. È un'idea. Buona o cattiva.

La reazione pavloviana standard e scontatissima assomiglia a questa:

Nè destra nè sinistra, lo slogan del fascista.8

Seguendo questi acutissimi osservatori finisce che Macron è la stessa cosa di Le Pen, tranne per la sua posizione uèista, bilanciata sapientemente con il nazionalismo paesanismo francese.

Ma Macron non è il primo tra i buoni a dire né destra né sinistra.

Come si fa a venire a capo di questo enigma senza dare ragione a chi dice che sinistra e destra sono due ingombranti categorie del pensiero politico che non descrivono più nulla? Come si fa a conservare la caratterizzazione “fascista” di né destra né sinistra salvando però i casi che si vogliono salvare? (In Italia significa poter giustificare la reazione pavloviana standard su mostrata e nello stesso tempo apprezzare altri movimenti che si autodescrivono con quella frase.)

Ci hanno pensato i Wu Ming 5 o 6 anni fa.

se ieri, nella stragrande maggioranza dei casi, la frase [né di destra né di sinistra] era espressione di qualunquismo destrorso […] di recente [2012] la questione si è ingarbugliata: in giro per l’Europa, nuovi movimenti, anche molto diversi tra loro, si fanno un punto d’onore di dichiararsi non-appartenenti ad alcuno dei due campi politici. […] (Wu Ming)

Per via di questo ingarbugliamento è ora necessaria una teoria che salvi i «nuovi movimenti» che non si vogliono tacciare di «qualunquismo destrorso»9.

La mia [di WM1] convinzione è che, a seconda del soggetto che la dice, del contesto in cui viene usata e delle pratiche a cui si accompagna, il significato della frase [né di destra né di sinistra] si trasformi in maniera radicale. (Wu Ming)

Cioè la frase “né destra né sinistra” è tutto e il contrario di tutto a seconda di chi la dice, del contesto e della «pratiche a cui si accompagna». Diciamola meglio: a seconda di chi giudica il soggetto che la dice, il contesto e le pratiche a cui si accompagna. Cioè insomma tutto dipende da chi WM1 e compagni di camera vogliono etichettare come buono o cattivo.

Avendo salvato capra e cavoli si possono continuare a bollare come qualunquisti destrorsi gli sgraditi, per esempio il M5S10, senza contraddirsi nel momento in cui si apprezzano gli Indignados, i Pirati o il Macron né di destra né di sinistra e antisistema11.

La teoria “wuminghiona”12 è una teoria ad hoc per consentirgli di continuare a scrivere sulla lavagna i buoni sotto la colonna di sinistra e i cattivi sotto quella di destra13, a prescindere dal fatto che l'esaminando abbia pronunciato la fatidica frase o no.

Il ragionamento adattativo che salva le loro convinzioni politiche così come le hanno scolpite nel cervello è sofisticato (si fa per dire), seppur wuminghione14, molto più del necessario, e viene con qualche anno di ritardo.

Infatti il cambio di paradigma necessario a dar conto dell'ammissibilità di 〈né destra né sinistra〉 è già contenuto nello smanifesto di sventrotene, altrimenti noto come Manifesto di Ventotene. Si può dire «né di destra né di sinistra» perché tanto la linea di demarcazione tra Buoni e Cattivi deve stare altrove.

Non è più lì dove la storia l'aveva piazzata, sussurrando la Verità nelle orecchie incerumate dei saggi sacerdoti protettori di questo antico culto. Il solco che separa i buoni dai cattivi non cade più nel mezzo di due schieramenti identificabili con i tradizionali 〈destra〉 e 〈sinistra〉.

Il principio discriminante è se sei a favore di un'unione europea o se sei contrario. Abbandonando l'astratto per il concreto: se sei a favore dell'uè sei un bravo ragazzo, se sei euroscettico sei un cattivone (e sicuramente il tuo mestiere sarà di produrre fake news anti-uè).

A Spinelli non fregava un fico secco se eri di sinistra o di destra: se ti schieravi per l'unione europea (in concreto, attualizzando, per l'uè15) eri un «progressista», comunque degno del consesso e del consenso dei giusti16, a prescindere dal resto.

Non si può dare del fascista o del «qualunquista destrorso» al primo Macron che svela sul campo la realtà di questo cambio di paradigma di cui è parte integrante la svalutazione politica delle categorie “Destra” e “Sinistra”17.

Ciò che rimane sono partiti uèisti (i Buoni, ovviamente) e partiti antiuèisti. Non è importante quale fede i diteisti gli assegnino, da che parte vanga strattonato dai detrattori ansiosi di crocefiggerlo inchiodandolo a un'etichetta che disgusti il maggior numero possibile di diteisti.

Ciò che conta è che Macron sia uèista18. Tanto è bastato, in campagna elettorale, a suscitare le simpatia di un pezzo della politica italiana e delle élite ueiste.

Poi bisogna fare i conti con gli aspetti pragmatici del paesanismo… Ma questi sono dettagli…

Evviva Macron.

Lerner va in confusione e lascia il PD

Cito dal Fatto Quotidiano:

[…] le motivazioni che lo hanno portato a lasciare il partito del segretario Matteo Renzi denunciando “un vero e proprio disarmo culturale sui diritti umani”. “Per me […] la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la campagna di denigrazione mossa contro le ong impegnate nei salvataggi in mare19. […]“. A Lerner non è piaciuta neanche “l’impressionante subalternità psicologica alle dicerie sparse dalla destra”, con riferimento alla Lega Nord e alle prese di posizione di Matteo Salvini sui migranti.

Continua:

[sono] stato fra i promotori di un Partito democratico i cui valori fondativi vedo oggi deturpati per convenienza.

I valori fondativi deturpati per convenienza…

Possibile che Lerner sia così ingenuo? Che si perda in un bicchiere d'acqua di mare? C'è qualcosa che non mi quadra.


  1. Trilussa, Li libbri antichi: «Ho trovato un libbretto tutto rotto, / antico assai, che drento cianno messe / l'effe a li posti indove ce va l'esse, / ch'io, bello che so legge, m'inciappotto. / Però er padrone mio, ch'è un omo dotto, / me lo spiegò jersera e me lo lesse: / se c'è badeffe s'ha da di': badesse; / fotto, presempio, cambi e dichi: sotto. / C'è er racconto d'un povero infelice / condannato ar patibbolo innocente, / che s'arivorta ar popolo e je dice: — Compagni! Abbaffo il Re! Viva la forca! — / Be', devi legge tutto diferente: / — Compagni! Abbasso il Re! Viva la sorca!» Scritto proprio con la “f” (fogno europeo) compare in molti “antieuropeisti”. Credo che l'origine sia Bagnai, ma non ne sono sicuro.

  2. Sono sempre i legal thriller a dirci che la prova è ammissibile se l'avvocato non ha partecipato, direttamente o indirettamente, all'atto illegale che ha portato alla sua acquisizione. In dettaglio è spiegato per esempio qui.

  3. Which US president planned the $1 trillion modernisation of every nuclear weapon in the stockpile, as well as pursuing a new generation of nuclear armed submarines, new nuclear bomber aircraft and new land-based intercontinental ballistic missiles? Risposta: Nobel Peace Prize laureate, Barack Obama

  4. Trump potrebbe fare di peggio, ma almeno lui non ha un insensato premio Nobel per la pace.

  5. Twitter, ricco di colti politologi, filosofi e pensatori acuti che danno sempre spunti di un'altezza inarrivabile.

  6. Dico banale perché dovrebbe essere un fatto banale in un mondo di esseri pensanti: fuori dal cancro del diteismo è ovvio che, data un'idea, quello che ci interessa è stabilire se essa sia «buona» o «cattiva». Poi c'è tutto il problema di capire se esiste un criterio oggettivo, assoluto e universale per stabilirlo. (Ovviamente no, non esiste né può esistere. In ambito politico il meglio che possiamo fare per ora è dato dal sistema democratico, che in un certo senso è una macchina che pesa diversi criteri complessi — le nostre opinioni, diciamo — attraverso cui si stabiliscono quali sono le idee «buone». Presumibilmente e in modo non definitivo.)

  7. Forse non è stato il primo a dirlo. Sicuramente non sarà l'ultimo.

  8. Questo in particolare è di Antigrillista, che molto probabilmente è la nuova incarnazione di un account noto all'ornitoteca.

  9. Gli «appunti diseguali» procedono a spirale fino a centrare il bersaglio. La discussione su «né di destra né di sinistra» non è generale e “asettica”: si tratta di un pretesto per arrivare allo scopo, che essenzialmente è il distanziamento del M5S da altri movimenti (tipicamente non italiani o internazionali) che si dichiarano «né di destra né di sinistra» e che piacciono ai Wu Ming.

  10. «Il “grillismo” mi appare sempre più come un movimento di destra: diversivo, poujadista, sovente forcaiolo, indifferente a ogni tradizione (anche recente) culturale e di lotta, noncurante di ogni provenienza politica.» Se lo dice lui…

  11. In realtà non so se il WM1 apprezzi Macron, ma la sua/loro teoria può essere senza dubbio usata da chi deve difendere la coerenza dell'apologia di Macron (o altri) e contemporaneamente ha bisogno di inquadrare nel campo fascista il M5S proprio per mezzo di quella frase. Lo scopo principale degli «appunti diseguali» è questo.

  12. Prendo in prestito questo simpatico aggettivo da qualcun altro, non ricordo chi, che apprezza tantissimo i Wu Ming politici, proprio come me.

  13. Non riescono a non fissarsi sulla necessità di inquadrare ogni cosa a destra o a sinistra. Questo è lo scopo secondario degli «appunti diseguali»: definire un senso per «né di destra né di sinistra» che permetta il suo uso da parte dei Buoni senza alimentare l'idea dell'obsolescenza delle categorie «Destra» e «Sinistra». Da Serge Quadruppani riprende la frase «Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra» e prosegue sostenendo che dietro il velo di quella frase vadano identificati due phyla, che «per comodità o richiamo a una tradizione» chiamiamo «Sinistra» e «Destra». Naturalmente il problema del diteismo resta e anzi, questa invenzione dei phyla mostra quanto sia forte. Ecco infine come si intrecciano gli scopi primario e secondario degli «appunti diseguali»: «io [WM1] credo che gli Indignados spagnoli siano di sinistra […]. Di contro, il “grillismo” mi appare sempre più come un movimento di destra […]». In seguito scriverà che il «nocciolo criptofascista [del grillismo] è avvolto da fitti banchi di nebbia e fuffa».

  14. Gli «appunti diseguali» partono bene e contengono alcune citazioni interessanti, ma scadono presto rivelando il loro vero intento iniziale — che non è quello di analizzare il senso (politico) contemporaneo della frase «né di destra né di sinistra». WM1 volteggia sulla preda, senza riuscire a sgrullarsi di dosso i limiti del diteismo, seppur con le sfumature e precisazioni del caso quando è possibile «aprire troppe parentesi». Naturalmente per loro il M5S (la preda) è «criptofascista», perciò quando i “grillini” dicono «né di destra né di sinistra», confermano ciò (cioè quanto è stato prestabilito per loro). Tra le citazioni interessanti c'è Lakoff che, stando a quanto dice WM1, parla di una realtà «multilineare e multidimensionale». Non mi è chiara la necessità di dire che sia multilineare, considerando cosa è la multilinearità nell'algebra lineare; senza leggere direttamente Lakoff non credo si possa evincere — grazie Wu Ming per non fornire link o bibliografie! Sempre da quanto dice WM1, sembra che per Lakoff ogni dimensione rappresenti un “tema” riguardo al quale una persona può essere progressista (vuole cambiare lo status quo?) o conservatrice (vuole preservare lo status quo?) — con queste mie supposte definizioni tra parentesi le “coordinate” di ciascuno vanno a dipendere dallo status quo presente, che ovviamente può mutare nel tempo. Lakoff parte dalla (ovvia) critica della «rappresentazione destra-sinistra, perché fa pensare che le persone siano allineate l’una l’accanto all’altra su un piano bidimensionale [sic], e che si possa procedere con continuità da “quello più a destra” a “quello più a sinistra”» («quello» cosa? Il «piano bidimensionale»? Chissà se questi errori sono stati introdotti dalla sintesi di WM1 o sono nell'originale). Quella di Lakoff è una critica al classico spettro politico monodimensionale per colpa del quale parlo di diteismo (anche nei termini della nota 7 partendo dalla quale, con un po' di ispirazione da parte de La Quarta Dimensione di Rudy Rucker, si arriva facilmente all'idea di una descrizione multidimensionale — in questo caso limitata al solo sottospazio delle nostre opinioni politiche). L'insufficienza dello spettro monodimensionale è nota e ha spinto ad elaborare alternative meno semplicistiche: il diagramma di Nolan e quella usata da Political Compass, sono tipici esempi bidimensionali, ma ce ne sono altri, anche con più di due dimensioni. (Nell'articolo Why the next Portuguese election will not see the surge of a left-wing challenger like Podemos or Syriza, si usa un diagramma in cui l'ascissa è «Left-right on economy», un po' come Political Compass, mentre l'ordinata è «European Integration», con 0=anti e 10=pro.)

  15. Io credo che l'uè coincida con il disegno spinelliano di unione europea. Perciò non ha senso voler realizzare un'unione europea migliore basata «sul modello spinelliano». L'uè soddisfa i valori élitari ottocenteschi, è la direzione “giusta” a cui puntavano Spinelli e combriccola. Viva la democrazia, ma con moderazione e tante briglie; cioè, è cosa buona e giusta che il potere, quello “vero”, rimanga solidamente nelle mani di chi sa amministrarlo, che non sono di certo gli zotici che danno il voto quando vengono chiamati alle urne! La cosa divertente è che certi “zotici” sono tra i più zelanti promotori di questa visione: non sono consapevoli di essere degli zotici pure loro: pensano di essere dei saggi che hanno capito che il potere deve stare nelle mani di persone competenti, non in quelle degli zotici. Loro no, non appartengono alla categoria degli zotici — lo dimostra il fatto che si sottomettono responsabilmente al giusto ordine delle cose!

  16. Cfr. la mia ornitoteca L'Europa di Altiero Spinelli. Non ci vogliono tutte le parole che uso per spiegare che se prendiamo un'idea che riteniamo “avanzata” (per nostra arbitraria decisione) possiamo definire due gruppi: quello di chi appoggia la nostra idea avanzata e quello di chi la avversa. Poiché l'idea è, per definizione, avanzata, è ovvio definire chi ci appoggia progressista (il progresso è bene!) e chi ci contrasta reazionario o conservatore. Non abbiamo bisogno di niente altro. Possiamo buttare al cesso “destra” e “sinistra” e in effetti Spinelli parla di «partiti progressisti» e «partiti reazionari», definendo una nuova linea di divisione che apre le porte a “né destra né sinistra”.

  17. Ça va sans dire, se esiste un principio qualunque che fa sì che si formino due schieramenti, uno di favorevoli e uno di contrari, è possibile appiccicare delle etichette, per esempio “destra” e “sinistra”, a questi due schieramenti. Ma si tratta solo di etichette: potremmo usare Alfa e Omega, A e B, o qualunque coppia di colori distinguibili. Le etichette di per sé non possono avere significato. In questo testo con “destra” e “sinistra” faccio riferimento al significato convenzionale che questi due termini hanno assunto nel discorso politico contemporaneo, con tutto il loro carico di stereotipi e sovraccarico di ideologie fissate dallo strascico del tempo e da logiche politiche di pura contrapposizione. Per questo motivo in questo caso le ho scritte con l'iniziale maiuscola. Non esiste più nessuna realtà a cui abbia senso attribuirle, ma i diteisti (che sono nostalgici) hanno bisogno di distinzioni nette, sennò impazziscono. Per questo si ostinano a interpretare la realtà distorcendola alla luce del significato che loro attribuiscono a quei termini. Per onorare la frenetica necessità di semplificare che caratterizza i nostri tempi, possiamo semplicisticamente credere che il principio che sta al cuore della battaglia corrente tra Sinistra e Destra è quello del cambiamento. Per vicissitudini storiche a chi è per il cambiamento è spettata l'etichetta Sinistra. Quindi la Destra si oppone al cambiamento (reagisce a chi vuole cambiare per conservare lo status quo). La propaganda della Sinistra si sbraccia a perdifiato per alimentare la convinzione che il cambiamento sia necessariamente progresso, il cambiamento è sempre bene perché il progresso è sempre bene; da qui possiamo dedurre l'altra semplificazione (un assioma della mitologia di Sinistra): la Sinistra è per il progresso. Se il progresso è sempre bene (per definizione), allora la Sinistra è per il bene. Per contrapposizione, andando agli antipodi, possiamo definire cosa deve essere la Destra. Unite i lembi e arrivate a questo disegno, che chiude il cerchio in una fantastica e assoluta vacuità di pensiero: l'uè è un cambiamento, dunque è progresso e il progresso è buona cosa. La Sinistra è per il cambiamento, cioè per il progresso, infatti è per l'uè. La Destra l'opposto, cioè deve essere anti-uè. Infatti tutti gli anti-uè sono di Destra, se sei anti-uè non puoi essere di Sinistra, anche se credi di esserlo. C'è davvero chi “ragiona” in questo modo.

  18. Forse non è un difensore ueista acritico per motivi tattici: non poteva alienarsi i critici moderati dell'uè. Per questo lui è per l'uè, ma non significa che gli piaccia com'è: è chiaro che bisogna lavorare per migliorarla. (Ma a chi non è chiaro, nel 2017, che ci sono molte, molte cose che non vanno?) Non dimentichiamoci però che Macron è francese e paesanista: quanto l'atteggiamento nei confronti dell'uè sarà subordinato alle necessità dell'uè?

  19. È da studiare il fatto che la goccia sia la questione delle ONG. Basta definirsi ONG e impegnarsi «nei salvataggi in mare» per essere messi su un piedistallo, intoccabili. Non ci può essere niente di “cattivo” in alcune ONG che svolgono quell'attività. Non si può dubitare, non si può controllare. Che cosa assurda la «pretesa governativa di sottometterle a vincoli non contemplati dal diritto internazionale né dai codici di navigazione». In mare vige la legge del mare… Queste prese di posizione granitiche e irrazionali mi suonano sospette; però sono sicuro che Lerner sarebbe ugualmente intransigente qualora ad essere violati fossero diritti e codici che riguardano la privacy di singoli cittadini privati.

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