mercoledì 18 dicembre 2024

[📣] La vera guerra ibrida

In questo corto dal titolo “La vera guerra ibrida”, Andrea Lombardi fa una sintesi efficace del mostro che stiamo lasciando crescere.

Seguono trascrizione con note e una rapidissima risposta pessimista alla domanda finale.

Il caffè amaro di oggi lo prendiamo con la propaganda. Che cos’è?1

Abbiamo giornali, associazioni, singoli individui che passano la loro giornata combattendo la disinformazione russa2, la propaganda del Kremlino in Italia.3

Questa guerra è iniziata e abbiamo iniziato ad etichettare come propaganda russa tutte le affermazioni che divergevano rispetto alla propaganda occidentale. Cioè tutte le affermazioni il cui contenuto era in contrasto con il racconto della guerra fatto da parte delle nostre autorità.

Quindi era una questione contenutistica: la pensi come noi → è giusto; non la pensi come noi → è propaganda.4

Nel giro di breve, però, se ve ne siete accorti, la situazione è cambiata e adesso non chiamiamo più propaganda ciò che diverge dal racconto ufficiale: adesso è diventata propaganda anche un’affermazione apparentemente non in contrasto con il racconto ufficiale, ma semplicemente fatta da qualcuno che si ritiene avere degli interessi in Russia.

Ho sentito per esempio dire che i cartelloni, quelli con scritto La Russia non è il mio nemico, sono propaganda e disinformazione russa non perché contengono un messaggio di per sé falso o non condivisibile, ma sono propaganda perché ad apporre quei cartelli sono associazioni che non nascondono i loro legami e interessi economici in Russia.5

Siamo cioè arrivati al punto che è propaganda non un’affermazione sbagliata secondo loro, ma è propaganda un’affermazione fatta da qualcuno che a loro non va bene.6

In sostanza ci si è spostati dalla propaganda, il messaggio, al propagandista, l’individuo da colpire; perché ovviamente è più facile delegittimare direttamente la fonte.

La cosa è abbastanza spaventosa perché è in contrasto con i principi stessi dello stato di diritto ed è in contrasto con la filosofia di una democrazia.7

Ricordiamoci che queste attività vengono colpite con la clava della stampa partigiana. Vengono colpite con la spaccatura e con l’isolamento sociale. Perché ovviamente sono tutte condotte che sono assolutamente legittime: non c’è niente di illegale.

E quindi come fa una democrazia a colpire delle persone se non può utilizzare lo strumento della legge?

Si nasconde dietro al dito di giornalisti partigiani, di picchiatori con la penna in mano, di bulletti da social network che sono di fatto il braccio armato extragiudiziale ed extraparlamentare di una democrazia che vorrebbe avere gli strumenti di una dittatura, ma che, volendo continuare a chiamarsi democrazia, deve mettere in campo una serie di misure alternative per riuscire a colpire con una clava, come fanno i regimi totalitari, chiunque non sia allineato.

Quando vi parlano di guerra ibrida, parlano di questo: parlano di quello che fanno loro. La conoscono bene, la guerra ibrida, perché è il loro strumento di lavoro quotidiano.

Ma sapete una cosa? Secondo me siamo di più noi: quelli che la democrazia e lo stato di diritto li vogliono come sono stati progettati.8

Poche migliaia di pseudogiornalisti non possono nulla contro decine di milioni di persone che tengono la barra dritta.

O no?

O no?

Purtroppo no. Durante la pаndæmìa abbiamo avuto un assaggio del potere di quelli dietro gli pseudogiornalisti. Abbiamo visto quanto sono abili ad usare paure e leve di vario tipo per metterci gli uni contro gli altri.

Abbiamo visto gli effetti del loro operare in Uкraïnα, Gеòrgιa e Rοmañìa. E prima ancora c’è storia più stagionata (ma forse anche più recente) che ci ricorda delle ingerenze yankee nel Sudamerica — e sono passati 50 anni: in 10 lustri, o mezzo secolo, di strada ne avranno fatta per migliorare le tecniche, adattarle ad altri contesti e altre epoche, e naturalmente per aumentare le possibilità di successo.

Sono professionisti, maestri, artisti che studiano da decenni e decenni le tecniche di controllo sia sulla scala sociale che su quella individuale — e l’individuo giusto nel posto chiave può essere determinante.

Gli pseudogiornalisti possono essere poche migliaia, ma i messaggi, che sono studiati con scienza e cinismo, vengono amplificati a dismisura dalla potenza di fuoco dei media belli.

Di fatto operano un lavaggio su cervelli ammorbiditi da altre operazioni, anche loro parte di questa guerra per conquistare le nostre menti. Non è una guerra che si possa vincere senza una lunga preparazione. Si parte da lontano e un passetto alla volta si ritagliano le tessere necessarie per formare il disegno desiderato e piano piano le si mette dove servono.

Purtroppo quando si arriva al punto in cui siamo le tessere sono già quasi tutte al loro posto.

L’innesco giusto può far iniziare la valanga che porta all’effetto che è l’obiettivo della lunga pianificazione.


  1. Che cos’è la propaganda? Secondo la Treccani in rete: Azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto. (Istruttivo, per quanto limitativo, leggere il resto). Ma con questa definizione è propaganda anche una campagna elettorale. E in effetti è così! Però popolarmente la parola propaganda viene usata in senso negativo, sottintendendo che chi la fa abbia lo scopo di ingannare in modo malevolo (e menzognero) per raggiungere i suoi scopi, che naturalmente sono, secondo gli avversari che lanciano l’accusa di «fare propaganda», turpi e in contrasto con quelli sani della fazione opposta — la quale, pur negandolo, sta già facendo propaganda nel momento in cui accusa gli altri di fare propaganda… Lì dove c’è propaganda ci sono ovviamente pulsioni in contrasto che diversi attori possono voler addomesticare per un obiettivo (o più). L’obiettivo è sempre nobile e buono nel giudizio di chi la fa e che nega di farla per dissociarsi dalle sue connotazioni negative; invece è sempre cattivo e pericoloso nel giudizio di chi nega di farla, di chi lancia ad altri l’accusa di farla, di chi sostiene che un certo gruppo (di cui si fa disinteressatamente difensore) la sta subendo.↩︎

  2. La coincidenza sinonimica tra «disinformazione russa» e «propaganda» conferma il fatto che l’idea popolarmente diffusa (propagandata!) è che la propaganda disinformi — fatto necessario e sufficiente per ritenerla cattiva. È difficile far passare l’idea che qualcosa che informa sia anche propaganda, ovvero che la propaganda non è necessariamente disinformazione. Al contrario, la migliore propaganda è quella che dice la verità e insiste su fatti noti o che si sa essere ritenuti tali, senza discussione, dalla stragrande maggioranza dei destinatari. Un esempio notevole nei nostri tempi: le email spillate durante le elezioni USA del 2016. “Naturalmente” propaganda russa. Ma in che consisteva di preciso tale propaganda? Nella pubblicazione di email vere, email che mostravano agli elettori cose vere che mettevano in cattiva luce i demonicratici (la Clinton e compagnia cantante). All’epoca formulai questo pensiero: io, se fossi stato un elettore propenso a votare quelli là, sarei stato grato se qualcuno mi avesse mostrato dei segreti che inquadravano la vera essenza di quelle persone e certe dinamiche interne di quella fazione — informazioni preziose per prendere una decisione alle urne! Ma il punto contestato che qualifica quella mossa come propaganda (nella sola accezione negativa) è proprio questo: la capacità di influire sulla mia scelta politica — aggravato dal fatto che quelle informazioni fossero state prese in modo criminale da soggetti esterni alla politica USA. Ma se ci pensate bene, tale propaganda ha informato, non disinformato: ha aumentato le informazioni in possesso dei cittadini, rendendoli elettori più consapevoli e consentendogli di fare una scelta più informata! Si potrebbe arrivare all’assurdo — ma neanche tanto — di dire che i cittadini dovrebbero favorire propaganda di questo tipo! Che il potere se ne voglia difendere, per avere il monopolio della propaganda, è normale. Che i cittadini condannino la condotta criminale con cui quelle email sono state prese, è pure normale (volendo). Che i cittadini, sapendo che si tratta di informazioni vere ma diffuse da agenti stranieri, cambino con un atto di volontà l’opinione che si sono fatti grazie a quelle informazioni, è insensato e illogico. Che un’istituzione annulli le elezioni ritenendo non validi i voti di coloro che si sono formati delle opinioni anche basandosi su quelle informazioni (nel caso specifico vere, ma è irrilevante), è un altro crimine: eversione dell’ordine democratico. Ed è quello che sta succedendo in Rømanιa.↩︎

  3. La propaganda della Casa Bianca in Italia, invece, è la benvenuta. Questo atteggiamento si ricollega a quanto scritto in un’altra nota: la propaganda, intesa sempre come cosa cattiva tipica dei malvagi, non viene usata dai buoni proprio in quanto sono buoni che non fanno disinformazione. Secondo l’idea popolare (promossa comunque anche da chi lotta per averne il monopolio) la propaganda è cattiva anche perché disinforma. Gli altri, i buoni, fanno informazione, che non è propaganda…↩︎

  4. Questa idea, anche se non espressa esplicitamente (ma facilmente deducibile e di sicuro spontaneamente dedotta dal nostro cervello, in modo consapevole o meno, a partire dall’esperienza e dalle osservazioni), è di fatto propaganda — quella dei buoni, cioè è la propaganda che non è 〈propaganda〉, quella che. ci insegnano. fanno i cattivi per traviarci. E noi ci dobbiamo dissociare (e ci vogliamo, anche, dissociare… giusto?) dai cattivi… A meno che non siamo finti buoni — allora saremo smascherati come cattivi e meriteremo la punizione che ci infliggeranno…↩︎

  5. Rimanendo nel nostro paese, visto che La Russia non è il mio nemico è in italiano e i cartelli sono comparsi in Italia, viene da aggiungere un’altra prova del fatto che ci sono forze, in Italia, che sono contro gli imprenditori. Questo perché, si potrebbe dire, c’è qualcuno che vuole tenere l’Italia in quello che una volta si sarebbe chiamato, con un po’ di altezzosità di origine coloniale, Terzo mondo.↩︎

  6. Il problema delle email del 2016, citato in altra nota, non poteva essere che fossero false o disinformazione in senso lato. Anche all’epoca si dovette mettere l’accento sul fatto che, a prescindere dal contenuto (chiaramente autentico e riportante «cose vere»), fossero state diffuse da russi o entità ricollegabili alla Russia.↩︎

  7. Non posso che enfatizzare che si tratta di una cosa spaventosa e pericolosa, molto più di quanto lo sia, secondo loro, la Russia.↩︎

  8. Non condivido questo ottimismo, memore delle porcherie (porcherie proprio sotto il profilo legale — facciamo finta di ignorare per un breve istante le porcherie contro l’etica) fatte durante il cøvιddo, e della mancanza di reazioni degne e massicce; cioè memore della disarmante passività mostrata dalla stragrande maggioranza delle persone. Forse idealmente «siamo di più noi». Ma di fatto, se non siamo più capaci di re-agire per realizzare ciò che vogliamo idealmente… Non serviamo a una mazza e non faremo cambiare direzione a questo treno impazzito. Quindi l’«o no?» non può che avere una risposta deprimente.↩︎

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