martedì 8 aprile 2014

La Lega alla conquista dell'Europa

Con l'aiuto “tecnico” di Claudio Borghi Aquilani la Lega fa proprie le idee antieuropeiste in un discorso più articolato del semplicistico basta euro, anche se il «nuovo slogan della Lega per le europee» è proprio quello.


Se mai la Lega è stata antieuropeista, non lo è stata di sicuro “nel modo giusto”, cioè secondo le linee guida dei circoli gravitanti intorno a Borghi, o Alberto Bagnai, o ad altri, che non siano però per esempio Paolo Barnard (Donald Duck, secondo Bagnai) con la “sua” MMT, o altri personaggi sgraditi, che nella loro eterodossia risultano essere non troppo ortodossi per gli intransigenti professori.

Salvini («Dal 2009 parlamentare europeo») faceva ragionamenti di questo tipo:
Padania pronta a uscire dall’Europa se entreranno a farne parte Kosovo e Turchia
Affermazione che fa sospettare che il problema per la Lega non fosse l'Europa, i suoi trattati, l'avanzata del neoliberismo e il suo attacco alla società e ai diritti, la perdita di sovranità monetaria ed economica, la vituperata moneta, punta dell'iceberg del problema, o qualunque altra ragionevole critica e accusa si possa fare a questa Europa politica e finanziaria.

Il problema per la Lega era chi ci sarebbe finito in questa Europa, e naturalmente la sovranità della “Padania”. Non c'è motivo di credere che questa non sia più la sua più alta, se non unica, priorità.

A distanza di cinque anni, con uno scenario politico nazionale decisamente mutato, la Lega (in Salvini) usa una diversa strategia: ripensa l'attacco all'Europa in modo più razionale e “alto”, facendosi affiancare dal su menzionato Borghi: una medaglia per il Gruppo Europeo di Progettazione.

Alla Lega il discorso interessa nella misura in cui interessa alla Padania e nella misura in cui si prendono più voti, pescando nei pozzi «sovranisti», «pseudosovranisti», «secessionisti», «beceri antieuropeisti».

Ci sarà pure da qualche parte qualche considerazione di base più umana, più democratica, più lungimirante, ad ispirare le loro azioni e il loro “nuovo” volto antieuropeo. Ma prima di tutto la Lega deve recuperare voti (mi pare che dei sondaggi la davano a un misero 4%).

Cavalcando questa battaglia nel modo giusto, spera di riguadagnare il terreno perso rispetto ad altre formazioni politiche. Ergendosi a interprete privilegiato (o meglio: finalmente illuminato) della “Giusta Via” per l'Europa, pizzica con il forcone celtico gli elettori dubbiosi di altri schieramenti, di cui vuole ovviamente lo speranzoso voto; solletica le fantasie dei «sovranisti» che non hanno capito e per questo osano avere posizioni diverse, e magari essere indulgenti nei confronti di un partito o di un movimento che, a detta di certi loro colleghi, non esprime nette posizioni sul tema; rastrella (o per lo meno ci prova) i voti di quelli che hanno una visione tanto limitata da non riuscire a fare una valutazione complessiva del quadro politico e socioeconomico — per quest'ultimo obiettivo, non devono mancare sprazzi di propaganda contro il nemico.

Si sono messi al riparo dalle critiche a cui non avrebbero saputo rispondere: ragazzi, c'è Borghi con la Lega! La loro posizione è quella giusta… Mica pretenderete di capirne di più? Mica pretenderete che ridurre il mondo alla sola dimensione economica sia riduttivo? Mica pretenderete che esistano modi (e tempi) diversi di raggiungere uno stesso obiettivo?

Chissà se alla fine la Lega ha accantonato la protesta contro l'entrata della Turchia nell'UE, oppure se in realtà il suo obiettivo vero non è niente altro che quello di poter controllare che in Europa non entrino stati a lei non graditi. Il problema è la “violazione” di sani “principi” economici (un ossimoro, per quel che è oggi l'economia), oppure qualche altro?

Inoltre: è Borghi che sta sfruttando la Lega, o è la Lega che sta sfruttando Borghi, o è una concertata e armoniosa sinergia?

Un giorno, forse, lo capiremo. 

Intanto, io non mi fido; né pongo fiducia in coloro i quali, secondo una lista di priorità in cui l'abbattimento dell'Europa (secondo la “Giusta Via”) è nettamente in cima a ogni altra cosa, sono disposti a lasciar «gestire la crisi» (dando voti, potere e legittimazione democratica) a un partito di cui non hanno mai condiviso né apprezzato né avallato alcun discorso politico, o quasi.

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