Ho sia Prime Video (Amazon) che Netflix.
Prime Video da un po’ ha introdotto la pubblicità .
Netflix da un po’ ha introdotto la possibilità di risparmiare accettando la pubblicità .
Dunque Prime Video fa pubblicità dell’offerta che mi permetterebbe, a fronte di qualche obolo in più, di non vedere più la pubblicità , cioè di tornare a come era prima che la introducessero.
Invece Netflix fa la pubblicità dell’offerta che mi permetterebbe, a fronte di un po’ di pubblicità , di risparmiare qualche obolo.
Due leve diverse e opposte: in un caso si è introdotto un fastidio e si offre di rimuoverlo con un aumento. Nell’altro caso si fa leva sull’“istinto” al risparmio, che magari qualcuno ritiene più importante del non doversi sciroppare della pubblicità .
Due approcci al marketing apparentemente opposti.
Personalmente la mia idea di servizi di streaming a pagamento è che non devono essere flagellati dalla pubblicità 1.
Quindi non apprezzo la mossa di Amazon, specialmente perché sono partiti senza. In pratica è come se avessero detto: vi facevamo pagare troppo poco. Ora dovete pagare di più. Poiché aumentare e basta può essere psicologicamente deludente al punto da causare qualche defezione di troppo, vi introduciamo un fastidio (la pubblicità ), a cui siete comunque abituati: la percepite come una necessità per supportare i costi, e quindi l’accettate come un fastidio necessario per poter pagare poco e avere il servizio che volete. Poi, eventualmente, potete decidere di pagare un po’ di più e compensare così quanto prendiamo dagli inserzionisti.2
Netflix, d’altra parte, ha diversi “piani” per le sue offerte e ne ha aggiunto un altro, quello con pubblicità , che permette di avere le stesse cose (ma infarcite da un po’ di pubblicità ) a prezzo inferiore. Questo mi sembra un approccio migliore, ma forse è stato possibile perché il prezzo iniziale era già “calibrato” meglio. Ovvero, mi sembra che la mossa di Amazon sia dettata dalla “necessità ” di aumentare il prezzo inizialmente tenuto troppo basso in proporzione ai servizi offerti.3
- Si tratta di beni accessori e superflui. In caso di difficoltà economiche, sono le prime cose ad andarsene.↩ 
- Calcoli difficili → scommesse tutte da studiare sulla base di dati. Ma c’è ampio margine di gioco, penso. Infatti gli inserzionisti, che sicuramente non pagano secondo contratti collettivi, possono ritenersi soddisfatti per una forchetta di utenze impattate piuttosto ampia. Ad Amazon non manca la base utenti: anche qualora molti dovessero scegliere di pagare un po’ di più (e quindi non potranno essere più il bersaglio della pubblicità ), i numeri di utenti in gioco sono tali per cui agli inserzionisti andrà ancora bene pagare quanto pagano. E se qualcuno dovesse smettere (in base ai contratti…) perché ci sono troppi bersagli in meno, vorrebbe comunque dire che Amazon riesce a compensare le loro fatture con questo corposo gruppo di nuovi utenti senza pubblicità . Forse forse ad Amazon, numeri alla mano, sanno benissimo di quanti utenti hanno bisogno per compensare un cliente inserzionista medio in meno; e l’obolo in più sarà stato calcolato tenendo conto di questo, altre questioni di marketing, e modelli di comportamento e predizioni statistiche. Suppongo che il mondo del giro di affari della pubblicità sia complesso — una complessità che i non addetti ai lavori non vedono — e quindi quanto ho scritto forse appare superficiale e addirittura sbagliato. Comunque, … Se fanno queste offerte, è chiaro che non temono di perdere inserzionisti e non hanno nemmeno bisogno di più soldi dagli utenti.↩ 
- Troppo alto, troppo basso… tutto relativo. Possiamo essere certi che queste aziende non falliranno per aver tenuto i prezzi troppo bassi. …↩ 

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