domenica 30 marzo 2014

Rivelazioni

Con l'avvicinarsi delle elezioni europee, sconcertanti rivelazioni! Forse non tutti sanno che… Vuoi sapere di più? Prosegui la lettura.

Il kebabbaro unto del Signore, filosofo della politica, che si cela dietro lo pseudonomo di Quit the Doner, per l'ennesima volta ci vuole regalare le sue perle di saggezza e ci fa dono della sua Rivelazione; lo fa dalle pagine del sito Linkiesta1.

Un prolisso pasticcio che, come accaduto per precedenti rivelazioni — a cui ho avuto già modo di accennare2 — crea il suo rumore mediatico.

Ma non è direttamente di questo che parlerò.

Sul blog di Grillo, nella rubrica (se così si può definire) Giornalista del giorno, compare il nostro eroe. L'articolo viene diffuso su twitter.

Un casus belli per tutti i guerrieri del cinguettio, che vantano tra le loro file l'anarchica psicologa Barbara Collevecchio. Che infatti contrattacca e coglie l'occasione per pubblicizzare le sue elucubrazioni sul tema propaganda:

Quasi in parallelo e non paga di ciò, fa pure i complimenti, pubblicamente e per la seconda volta, al nostro eroe

Tra le tecniche della propaganda c'è quella di creare il nemico e l'uso di potenti simboli per il popolo. Il nemico, eccolo servito, è Grillo; una rubrica in cui riporta —tramite citazione letterale— parole contro il movimento, diventa fatwa; parola scelta per via dell'unica accezione popolare da noi nota, grazie al fondamentalismo islamico e ai media diffusori di “cultura”, che accende ben precisi simboli di minaccia e paura. Creazione del nemico, populismo… Ci siamo, ecco altri goebbelliani, ma inconsapevoli, come direbbe Augias.

Le sviolinate proseguono: Mister Donnie suggerisce un'altra lettura di Quit, e alla Collevecchio viene in mente un articolo da lei scritto sul Fatto:

Torniamo al “meritato” complimento fatto dalla Collevecchio. È soprattutto interessante la parte finale, tanto che mi istiga un cinguettio:

L'affermazione della Collevecchio, «Che Grillo ti abbia messo alla gogna3 conferma», si può parafrasare così: il nemico ha parlato male di te, quindi sei un amico e perciò quel che fai e dici è per forza cosa buona, il che conferma la mia opinione.

Un modo di ragionare che fa sorridere per la sua fanciullezza: naturalmente il fatto che Grillo abbia messo alla “gogna” Quit the Doner non può confermare la ragione o il torto di nessuno. Il ragionamento della Collevecchio appartiene a schemi di pensiero autoconsistente: io penso che tu abbia scritto una cosa bella4, io penso che tutto ciò contro cui si scaglia Y deve essere cosa bella, Y si scaglia contro ciò che hai scritto, ergo ciò conferma che è una cosa bella.

Seguire questi schemi non conduce certamente ad alcuna illuminazione, non porta a nuova conoscenza, non spinge a profonde o superficiali riflessioni… e alla fine della giostra c'è il vuoto intellettuale. Ma gratificano l'ego, per così dire, e servono a confermare che si sta dalla parte giusta.

Ci sono dunque due fronti: su uno, la Collevecchio si complimenta con Quit the Doner per aver scritto quello che in fin dei conti pensa pure lei, anche perché non è questione di opinioni ma di Verità. Sull'altro, la paladina delle sue stesse convinzioni reagisce al tweet di Grillo per difendere Quit the Doner, perché non ha fatto altro che scrivere quella banale, ovvia, scontata Verità (con altrettanto ovvie e banali conseguenze).

Il fronte della reazione ha un proselito su cui spendo altre due parole:

Lo schema di pensiero grossomodo è questo: io penso da anni una cosa, ma chi sono io per pensare/dire ciò? Nessuno, quindi non la sbandiero ai quattro eventi — anche perché, quando l'ho fatto, non mi ha calcolato nessuno… Magari qualche dubbio sul fatto che ho ragione o meno ce l'ho… Poi però arriva un personaggio famoso, pubblico, che ha il suo seguito di pubblico e applausi, che dice quel che penso io: allora, deve essere vero ciò che penso! I dubbi, se c'erano, svaniscono; ma soprattutto, bisogna far sapere al mondo che io l'avevo pensato, ora che, avendolo pensato X, è qualcosa che è vero (perché X enuncia Verità).

Divagazione

Il soggetto controrisponde, ma poi cancella il tweet, il cui contenuto testuale era:

E' indubbio che Grillo abbia studiato la comunicazione di Hitlet e Mussolini. Parole sue.

Probabilmente l'ha cancellato perché ha scritto Hitlet invece che Hitler. O forse perché così gli sembra di aver confermato che il suo pensiero non era originale e che ripeteva a pappagallo qualcosa di noto? O forse perché aver studiato la comunicazione di Hitler e Mussolini (cosa che avranno fatto in molti tra coloro che si interessano all'argomento “comunicazione” tanto a livello accademico quanto professionale) non implica niente?

Rimarrà un mistero.

Ora, tornando all'altro fronte, quello di monologo diretto con l'account twitter di Grillo: Quit the Doner ha scritto la verità, dice la Collevecchio: «la tua [di Grillo] propaganda è uguale a quella di Goebbels»; segue link ad un suo articolo di rinforzo e reciproca convalida.

Il mio punto è semplice: seppur fosse, usare i meccanismi di propaganda che furono usati da X o da Y o da Z, non implica che chi li usa abbia stessi intenti, stessi obiettivi, stesse visioni politiche ecc. di X, Y o Z. È di nuovo la rampante e populista reductio ad Hitlerum, che ritorna e ritorna, dimostrando alla fine, a mio avviso, una bassa taratura intellettuale5 dei personaggi che sostengono tale tesi.

Come è chiaro dalle molte altre cose da lei scritte, il tweet della Collevecchio non vuole limitarsi ad una osservazione neutra sulle tecniche della propaganda del M5S; vuole completare l'equazione e sostenere due cose:

  • chi utilizza propaganda simile a quella usata da Goebbels è nazista (si tratta della reductio ad Hitlerum di cui sopra)
  • la propaganda stile Goebbels è tipica del M5S e di Grillo, che ne sono i massimi esponenti e propugnatori.

Lo scopo principale è creare questa associazione Grillo-fascismo M5S-nazismo6; alcuni motivi impliciti ho già cercato di delinearli nel pezzo Odifreddi reloaded (sezione “State lontani da loro”).

Applausi, cenni d'assenso, teste chine e silenziose, ad avallare tesi e ragionamenti frutto, alla fine dei conti, solo di altra propaganda, avversa, che si autocelebra, si autocompiace, si autovalida, si autoesalta. I buoi (che pensano di essere dei bei cavalli) che dicono cornuti ad altri buoi (che pensano di essere dei simpatici muletti). Se si scremano queste cose, da una delle due parti rimangono le ramificazioni di radici vecchie che arrivano giù, nel fondo del fondo sedimentato di equilibri di potere e interessi che devono essere preservati ad ogni costo e che, dopo anni e anni, sono riusciti ad iniettare nella cultura intellettualoide di massa (e fondamentalmente di sinistra) i semi necessari per proteggerla da minacce a quegli interessi o da qualunque cosa possa perturbare l'ordine stabilito delle cose.


  1. Ufficialmente una “testata giornalistica online”, attualmente in forte crisi.

  2. A proposito: per l'articolo che l'ha fatto diventare l'eroe degli antigrilloici ha vinto un premio, il Macchianera Award. Condivido parte delle riflessioni fatte da Ivan Carozzi riguardo questa vittoria.

  3. La gogna sarebbe questa: riportare (citare) una parte controversa, denigratoria, discutibile ecc. di un articolo (affermazione, discorso, ecc.), preceduto da piccola nota che conferma il contesto, che è quello di dissenso e rigetto della tesi espressa dal pezzo. Naturalmente completa la definizione il fatto che la citazione sia riportata in un ambiente ostile al contenuto della citazione medesima. Nel caso specifico la nota introduttiva recita: «Giornalista del giorno è Quit, de Linkiesta, che definisce il Movimento 5 Stelle una minaccia reale per la democrazia italiana». Con questa definizione si possono sicuramente trovare diverse gogne un po' per tutti, compreso Grillo e altri del M5S. Però sappiamo che le gogne fatte dalle Forze del Bene, avendo nobili intenti di Rivelazione, vanno accettate e compiaciute.

  4. Che è un po' come dire: hai scritto una cosa che, quando elaboro, non crea in me alcuna dissonanza cognitivaInoltre, qui l'assioma può essere ristretto e creare un circolo vizioso: è una cosa bella tutto ciò che va contro Y. Per la sua stessa natura, una cosa simile causerà una reazione di Y, ed ecco il cortocircuito.

  5. Lascio questo mio giudizio confinato nell'ambito dell'opinione e analisi politica, cioè nell'ambito dei particolari temi qui trattati. Nulla da dire, tout court e a priori, nei rispettivi ambiti professionali e su altri terreni specifici.

  6. Sebbene nazismo e fascismo siano cose ben distinte, a volte si usano come se fossero aspetti diversi di uno stesso fenomeno, o forse perché si ritiene che il M5S sia fascista e anche nazista (spesso nelle vignette che lo accusano di fascismo compaiono del svastiche naziste).

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