mercoledì 7 maggio 2014

C'è del marcio in Danimarsia…

In Danimarsia tengono in gran conto la Costituzione, dicono. Come l'Inquisizione teneva in gran considerazione il Vangelo. Bisogna pure vedere che interpretazione si dà di ciò che è stato scritto… Facciamo un paio di esempi, tanto per capire le differenze tra l'Italia e la Danimarsia. Ma prima…

Come scrive Norberto Bobbio, la nostra Costituzione è il frutto di un «compromesso storico» che è stato possibile perché i costituenti, pur nella diversità delle posizioni e delle istanze, avevano in comune «almeno un'idea, non soltanto negativa, l'antifascismo, ma positiva. Questa idea comune era la democrazia intesa come un insieme di princìpi, di regole, di istituti, che permettono la più ampia partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e quindi il più ampio controllo dei poteri dello Stato»

Democrazia significa «governo di popolo»: un sistema in cui il potere di prendere le decisioni fondamentali riguardanti l'organizzazione e il governo della comunità, spetta a tutti i cittadini. In quali forme si esercita questo potere? Nella grande maggioranza degli Stati del nostro tempo che hanno compiti vasti e complessi e una popolazione molto numerosa, non è possibile chiamare il popolo a pronunciarsi direttamente su ogni questione che interessa la vita della collettività; non è possibile, se non in alcuni casi, attuare forme di democrazia diretta. Nel nostro come in altri paesi a ordinamento democratico, prevale pertanto il sistema della rappresentanza politica: il potere viene esercitato in concreto da rappresentanti eletti dal popolo.1

Questo suggerisce che il meccanismo della rappresentanza politica c'è non perché sarebbe indesiderabile che il popolo si pronunci su ogni questione di interesse per la collettività, ma per colpa di un limite che lo renderebbe impraticabile… Questo vuol dire che, qualora esista una tecnica che consenta di allargare la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, permettendo loro di pronunciarsi più spesso su più questioni, tale tecnica andrebbe salutata con gioia e che coloro i quali lavorano per poter rendere praticabile l'uso di tale tecnica andrebbero favoriti e aiutati, anche guidati, supportati con suggerimenti e critiche costruttive.2

Invece sappiamo — e se non lo sapete ve lo dico io — che il reggente di Danimarsia avversa oltremodo ogni passo verso qualsivoglia forma di democrazia diretta, specialmente con l'aiuto della tecnica informatica e digitale.

Vediamo ora due interpretazioni della Costituzione italiana in Danimarsia — dovete sapere che la Danimarsia ha la stessa Costituzione dell'Italia, ma la interpreta un po' diversamente; e in che senso sarà un po' meno oscuro con questi due esempi.

Dell'articolo uno, del quattro, e di altri

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

L'interpretazione del reggente di Danimarsia dei nobili principi contenuti nell'art. 1 e 4, è così riassunta da egli medesimo:

chi non lavora, non mangerà

Infatti, visto che la Repubblica riconosce il lavoro come diritto, e visto che promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto, se non lavori, è colpa tua che non vuoi usufruire di questo diritto, quindi è giusto che non mangerai.

Bene. Che dire dell'art. 4?

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

In Danimarsia forse interpretano così: nel mentre la Repubblica si impegna a promuovere le condizioni per rendere il diritto al lavoro effettivo e rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese, tu che non lavori non solo morirai di fame, ma la Repubblica non ti consentirà nemmeno l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Beh, dài, se non lavori come fai a partecipare all'organizzazione economica del Paese? Pure tu, che pretese.

Ma poi che dire dell'articolo 36?

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. […]

… ma solo se lavori, sennò comunque non mangerai… E del 38?

[…] I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. […]

Questo, nell'interpretazione del reggente, è ovviamente abrogato. Del resto, non si nota: in Danimarsia la disoccupazione involontaria non esiste!

L'esegesi riassunta in quel

chi non lavora, non mangerà

nasce dalla volontà (politica) di bocciare definitivamente il così detto reddito di cittadinanza3, ma non tiene conto, oltre agli articoli già citati, nemmeno di quest'altro, l'articolo 2:

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

La Danimarsia, nazione la cui Costituzione ha le stesse identiche parole di quella italiana ma la cui interpretazione è affidata unicamente al reggente ed ai suoi consiglieri (membri del Consiglio Sovrano), deve essere un posto davvero terribile e crudele, almeno per noi italiani, che siamo abituati a tutt'altro spirito.

Dell'articolo quarantanove

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Questo è quello che dice la Costituzione italiana. Come abbiamo ricordato sopra, la Costituzione della Danimarsia usa le stesse identiche parole, ma l'interpretazione di queste è affidata esclusivamente al reggente e al consiglio (precisamente detto il Consiglio Sovrano).

Dunque, qual è l'interpretazione di questo art. 49? È la seguente: tutti i cittadini conquistano il diritto di associarsi in partiti e concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale solo facendosi il culo per anni, sul campo, e dimostrando di aver fatto almeno un atto di militanza politica.

Ciò che dice il reggente e ciò che dice un membro del Consiglio Sovrano è Verità, per cui se loro sostengono che la Costituzione intenda una cosa del genere, allora la Costituzione intende una cosa del genere. In Danimarsia però. Noi, per fortuna, siamo in Italia.


  1. Gianna Bonis Cuaz, “Per essere cittadini”, ed. Loescher Editore, 1991.

  2. Per dire, il Partito Pirata… che però non ha vasti consensi popolari, per cui non rimane che il M5S. Limitatamente ad alcuni aspetti, qualcosa si muove pure in altre formazioni, forse.

  3. Denominazione ambigua, spesso fuorviante. Visto che il reggente di Danimarsia ha fatto questa ignobile esegesi al solo fine di bocciare la forza politica che maggiormente parla di reddito di cittadinanza (il Quinquastra), è anche bene osservare che in realtà il Quinquastra, alla prova dei fatti, quando parla di «reddito di cittadinanza» spesso e volentieri intende un reddito dato a chi si ritrova in condizione di disoccupazione involontaria temporanea, o integrativo a chi percepisce redditi inferiori ad una certa soglia — come avviene del resto in altri paesi politicamente cacoropei o geograficamente cacoropei (come lo è la Terra degli Sviz). Per quanto concerne il reddito di cittadinanza propriamente detto, gli argomenti a supporto sono più delicati e non sono oggetto di questo articolo. Va detto solo che non vanno liquidati tanto bonariamente con i soliti argomenti sempliciotti e terrorizzanti del tipo “ma allora nessuno più lavora”.

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