venerdì 2 maggio 2014

Il significato non è negli “spazi”


Di recente sono venuto a conoscenza di questo piccolo inganno, di cui si parla sulla Wikipedia inglese (su quella in spagnolo, tedesco, danese, ecc.). In questo post però non voglio parlare della questione in termini politici, economici ecc.… Intanto ora, se non lo sapevate già prima, sapete che esiste sia il marchio di conformità europea, sia il marchio di China Export, quindi potete prestare attenzione… (Anche se su wikipedia spiegano che alcuni produttori cinesi sottopongono a scrutinio prodotti conformi per ottenere il marchio di conformità, poi però in produzione tolgono dei componenti per risparmiare e molto probabilmente rendono il prodotto non più conforme secondo quegli standard, ma il marchio resta…).

Volevo invece far notare che l'inganno (perfettamente legale, perché il marchio europeo non è un trademark, e perché comunque ci sono delle differenze riconoscibili) è basato sul fatto che non siamo avvezzi ad attribuire un significato alla distanza tra le lettere. Riconosciamo le due lettere C ed E, riconosciamo la distinguibile e specifica forma dei glifi (questa è uguale, o meglio: non ci sono differenze apprezzabili), ma non facciamo caso alla distanza tra i segni lungo l'asse orizzontale.

Intepretandola come una sigla, siamo inclini a decodificarla nello stesso modo, perché riconosciamo le due lettere (C ed E) e la loro “forma” particolare, ma tendiamo a non prendere in considerazione la spaziatura: questa non porta significato. Non lo porta nemmeno quando gli spazi sono usati per separare le parole: è solo un mezzo per facilitare la lettura e in certi casi per evitare ambiguità, ma non aggiunge, né toglie, significato. Per cui “secifosseunmotivo” non è molto leggibile, ma il significato è lo stesso di “se ci fosse un motivo”, e anche di “s e c i f o ss e u n m o t i v o” — c'è poi da dire che lo “spazio” ha dimensioni variabili in modo da permettere un'ottimale formattazione del testo.

Ancora più evidente quando leggiamo sigle e acronimi, che riconosciamo come tali. Per esempio, in “URSS” e "U R S S”, fuori dal contesto di un testo in cui ci aspettiamo un uso coerente e convenzionale della spaziatura tra le lettere e le parole, non scorgiamo differenze. Se i due sono accostati, siamo portati a paragonarli e a notare che nel secondo caso la distanza tra le singole lettere è maggiore, ma comunque non gli attribuiamo alcun significato. Ma se le leggiamo ciascuna indipendentemente dall'altra e in tempi diversi, nemmeno registriamo questa differenza, a meno che qualcuno o qualcosa non ci induca a richiamare alla memoria l'immagine esatta di quanto avevamo visto precedentemente.

In generale, se non parliamo di steganografia, non consideriamo la distanza delle lettere lungo l'asse orizzontale significativa. (Lo è invece lo spostamento verso l'alto o verso il basso rispetto alla comune linea di appoggio, infatti abbiamo in questo caso esponenti e deponenti, ovvero apici e pedici).

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